Il messinese ha restaurato le "Quattro Stagioni" di Arcimbolo e recentemente è apparso al fianco della ministra francese Dati per il check-up sulla Gioconda
PARIGI – Dalle “Quattro Stagioni” di Arcimboldo al check up annuale sulla Gioconda rilanciato dalla ministra della Cultura francese Rachida Dati sui propri canali. Il tutto passando però per centinaia di opere e di lavori in tutto il mondo, anche dall’altra parte del pianeta rispetto alla Messina in cui è nato e ha studiato, prima di andare via dopo il diploma. È questa la storia del restauratore messinese Roberto Merlo, che recentemente è apparso al fianco di Rachida Dati sul profilo Instagram della ministra. Ma oltre alla Gioconda c’è tanto (tantissimo) lavoro svolto in prima persona e in ogni parte del mondo (dagli Usa alla Cina, passando per Cambogia, Tunisia e mezza Europa).
Il viaggio di Roberto dopo il diploma
Roberto ha raccontato a Tempostretto di aver salutato lo Stretto dopo il diploma: “Ho studiato all’istituto d’arte a Messina. Poi ho cercato una scuola di restauro e le due più conosciute in Italia, a Roma e Firenze, a quell’epoca erano chiuse a causa di una legge che li ha costretti a riadattare i propri percorsi formativi. C’erano altre due scuole, a Torino e l’università di Urbino. Ho cominciato in quest’ultima i cinque anni di formazione. All’epoca c’era una triennale che faceva tutte le specializzazioni insieme, ma poi la legge è cambiata ed è diventata una magistrale di cinque anni con formazione unica: io ho scelto pittura e dipinti”.
L’arrivo a Parigi: “Dovevo starci un anno, ora ci vivo da 10”
Ma l’Italia è presto diventata stretta: “Poi la voglia di fare un’esperienza all’estero mi ha portato a Parigi. Dovevo restarci un anno, ora ci vivo da dieci. Il mio professore dell’epoca, Fabiano, mi ha indirizzato verso una dottoressa, Nicoletta, che lavorava con Cinzia Pasquali. Così ho cominciato a lavorare con lei. E ho lavorato su tantissime cose. Penso alla ‘Cancelleria di Orleans’, il cui cantiere è cominciato un anno e mezzo prima del mio arrivo. Parliamo di cinque stanze di un hotel particuliér (appartenuto a Filippo d’Orleans, ndr), distrutto all’inizio del ‘900. Tutti i decori sono stati conservati in un enorme hangar per 100 anni. Poi uno sponsor americano, il World Monuments Fund, ha deciso di investire per riabilitare questi decori e rimontarli in un nuovo palazzo che fosse dello stesso stile di quello dell’epoca. Quando nel 1920 circa smontarono i decori, smontarono tutto: dalle cornici ai tetti e ai pavimenti. Ci ho lavorato 10 anni al restauro, Cinzia 12. Ed è stato un lavoro enorme, compreso il rimontaggio. La Banca di Francia ha individuato all’epoca negli Archivi nazionali di Parigi il luogo in cui installarli. E ci siamo occupati di tutto noi, è stato un lavoro eccezionale”.
Le “Quattro Stagioni” di Arcimboldo
Ma il lavoro di Roberto Merlo lo ha anche portato a contatto con centinaia di opere in ogni parte del mondo. La più famosa? Il messinese non ha dubbi: “Sicuramente le ‘Quattro Stagioni’ di Arcimboldo. La cosa incredibile è che sul momento non ti rendi conto di cos’hai davanti, almeno per me è stato così. Sei sull’opera e la tratti come qualunque altra, ti concentri e ci lavori. Poi, dopo, pensi: ‘ammazza, erano le Quattro Stagioni’. Ma sul momento le guardi con un occhio che non ti permette di pensare che stai facendo qualcosa su un’opera incredibile. A lavoro concluso è un’emozione pazzesca. Parliamo dell’unica serie completa conservata di Arcimboldo, che si trova al Louvre, l’unica veramente integra a distanza di 500 anni”.
Un viaggio incredibile ancora in corso. L’avrebbe mai detto, Roberto, a 18 anni? “Ho sempre avuto la voglia di fare restauro ed era talmente tanta da aver fatto di tutto per lavorare in quest’ambito. Poi dal passare a farlo e basta al farlo a questi livelli, in musei incredibili in ogni parte del mondo… non c’avrei mai pensato, ecco. All’inizio cominci e basta, con umiltà, sacrificio, impegno. Poi ci sono tanti fattori. Anche gli incontri fanno la differenza. Per me il fatto di lavorare con Cinzia Pasquali che è la restauratrice di referenza al mondo è stato ed è fondamentale. Nessuno ha fatto quanto lei. Ha restaurato due Leonardi e la Galleria degli Specchi nella Reggia di Versailles, l’opera più famosa in Francia dopo la Gioconda. Lavorare con lei è stata una grande spinta”.
L’addio a Messina e il sogno
“Lasciare Messina? È stato un processo naturale – ha proseguito poi Merlo – avendo studiato fuori. Difficile, sì, soprattutto per gli affetti. Più per la famiglia che per altro perché i miei amici e colleghi in città sono andati quasi tutti via, chi in giro per l’Italia e chi in Europa”.
Infine il sogno: “Non lo saprei dire. Mi piacerebbe continuare a lavorare a questi livelli, non con un museo o un’opera specifica ma avendo sempre progetti così diversi. Ad esempio, tra poco ricominceremo un grande progetto in Cambogia, misto alla formazione. Abbiamo fatto tanto anche in Cina, a Shanghai, e a New York all’ambasciata. Continuare a viaggiare è un grande vantaggio di questo lavoro. Ecco desidererei continuare a fare questo, diversificando le opere e i posti. Se dovessi mai scegliere un’opera, sarebbe il San Sebastiano di Mantegna che si trova al Louvre”.