Niente contanti per canoni locazione. Messina tra i 23 Comuni con l'Imu più alta per case affittate

Niente contanti per canoni locazione. Messina tra i 23 Comuni con l’Imu più alta per case affittate

Niente contanti per canoni locazione. Messina tra i 23 Comuni con l’Imu più alta per case affittate

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martedì 17 Dicembre 2013 - 10:58

Anche un affitto di valore bassissimo, dovrà passare per un bonifico o altro mezzo tracciabile. Unica eccezione, gli «alloggi di edilizia residenziale pubblica». Per i contratti a canone agevolato, solo 27 Comuni su 117 hanno deciso hanno previste aliquote Imu più basse. 23 Comune, invece, tra i quali Messina, hanno previsto l'aliquota massima. Le critiche di Confedilizia

E’ la nuova misura introdotta nell’ambito del disegno di legge di stabilità, grazie ad un emendamento approvato dal governo con cui si stabilisce che dal 1° gennaio prossimo il canone di locazione non potrà essere pagato in contanti, ma solo con mezzi tracciabili; e ciò, anche ai fini dell’ottenimento delle agevolazioni e detrazioni fiscali da parte del locatore e del conduttore.

Tanto per intenderci, anche un affitto di valore bassissimo, dovrà passare per un bonifico o altro mezzo tracciabile. Unica eccezione, gli «alloggi di edilizia residenziale pubblica». Inoltre, per assicurare il contrasto all’evasione fiscale, è stata riconosciuta ai Comuni un’attività di monitoraggio in relazione ai contratti di locazione, anche tramite l’utilizzo del registro di anagrafe condominiale (che, come noto, già prevede che vi siano indicati gli eventuali conduttori e di cui – si ritiene, ad una prima lettura della norma – i Comuni potranno con il prossimo anno chiedere l’esibizione).

Sempre più incalzante, quindi, la lente d’ingrandimento dello stato italiano nell’ambito delle attività e dei rapporti tra cittadini.

Tra l’altro solo 27 Comuni capoluogo di provincia su 117 – poco meno del 23 per cento – hanno stabilito per il 2013 un’aliquota per i contratti di locazione abitativa “concordati” (tecnicamente – secondo l’esatta dizione di legge – “contratti agevolati”), inferiore alla misura base del 7,6 per mille. Le aliquote fissate dai pochiComuni “virtuosi”, infatti, arrivano al 4 per mille solo in 7 casi (Bari, Cuneo, Massa, Piacenza, Pisa, Sassari e Vicenza).

Negli altri 90 Comuni capoluogo di provincia, l’aliquota applicabile alle case affittate a canone più basso rispetto a quello di mercato è pari o superiore all’aliquota base del 7,6 per mille e – in ben 23 casi, Messina compresa – addirittura nella misura massima del 10,6 per mille.

“I dati si commentano da soli – ha dichiarato Il presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani -. Ma il Parlamento, intanto, pensa solo ad inventarsi ulteriori aggravi burocratici a carico anche dei proprietari onesti, e cioè della stragrande maggioranza dei casi, come la scoperta di obbligare al pagamento dei canoni solo a mezzo delle banche, i cui costi – tra l’altro – ricadono proprio a carico specialmente degli inquilini più deboli, come immigrati e anziani. I Comuni, dal canto loro, mentre gridano all’emergenza abitativa per chiedere ulteriori soldi e pur avanti uno sfitto involontario dilagante per di più inverecondamente supertassato, preferiscono alloggiare i senzatetto in albergo piuttosto che rinunciare alla cassa facile dell’Imu e applicare aliquote più basse per i locatori che hanno accettato di affittare a canone calmierato rispetto a quello di mercato. E’ difficile trovare casi più gravi di incoerenza e di cattiva spesa del pubblico denaro, sottratto a contribuenti in sempre maggiori difficoltà”.

Un commento

  1. Sicuramente questo emendamento introdotto sarà un valido strumento ai fini della tracciabilità dei flussi finanziari inerenti i contratti di locazione anche se potrebbe presentare qualche serio problema di coordinamento con la normativa che prevede l’utilizzo dei contanti per l’importo fino a € 999,99.

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