Che settimana è stata? Un po' folle. Dall'aggressione in Parlamento alle vicende locali, di tutto di più
di Marco Olivieri
7 giorni d’ordinaria follia – Che settimana è stata? Parecchio movimentata. Rivediamola attraverso alcune parole chiave.
Iniziamo dalla A di astensionismo e autonomia differenziata e dalla E di europee. Sugli astenuti osserva il costituzionalista messinese Michele Ainis su la Repubblica: “Perché sono ormai — e di gran lunga — il primo partito? Perché alle ultime Europee (dove si votava con le preferenze, non con i listini bloccati) se ne sono andati in fumo altri 2 milioni e mezzo di elettori rispetto alle Europee del 2019? Perché la media dei votanti in Italia è più bassa che in altri Paesi? Ancora: che cosa ci rende così instabili — nevrotici, direbbe uno psichiatra — nelle nostre scelte elettorali? Perché ci consegniamo a mani giunte a un leader (Renzi, Monti, Grillo, domani accadrà pure a Meloni) per disamorarcene dopo poche stagioni? Perché ci infatuiamo dei partiti più estremisti, fino a mandarli sui banchi del governo? E perché in Italia si moltiplicano i casi di corruzione? Perché l’indice di legalità — misurato da Transparency International — ci situa a una distanza doppia rispetto ai Paesi più virtuosi?”.
In poche righe Ainis, ha centrato una serie di elementi fondamentali, come spunti iniziali, per elaborare un’analisi. Un’analisi necessaria per capire e trovare gli anticorpi necessari. La democrazia è come la Costituzione italiana: un bene troppo prezioso, da annnafiare, da tutelare e da curare sempre, per evitare che appasssisca. Sono troppi gli attacchi e dobbiamo, perennemente, vigilare.
Sempre in queso ambito, vi consiglio la profonda riflessione, di alto livello storico e politico, scritta da Nicola Bozzo, avvocato e scrittore, che parte da un punto interrogativo non di poco conto: La fine dell’Europa tra astensionismo e neonazionalisti?.
Il deputato aggredito, l’autonomia differenziata e i due anni della Giunta Basile
Dalle vette del pensiero passiamo alla politica nostrana. A livello nazionale si è avuto conferma che l’abile presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha, salvo eccezioni, una classe dirigente di riferimento. Una parte di esponenti di Fratelli d’Italia e leghisti fanno a gara a chi dimostra di essere più lontano dai valori costituzionali e democratici. E siamo passati dalla X Mas di Vannacci e Cripa al pugno allo sterno del deputato M5S Donno, reo di voler consegnare il tricolore al ministro Calderoli. Il tutto in polemica con il provvedimento in discussione dell’autonomia differenziata.
Ma ci rendiamo conto? Il tricolore. Un oltraggio a cui reagire con pugni e calci. Come si è permesso? Nel frattempo, sul disegno dell’autonomia differenziata possiamo rileggere quanto ha osservato il costituzionalista Gaetano Silvestri, in un’intervista con Tempostretto. “Un progetto che parte dalla spinta di alcune regioni, le più ricche del Paese, a trattenere il più possibile le risorse e non destinarle invece alla redistribuzione solidaristica in campo nazionale”, ha messo in rilievo il presidente emerito della Corte costituzionale.
Questa settimana abbiamo raccontato pure l’elezione dell’unico deputato europeo messinese, Giuseppe Antoci; il flop nazionale della lista Libertà di Cateno De Luca; chi ha vinto e chi ha perso, con attenzione agli scenari futuri, locali e nazionali.
A come amministrazione e B come Basile. La settimana è stata pure caratterizzata dal bilancio delle attività dei primi due anni, in vista della programmazione futura, da parte dell’amministrazione Basile. E noi di Tempostretto abbiamo fatto una valutazione su alcuni punti, tra luci e ombre, oltre a raccontare la conferenza stampa.
Se il sindaco punta “a correre senza fermarsi mai e senza freni”, ma attenzione a muri e vari ostacoli, la priorità appare prendersi di ciò che viene fatto senza “accontentarsi” della realizzazione. E, soprattutto, fare un salto di qualità nel portare a compimento i progetti nei prossimi tre anni d’amministrazione. Ci sarà modo di ritornare sui vari nodi, a partire dal Pums, Piano urbano della mobilità sostenibile, in fase d’approvazione con il voto responsabile del Pd. Di certo, in particolare con Fratelli d’Italia, si prevedono più scontri e conflitti politici.
Il sequestro del parco “Aldo Moro”
Ma la settimana d’ordinaria follia ha avuto il suo acme con il sequestro giudiziario del parco “Aldo Moro”. Chiuso, nemmeno un mese dopo l’inaugurazione, per verificare l’eventuale presenza nel sottosuolo di materiali inquinanti. E, in una città che ha bisogno del sostegno di tutti per essere bonificata, quel sequestro diventa il simbolo, la metafora di una Messina che non sa se potrà recuperare la bellezza perduta. O acquisirne di nuova.
Noi ci crediamo ma, ogni tanto, anzi spesso, la cronaca non aiuta. “Lo scopriremo solo vivendo” ma intanto non smettiamo di credere in un’altra Messina, le cui potenzialità vanno, finalmente, liberate.
Se oltre a valutare l’esistenza di materiali inquinanti si provvedesse anche all’istallazione di bagni contraddistinti in uomo, donna e hdc e non si mettessero questi ultimi in condivisione con il bagno donne ma si desse a ciascuno libertà di movimento e di “fila” sarebbe l’optimum!
…si parla tanto di giornalismo investigativo … BENE ! fatelo rispolverate tutta la pratica, intervistate tecnici politici funzionari coinvolti, parlate con le ditte appaltatrici … fateci sapere chi quando dove e perchè hanno sbagliato … ah, non dimenticate di intervistare i consiglieri comunali …
In merito al Parco Aldo Moro, penso che i materiali inquinanti non siano presenti nel sottosuolo del parco, ma bensì nella mente di chi segnala la loro presenza.
Chi ha amministrato questa città per decenni, senza concretizzare nessuna iniziativa, rode al suo interno nel constatare il consenso che cresce attorno alla nuova amministrazione e tenta in tutti i modi di distruggerla per evitare un tracollo alle prossime elezioni.
Speriamo che presto si pensi alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni