Il ballerino e coreografo descrive le sue esperienze. E spiega anche come i disturbi alimentari siano frequenti nel mondo della danza
Una passione, quella della danza, che lo accompagna sin da ragazzino. La passione è quella del messinese Mirko Mangano, ballerino classico diplomato al Teatro dell’Opera di Roma, oggi anche coreografo di vari eventi d’Italia. Una passione nata a seguito di un noto programma televisivo e che ha iniziato a praticare da quando aveva circa 13 anni. “Sin da piccolissimo ho avuto un’attrazione verso la musica e il mondo dell’intrattenimento in generale. Poi crescendo, guardando i vari programmi televisivi, mi sono avvicinato alla danza. Effettivamente ho iniziato tardi perché per intraprendere questo percorso in maniera professionale solitamente si inizia tra i 4 e 5 anni”, racconta.
“Fu subito amore”
Racconta il ballerino: “Ho iniziato con la danza moderna, quella che vedevo sempre in televisione. La mia insegnante dell’epoca, però, mi disse che secondo lei avrei dovuto intraprendere un percorso classico perché vedeva in me del potenziale. Mi convinse. Così, quando iniziai a seguire lezioni di danza classica, fu subito amore. Sempre la mia ex insegnante mi propose di fare un’audizione, inizialmente per l’Accademia Nazionale di Danza. Ovviamente accettai con grande entusiasmo. Partecipai all’audizione e venni ammesso. Dal momento che mi trovavo già a Roma, venni a sapere che era stato pubblicato anche il bando per l’audizione all’accademia di danza Teatro dell’Opera di Roma. Inizialmente ero molto riluttante all’idea di provarci: non mi sentivo pronto. Entrare in un ente lirico rappresentava un cambiamento significativo perché, una volta che entri in un teatro, la tua vita diventa il balletto. Avevo 16 anni. Certo, non fu facile staccarmi dai miei affetti e dalle abitudini che avevo fino ad allora. Ma appena arrivai a Roma, sia la città, sia l’ambiente del teatro mi fecero sentire accolto, come in una famiglia. Nel 2007 Messina mi fece una sorpresa: un anno dopo il mio ingresso all’Opera mi venne assegnato il premio Giomi. Questo riconoscimento, consegnato dal sindaco, veniva dato a una persona che, negli anni recenti, aveva dato lustro artistico alla città. Ed ero stato scelto io. Per me un onore”.
“Molti ballerini hanno sviluppato disturbi alimentari”
Una professione che ha sempre avuto la fortuna di essere vissuta piuttosto serenamente, nonostante nasconda numerose piaghe, estremamente dannose per la salute mentale ma che oggi si tende a parlarne maggiormente. E spiega: “È stato, senza dubbio, il periodo più bello della mia vita. Finalmente avevo scoperto un mondo che mi apparteneva. Purtroppo, non posso dire lo stesso per molti dei miei colleghi. Spesso, nel nostro mondo dell’intrattenimento e, soprattutto, del balletto classico, c’è una competizione che definirei spietata. Nel balletto di repertorio – le ballerine in particolare – e anche i ballerini, devono avere caratteristiche fisiche davvero particolari. Per riuscire a realizzare il proprio sogno di diventare professionisti in questo settore specifico, molti hanno sviluppato disturbi alimentari. Non è che vogliamo essere così magri. Siamo stati abituati in modo profondamente sbagliato a questo standard. Alle audizioni dei teatri il primo step non è mai la performance, ma quello di salire sulla bilancia. Bisogna presentarsi in intimo, essere pesati e solo se si rientra nei parametri stabiliti si può accedere alla sala per fare l’audizione. Questo crea una pressione enorme, rendendo normale il pensiero devo dimagrire, altrimenti non passo. Potrebbe sembrare scioccante, ma questa è la realtà”.
