Il giovane messinese parla del legame con la propria terra, ma anche del percorso che l'ha portato a realizzare un piccolo sogno
VENEZIA – Si chiama Daniele D’Agostino, è messinese, e recentemente ha ricevuto, grazie alla sua opera “Venezia forma urbis” un importante riconoscimento che l’ha portato alla ribalta alla Biennale di Architettura di Venezia. L’artista, emozionato, ringrazia “mio padre e mia madre per avermi dato l’opportunità di aiutarmi a fare tutto ciò” e racconta a Tempostretto la sua storia, com’è arrivato a Venezia e da dov’è partito, a Messina, terra che porta dentro al cuore.
Daniele: “Non avrei mai pensato di ricevere questo premio”
“Mi sembra ieri che passeggiavo per le strade del mio quartiere, Provinciale – racconta emozionato Daniele -. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stato premiato alla Biennale di Architettura di Venezia. In più dopo aver conseguito la laurea magistrale all’accademia di belle arti di Venezia, ricevere questo premio è stato speciale. Durante la premiazione erano presenti il sindaco della città, la direttrice di Ca’ Pesaro, la curatrice degli anni passati del padiglione Venezia e il presidente dell’Accademia di belle arti di Venezia; quest’ultimo mi ha consegnato il premio”.
Com’è nata la sua passione per l’arte è presto detto: “Tutto nasce da un foglio e una matita, o meglio.
Ero affascinato da tutto ciò che riguardasse la cultura hip hop da piccolo, nello specifico vedevo questi disegni lungo la passeggiata di Messina ogni volta che andavo verso Pace da mia nonna ma anche questi disegni con tutti i bricks di sfondo che la gente chiamava volgarmente ‘murales’. Ho preso carta e foglio, per anni mi sono esercitato a disegnare, fino a quando non mi sono sentito pronto per provare su un muro, gli anni passavano ed io mi appassionavo sempre di più per tutto ciò che riguardasse il mondo dell’Arte, il quale arricchiva sempre di più il mio linguaggio espressivo”.
“Il linguaggio pittorico espressione della sensibilità”
Dietro l’arte c’è sempre un messaggio. Daniele spiega anche cosa vuole trasmettere: “Il linguaggio pittorico parte dalla figurazione di oggetti e sentimenti, le campiture cromatiche che ne derivano superano i riferimenti ed i limiti del mondo tangibile. Un linguaggio che è espressione della sensibilità presente nella materia. La ricerca di non interferire con l’ambiente circostante, ma di dialogare attivamente diventando parte integrante. L’eleganza, la coesione del colore, narra l’osservazione diretta e la riflessione. La descrizione di idee, emozioni, oggetti e paesaggi invita interpretazioni libere, guida gli spettatori a godere dell’assenza di oggetti, piuttosto che della loro rappresentazione realistica, si apre uno spettro più ampio di significati possibili, la convivenza di più storie contemporaneamente, dalle quali si può considerare ognuna di queste come piccole opere nel suo insieme, una dialettica attiva e costruttiva di interazione dinamica.
Il legame con Messina
Poi un pensiero a Messina e al legame con lo Stretto: “Per me è sempre casa mia, ci sono nato e cresciuto. Non c’è niente al mondo che mi possa fare stare bene e sereno come Messina. Ogni volta che si presenta l’occasione cerco sempre di scendere. Sono contento di vedere che a poco a poco la città si sta sistemando sempre di più. Spero con il tempo di poter dare il mio contributo progressivamente, sviluppando iniziative collegate al mondo della street art e sensibilizzando di più la gente al mondo dell’arte. Messina vive inconsciamente in ogni mia scelta di colore e forma. La mia città di origine è stata la prima fonte di immaginazione per la mia espressione”.
Il sogno di Daniele
Infine, il sogno. Dove vuole arrivare Daniele? A “dipingere e viaggiare per tutto il mondo, comunicare tramite le mie forme e colori, rendere le superfici pubbliche un luogo di incontro tra l’arte e le persone, senza alcun tipo di barriere ideologiche culturali o sociali”.