Da Messina alle cucine di tutta Europa: Gabriele De Domenico e il legame con la tradizione

Da Messina alle cucine di tutta Europa: Gabriele De Domenico e il legame con la tradizione

Giuseppe Fontana

Da Messina alle cucine di tutta Europa: Gabriele De Domenico e il legame con la tradizione

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domenica 07 Maggio 2023 - 08:48

Il giovane chef sogna di tornare: "Questa terra ha tanto da offrire". Intanto ha viaggiato e lavora per strutture a 5 stelle

A Messina ha studiato con la fondazione Albatros e all’istituto Antonello. Poi, dallo Stretto, ha praticamente girato l’Europa per toccare con mano il lavoro dei suoi sogni, dando sfogo alla propria passione e a tutta la sua creatività, alla ricerca del proprio posto nel mondo. Gabriele De Domenico oggi lavora in Liguria e vanta una carriera già lunga e ricca, nonostante sia sulla trentina. Di fatto ha iniziato la sua vita da chef a 14 anni, con un lungo percorso di formazione che poi l’ha portato ad eccellere, grazie a un passione che parte da lontano.

Come nasce la sua passione per la cucina

Metà della sua vita, quindi, l’ha passata ai fornelli. “La passione per la cucina nasce tramite mio padre – racconta Gabriele – che era un grande cuoco. Non lo faceva per mestiere, ma per passione, grazie a quanto gli aveva insegnato mia nonna. E io stesso ho imparato da lei: penso a quando a 6 anni sbucciavo con lei i fagiolini o le fave. Poi guardavo mio padre fare le braciole, ad esempio. Io ci tengo molto alle tradizioni e tento di trasmettere sempre le eccellenze messinesi, anche arancini, braciole, focaccia e tanto altro. Sono entrato a scuola a 14 anni, a 15 ho fatto lo stagista a Letojanni ed è stata la mia prima esperienza. Poi ho lavorato in un ristorantino a Messina, dove facevo le fritture di pesce”.

Gabriele ha girato l’Europa

“A 19 anni sono partito e sono andato in Olanda – continua lo chef – e ci sono stato 2 anni. Ho iniziato la mia gavetta gestendo le colazioni di un hotel, poi sono passato a un 4 stelle, dove sezionavo carne e pesce. Sono tornato in Italia e ho lavorato al Belmond Villa Sant’Andrea a Taormina. Ci sono stato per tre stagioni estive, mentre in inverno lavoravo a Saint Moritz. Poi, però, è arrivato il Covid. Questo mi ha riportato a Messina, ma quando sono ripartito ho fatto il Sous Chef a Courmayer, poi in Sardegna e infine in Liguria, per un’azienda che si occupa di grandi ristoranti o alberghi, location di lusso, dalle 5 stelle in su”.

La sua storia: “Ho perso mia madre a 17 anni”

Un lunghissimo giro, ricco di esperienze, partito da Messina: “Se una persona ama questo lavoro deve saper fare sacrifici e si deve applicare. Ci vuole amore, passione, rispetto per la materia prima e per il cibo, ma anche umiltà. Bisogna rispettare le tradizioni ed esportarle all’estero. La nostra cucina fa invidia al mondo, la Sicilia è ammirata per ogni aspetto lontano da qui. Quindi questa mia formazione mi ha aiutato”. Ma Gabriele ha anche una storia personale particolare alle spalle: “All’età di 17 anni ho perso mia madre. Lei mi diceva sempre di fare ciò che volevo, di essere sicuro e di non mollare. Mio padre se n’è invece andato nel 2017 e per anni è stato con me molto duro, ma mi ha spronato a fare di più. Gli ho dato la dimostrazione, partendo e andando all’estero, che potevo realizzarmi e ne è stato molto felice”.

L’amore per Messina: “Il mio sogno è tornare e avere il mio ristorante”

Tutto questo, però, lo ha costretto a lasciare la sua terra in cerca di qualcosa di diverso: “Per la mia situazione personale sono stato quasi costretto a partire perché l’Italia non è un Paese facilissimo nel mio settore. Vorrei però tornare a Messina. Sono convinto che sia una terra che può dare tante. Ci sono tanti problemi, questo sì, ma mi manca tanto. Il mio sogno è aprire il mio locale, il mio ristorante, in cui cucinare i piatti della tradizione, mantenendo qualità e materia prima, ma rielaborandoli in maniera elaborata, dando sfogo alla fantasia”.

L’amore per Messina si riflette anche nel messaggio ai giovani: “Dico loro che chi ama questo lavoro e chi si mette in gioco deve avere spirito di sacrificio, amore e rispetto verso la materia prima e il cibo”.

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