“Alcuni colleghi erano stati ricoverati”
Aggiunge l’artista. “Ho visto colleghi e compagni mangiare soltanto mezza busta d’insalata al giorno o una mela e anch’io, per un periodo, sono caduto in questo circolo vizioso. Anche io mangiavo solo un frutto al giorno, fino a quando, crescendo, ho capito quanto fosse sbagliato. Ho imparato che si può mantenere un corpo allenato anche mangiando in modo sano e normale. Purtroppo, però, altri colleghi non ce l’hanno fatta. Alcuni sono stati ricoverati. Ricordo una ragazza che fu portata via in ambulanza durante una lezione. Eravamo immersi in quel mondo e, come dicevo, non avevamo una vita al di fuori della danza. Per noi era normale. Solo crescendo, e lavorando anche all’estero, ho acquisito consapevolezza e ho compreso quanto ciò che vivevo da allievo fosse profondamente sbagliato. Eppure, allora, non ci toccava. Era normale che qualcuno venisse bocciato, cacciato, o si sentisse male per il peso. Persino il vomitare tra una lezione e l’altra era accettato come parte della quotidianità. Anzi, ciò che ci sembrava strano era che non ci fossero conseguenze per chi aveva anche solo un chilo di troppo”.
“La mia scelta fu influenzata anche dall’età”
Continua Mirko Mangano: “Quando finii gli ultimi esami e mi diplomai feci due audizioni: una per la compagnia del Teatro dell’Opera di Roma e una per la compagnia del Balletto di Toscana. Fortunatamente venni preso in entrambe. Quell’anno avevo anche fatto l’audizione al programma televisivo per il quale avevo proprio iniziato la danza. Superai tutte le audizioni, ma venni scartato all’ultimo. Sempre quell’anno venni chiamato per partecipare, con il compito di sostituire un allievo che si era infortunato, però era già il serale. Rifiutai perché in quel momento avevo altri lavori e, sinceramente, lasciare impieghi più duraturi per partecipare a sole due puntate mi sembrava una scelta troppo rischiosa. A oggi, però, dico che probabilmente avrei dovuto provarci. Ero giovanissimo, maggiorenne da poco e probabilmente la mia scelta fu influenzata anche dall’età. Forse scattò anche una questione di orgoglio perché, in un certo senso, mi ero sentito rifiutato all’inizio. Alla fine decisi di lavorare con la compagnia del teatro, dove feci una stagione sotto la direzione di Carla Fracci”.
“Esperienze più grandi di me. Sono grato per questo”
Esperienze, quelle successive, che lo vedranno lavorare per diverse tournée internazionali. Prosegue: “Partecipai a un’audizione importante, pur senza aspettative, dato che ero molto giovane. Avevo meno di vent’anni ed ero in competizione con ballerini più esperti. Durante l’audizione mi trovai davanti Gianni Quaranta, noto regista vincitore di un premio Oscar e il coreografo Gino Landi, celebre per i suoi lavori televisivi. Nonostante tutto, l’audizione andò molto bene e venni selezionato per una grande produzione italo-coreana. Quando andai a firmare il contratto scoprii lì che le colonne sonore e l’orchestra erano di Ennio Morricone. E l’orchestra veniva suonata ovviamente dal vivo, come ogni teatro, proprio dallo stesso Ennio Morricone. La tournée era a Seoul, in Corea. Un’esperienza indimenticabile. Poi partecipai anche ad una tournée della Carmen nel repertorio lirico. Fu un grande successo, con articoli di giornale persino sul New York Times. Ci esibimmo alla Royal Opera House di Muscat, in Oman. Ho avuto anche l’onore di lavorare per Paolo Sorrentino lo stesso anno in cui vinse l’Oscar. La casa di moda Missoni aveva scelto proprio il famoso regista per curarne lo spot. E io ne feci parte. Inoltre, ho collaborato anche per un film italo-iraniano su Netflix. Ho avuto davvero la fortuna di fare esperienze più grandi di me, e sono grato per questo”.
E il consiglio ai giovani: “Credete sempre nei vostri sogni e non arrendetevi mai davanti ai no. Con impegno, passione e dedizione, i risultati arrivano. Abbiate fiducia in voi stessi”.