I bandi del Comune, il ruolo della Fin, i risvolti legati alla sicurezza della spiaggia. Tutto quel che c'è da sapere dopo la tragedia del Ringo
MESSINA – Adboulay Fane aveva 22 anni. Ha attraversato terra, mare e pericoli per arrivare in Italia dalla Costa d’Avorio, in cerca di un futuro. Quando ha fatto il bagno in mare soltanto alla ricerca di spensieratezza ha trovato la morte.
Il ragazzo era a Messina da poche settimane e ieri ha voluto di fare il bagno insieme ad altri due coetanei come lui ospitati in un centro di prima accoglienza. Hanno scelto il Ringo, la spiaggia di centro città restituita ai messinesi dall’amministrazione Basile che ha “inaugurato” con orgoglio il nuovo lungomare.
Il giovane non è riuscito a tornare a riva, in difficoltà anche i suoi due amici che però si sono salvati. Quando è stato lanciato l’allarme erano le 15. Dopo ore di disperate ricerche, il suo corpo è stato recuperato senza vita a tarda notte, a 50 metri dalla riva, nello stesso specchio d’acqua in cui si era immerso.
Di là delle cause specifiche della tragedia, la storia di Adboulay Fane ripropone diversi interrogativi. Una città con 56 km di spiagge, libere per la gran parte, può permettersi soltanto 2 bagnini in forza al Comune?
E i bagnini?
Tante sono, infatti, spiegano da Palazzo Zanca, le unità destinate al salvamento sui litorali cittadini, uno impiegato a Santa Margherita e uno di postazione a Torre Faro. Sono andati deserti infatti i due bandi varati dal Municipio, sia nel 2022 che nel 2023, fanno sapere. Per questo, si ripromette l’amministrazione Basile, sarà incentivata la collaborazione con le società di nuoto, la Federazione in particolare e le piscine comunali, così da poter coprire quanto più litorale possibile.
I bandi andati deserti
I bandi sono rivolti alle società. In Italia ne esistono soltanto due in grado di fornire il servizio e quella che ha risposto a Palazzo Zanca ha messo a disposizione soltanto due bagnini. Poi c’è la Federazione, che negli anni ha formato diversi assistenti bagnanti, sia per piscine che per il mare. La maggior parte di loro hanno trovato lavoro presso i privati.
In questo caso i bagnini dopo il corso di formazione devono sostenere apposito esame di prova e abilitazione in Capitaneria. Una trafila che, nelle tempistiche, almeno per questo anno, non si è allineata alle tempistiche del bando di Palazzo Zanca. Un maggior coinvolgimento, informazione e coordinamento tra Federazione Italiana Nuoto sembra quindi essenziale, se Messina vuole dotarsi di personale destinato a rendere più sicuro quello che l’Amministrazione ha più volte indicato come una risorsa da valorizzare, ovvero il litorale pubblico.
Al Ringo si può nuotare?
Seconda riflessione, quella sulla maggior tutela che sarebbe servita per la spiaggia del Ringo. Perché come tutti gli uomini di mare sanno nei pressi dei porti e degli attracchi delle navi la balneazione è molto pericolosa. Il movimento delle navi, i sistemi di carico e scarico etc rendono il fondale non regolare e le correnti difficilmente gestibili.
L’Ordinanza della Capitaneria
E’ per questo che nei pressi dei porti di ogni genere la balneazione è vietata. E a Messina? L’ordinanza 47/2022 della Capitaneria di Porto all’articolo 7 vieta ai bagnanti di entrare in acqua a meno di 100 metri dalle imboccature dei porti e nelle aree interessate dal passaggio delle navi in generale, a 500 metri dalle navi militari e 200 da quelle mercantili, a 50 metri dalle boe e segnalazioni di vario genere. E’ a carico dei privati e degli enti concessori il compito di segnalare chiaramente il divieto di balneazione.
Il cartello di divieto c’è, è stato aggiornato e collocato dal Comune all’inizio – venendo dal centro, dell’area del lungomare “liberato” e indica come divieto fino a quasi un chilometro, tornando verso il centro città.
Per quel che riguarda l’area della battigia “liberata”, il divieto di balneabilità è stato revocato con Ordinanza del Comune dopo cinque anni di stop la scorsa primavera. A dare l’ok l’Asp, dopo i controlli legati quindi alla salubrità delle acque. Le motivazioni stanno alla base del divieto della Capitaneria, di là del rispetto formale dei requisiti, testimoniano però che una maggior attenzione alla sicurezza del lungomare va prestata, visto che quelle condizioni di base non sono cambiate.
Sarebbe utile segnalare con idonei cartelli in varie lingue compreso l’arabo che nello stretto le correnti sono pericolose. Molti che non sono di qui credono di fare il bagno come a Riccione. Non è così.
Serve creare una struttura che possa ospitare gli assistenti bagnanti, con alloggi, mensa, palestra, sala primo soccorso, sala didattica, mezzi per il salvamento acquascooter/ pattini/droni/ jeep 4×4. Naturalmente serve una programmazione non ad aprile/ maggio, creando una gara d’ appalto europea, o assumendo direttamente il personale per la stagione