Dalla PlayStation ai videogame di oggi: la storia del gamer e streamer Claudio Favorito

Dalla PlayStation ai videogame di oggi: la storia del gamer e streamer Claudio Favorito

Giuseppe Fontana

Dalla PlayStation ai videogame di oggi: la storia del gamer e streamer Claudio Favorito

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domenica 24 Novembre 2024 - 08:06

Il messinese ha raccontato il proprio percorso dagli anni '90 a oggi: "I videogiochi sono una forma d'arte. Violenza? Ci sono i regolamenti"

MESSINA – Da Tetris e Pac Man, passando per Super Mario fino a esperienze ludiche in grado di proiettarti in mondi 3D ad altissima definizione, come all’interno di un film. I videogame sono cambiati parecchio nel corso degli ultimi decenni e con essi anche il panorama dei videogiocatori. Oggi si parla di gamer, content creator e streamer, si gioca on line e ci si collega con ogni parte del mondo, mostrando le proprie partite su social come YouTube o Twitch. E Messina non è da meno. A parlarne e raccontare la propria esperienza a Tempostretto è stato Claudio Favorito, fondatore del sito GameHQItalia.

Super Nintendo e Play Station

Claudio ha spiegato come è arrivato al mondo dei videogame: “Diventare un gamer è stato piuttosto semplice dal mio punto di vista. Ho iniziato negli anni ’90, prima con il Super Nintendo. Ma la passione vera è arrivata con la Play Station. Giocavo coi miei fratelli, i miei cugini, è stato un momento di aggregazione che è diventato via via qualcosa di più grande. Però bisogna fare una distinzione perché quando si parla di videogiochi si pensa sempre ai giochi un po’ datati, magari che hanno fatto la storia, come Tetris o Pac Man. Non c’è nulla di sbagliato nel giocarci, ma li considero un passatempo rispetto a una esperienza di intrattenimento più complessa come quelli di adesso”.

“Nel mio caso specifico – ha spiegato il gamer – più che essere un videogiocatore semplice sono un content creator, un intrattenitore che ha un interesse in questo settore. Sono un videogiocatore che esplora il settore a 360 gradi. Mi occupo anche delle case di sviluppo, ad esempio, di come nascono i videogame. Ho anche creato nel 2008 un piccolo progetto che è un sito, Game HQ Italia, sul quale dico la mia sui videogame di ultima generazione, i più famosi ma anche quelli meno conosciuti. Con recensioni e anteprime. I videogiochi adesso avvicinano i ragazzi, prima stavamo seduti accanto ad amici e fratelli o cugini passandoci al game pad. Oggi ci si fa compagnia online. Io personalmente ho conosciuto tantissimi amici grazie ai videogame. Ma c’è anche chi si è sposato dopo essersi conosciuto così”.

Claudio Favorito: “I videogame una forma d’arte”

Ma com’è cambiato il panorama dei videogame nel corso dell’ultimo trentennio? Claudio ha spiegato: “I videogiochi sono adesso una forma d’arte. Lo erano anche prima, alle origini, ma negli ultimi anni sono diventati uno strumento di apprendimento. Tanto che alcuni titoli affrontano tematiche importanti, che sensibilizzano i giovani su temi fondamentali. Chi non fa parte di questo mondo spesso non si rende conto e non può saperlo. Ma dal periodo Play Station a oggi c’è stato un salto enorme dal punto di vista della narrazione. Oggi c’è una linea sottile tra videogame e cinema, per intenderci. I titoli si avvicinano molto alle pellicole che vediamo al cinema o in tv. E ci sono anche casi contrari, come The Last of Us che è diventato una serie tv molto fedele al videogame”.

Videogiochi violenti e regolamenti

C’è stato o c’è ancora un messaggio sbagliato intorno ai videogame, spesso associati, ad esempio, alla violenza? Per Claudio “spesso questa informazione sbagliata è stata data dalle testate giornalistiche nazionali. Esce un nuovo Grand Theft Auto e qualcuno dice che fa impazzire i ragazzini che fanno le stragi in giro. Ogni cosa nella vita se abusata fa male e anche per i videogiochi è così. Vale per un alimento che mangi in eccesso, vale con tutto. Ma non è che se uno guarda Don Matteo per una settimana di fila diventa un prete, perché deve funzionare sempre al contrario invece? Non viene detta un’altra cosa importante però: ci sono videogiochi violenti ma ci sono anche degli accorgimenti. Questi giochi in cui toccano questi temi, magari ci sono parolacce o droga, hanno un regolamento che si chiama Pegi. E chi acquista deve tenerne conto, perché è tutto scritto sulla scatola del gioco. Non puoi comprare o regalare da cieco un videogame e darlo a un bambino di 5 anni senza considerare i contenuti. Lì ti stai assumendo tu la responsabilità. Il regolamento c’è apposta e chi acquista deve soltanto leggere i simboli e le copertine dei giochi. Tu sai cosa stai acquistando”.

Il panorama messinese

Infine, il territorio. Messina e la Sicilia sono “indietro” o le nuove tecnologie permettono di ridurre la distanza con il resto del mondo? Claudio ha concluso: “Messina ha altri content creator e streamer piuttosto in gamba, ragazze e ragazzi molto capaci. Essere uno streamer non è complicato, visti gli strumenti moderni che ti permettono di raggiungere ogni parte del mondo. Il mio pubblico non è messinese, ma sta al nord o fuori dall’Italia. In città però è complicato far sentire la propria voce perché questo lavoro non viene molto messo in risalto o preso in considerazione, se non in eventi specifici. Secondo me bisognerebbe concentrare un po’ di più l’attenzione su questo aspetto, far conoscere il settore e far partecipare gli esperti che sanno come guidare le nuove generazioni, ma anche i più grandi e chi sta più lontano da questo mondo. Buone le iniziative che ci sono state fin qui ma si potrebbe fare di più”.

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