A far scattare i consiglieri comunali 5Stelle un'asta per vendere 36 mezzi e il licenziamento dei lavoratori. Dito puntato contro i liquidatori. C'è anche MessinAccomuna
I consiglieri comunali del M5s Giuseppe Fusco, Andrea Argento, Paolo Mangano e Cristina Cannistrà hanno diffidato ufficialmente l’Atm in liquidazione a dare seguito all’asta pubblica per la vendita di 36 mezzi di proprietà dell’azienda. Opponendosi inoltre alla procedura di licenziamento collettivo disposta dai commissari liquidatori.
«Riteniamo che entrambe le attività siano accomunate da palese illegittimità per incompetenza o carenza di potere in capo ai commissari liquidatori», spiegano i consiglieri, che citano nello specifico l’Articolo 50 dello Statuto dell’Azienda speciale. Ricordano dunque la mancata approvazione da parte del Consiglio comunale del piano di liquidazione e la richiesta di “liquidazione coatta amministrativa” presentata dal Sindaco e dai Commissari alla Regione.
I rischi
«Dal 1 giugno 2020 si potrebbe verificare a Messina la paradossale situazione di due aziende pubbliche (l’azienda speciale “ATM in liquidazione” e la società “ATM SpA in house providing”) non in grado di esercitare legittimamente il servizio di trasporto pubblico in città. I lavoratori trasferiti alla nuova società “ATM SpA” rischiano inoltre di non rientrare nella copertura economica della Cassa Integrazione Guadagni nel malaugurato caso in cui dovessero riattivarsi procedure straordinarie di riduzione delle attività produttive. Tale procedura (oltre a essere palesemente estranea ai poteri attuali dei Commissari liquidatori e in contrasto con la normativa) rischia di produrre effetti sociali di estrema gravità a danno dei lavoratori».
Al fine di tutelare il Comune e i cittadini dagli effetti di atti illegittimi, fra le quali possibili azioni risarcitorie degli aggiudicatari dei mezzi e le vertenze con i lavoratori licenziati, i consiglieri invitano inoltre il Sindaco, la Giunta Comunale e il Segretario Comunale – Direttore Generale ad esercitare i necessari controlli sulla regolarità delle attività condotte dalla Commissione liquidatoria. «In difetto di accoglimento di quanto richiesto con il presente atto – concludono – sarà intrapresa ogni competente azione nelle opportuni sedi per la valutazione di legittimità e competenza degli atti adottati e di eventuali comportamenti illeciti».
MessinAccomuna
Sul tema interviene anche MessinAccomuna che più volte ha acceso i riflettori sulla gestione dell’Atm. «È incredibile e inammissibile che questa amministrazione gestisca i servizi pubblici e le risorse e i soldi dei messinesi senza rispetto per le leggi. Atm è un caso estremo, ma non è certo l’unico.
Ecco come sono andate le cose: il Consiglio Comunale, a tutela dei creditori, deve approvare un piano di liquidazione che dica come pagare i debiti dell’azienda. I Commissari hanno proposto un piano che è stato bocciato dal Consiglio per ragioni non politiche, ma tecniche, procedurali e amministrative (come risulta dal verbale della discussione della seduta). Di fronte a questo i Commissari, se avessero ritenuto di non sapere (o non potere) riformulare il piano, avrebbero dovuto dimettersi. Invece hanno chiesto il “fallimento” dell’Azienda alla Regione. Che non ha risposto (anzi, l’Assessorato a Trasporti e Infrastrutture ha detto di non essere competente).
Peraltro, se la Regione dovesse accogliere la richiesta, a gestire la liquidazione di Atm dovranno essere nuovi Commissari dalla stessa nominati. E, ovviamente, è obbligo degli attuali Commissari salvaguardare azienda e patrimonio per la futura liquidazione. In assenza del piano di liquidazione e di una risposta della Regione, i Commissari liquidatori devono quindi per legge limitarsi all’ordinaria amministrazione e conservare il patrimonio di ATM e la sua capacità operativa.
Atti illegittimi
Il licenziamento dei lavoratori e la vendita dei mezzi non sono atti ordinari e non “conservano” né il patrimonio né la capacità operativa dell’azienda. Dunque sono illegittimi. Contro tutti gli avvertimenti, l’amministrazione ha preteso di andare avanti come nulla fosse, contro ogni norma di tutela per i creditori, i lavoratori e il servizio ai cittadini. Messina è la tredicesima città d’Italia. Non siamo disposti a tollerare che venga gestita fuori (o contro) la legge, per finalità che, essendo incomprensibili, appaiono oscure o indichiarabili».