Dall’emergenza alla strategia: la crisi idrica è destinata a peggiorare

Dall’emergenza alla strategia: la crisi idrica è destinata a peggiorare

Autore Esterno

Dall’emergenza alla strategia: la crisi idrica è destinata a peggiorare

mercoledì 28 Agosto 2024 - 07:04

L'analisi del professore Giovanni Randazzo (UniMe): "Occorre trovare soluzioni strategiche contro la siccità"

MESSINA – Riceviamo da Giovanni Randazzo (Università di Messina), docente di Geologia ambientale e di Cartografia e dinamica dei litorali, e pubblichiamo una riflessione sulla crisi idrica.

In questo particolare momento, è difficile non porre attenzione sulla crisi idrica che sta interessando Messina, la Sicilia e buona parte del Meridione d’Italia. Innanzi tutto, è utile ricordare che a proposito del Messinese, questa è sicuramente una delle aree meno critiche, almeno dal punto di vista meteo climatico e idrogeologico. Diminuendo le precipitazioni in Sicilia, nell’area nordorientale diminuiranno Percentualmente di meno e comunque le riserve delle aree collinari che circondano la città
sono piuttosto rilevanti, sebbene non omogeneamente distribuite.

Giovanni Randazzo
Giovanni Randazzo


Purtroppo, ha ragione l’ingegnere Santi Trovato, capo del Genio civile, il problema è strutturale e, se si è ben operato quando ci fu la frana di Fiumefreddo e se bene ha fatto l’amministrazione a realizzare delle riparazioni lungo la condotta d’adduzione, è indubbio che la città di Messina ha un problema oggettivo nel sistema di distribuzione urbana dell’acqua potabile.

La rete idrica rispecchia lo sviluppo disarmonico del sistema urbanistico di Messina


La rete è un colabrodo, forse neanche l’Amam ha una completa mappatura del sistema di distribuzione e di fatto ogni giorno vengono segnalate cascate e perdite, non semplici da riparare e regimentare. Del resto, la rete rispecchia lo sviluppo disarmonico del sistema urbanistico della città. dove più di 700 varianti hanno trasformato il suo impianto originario.

Serve un sistema informativo territoriale sulla distribuzione dell’acqua

In questo ambito la Città di Messina e per essa immagino l’Amam dovrà dotarsi di squadre di intervento che possano riparare le perdite visibili, mentre un intervento organico di ricostruzione della rete, appare onestamente più complesso e certamente con tempistiche ben lungi da quelle dell’emergenza.
La città di Messina potrebbe invece dotarsi di una chiara comunicazione di come intende distribuire la limitata disponibilità d’acqua. Un banalissimo Sistema informativo territoriale (Sit/Gis) trasposto sul web, in Webgis, cioè messo in rete per la consultazione, permetterebbe a ogni cittadino di sapere con certezza, quanta acqua gli verrà distribuita nel corso della settimana e volendo potrebbe anche verificare la veridicità dei dati forniti dall’amministrazione con un semplice sistema di telemetria.

Verso nuovi anni record per eccesso di temperature, dalla Regione una visione miope


E’ chiaro che nei prossimi anni la situazione non migliorerà e andremo incontro a nuovi anni record per eccesso di temperature e mancanza di precipitazioni. Per questa ragione, se oggi il problema della Regione potrebbe sembrare l’emergenza, il vero dramma è la sua visione per il futuro che oggi appare più miope che strategica.

Con l’invito regionale a cercare nuovi pozzi s’innesta tra Comuni una guerra tra poveri


Invitare i sindaci a cercare nuovi pozzi rischia di portare a una guerra tra poveri, in quanto spero risulti a tutti chiaro che i limiti dei bacini idrogeologici non coincidono con i limiti amministrativi dei Comuni e se prelevo della “nuova” acqua a Regalpetra, molto probabilmente starò attingendo al bacino di Montelusa o di Vigata o di entrambe, depauperandoli.

Inoltre, fatta eccezione per i primi cittadini più populisti, in genere i sindaci non hanno risorse tecniche ed economiche per effettuare degli studi sufficientemente approfonditi da evitare danni collaterali al sistema idrogeologico.

La ricerca idrica e il ruolo dei geologi e delle università


La ricerca idrica deve essere fatta alla scala dei bacini idrogeologici e solo l’Autorità di bacino può gestire tale attività, in questa attività un ausilio potrebbe essere fornito dall’Ordine regionale dei geologi, in quanto i geologi potrebbero contribuire a fornire la mappatura dell’esistente.

Inoltre, la Stessa Autorità di bacino ha in atto una convenzione con le tre università pubbliche siciliane per la definizione degli ambiti idrogeologici al fine di definirne, per quanto possibile, quantità e qualità.
L’aumento dell’emungimento depaupera la risorsa che, essendo sotterranea, non si ricarica rapidamente come un invaso, ma necessita anni, rischiando di compromettere il suo stesso equilibrio nell’immediato futuro.

Alla ricerca dei pozzi abusivi


Anche in questo il Genio civile di Messina è stato molto acuto, sottolineando la necessità di far emergere i pozzi abusivi esistenti, piuttosto che scavarne altri. Anche in questo caso la tecnologia potrebbe venire facilmente a supporto attivando un sistema di riconoscimento automatico su immagini satellitari ad alta definizione (attività che discendono dalle competenze militari, ma che adesso sono piuttosto diffuse, almeno a livello di accademia).

Le nuove soluzioni: dall’agricoltura alle energie rinnovabili


Più in generale, per quanto l’Europa e gli Stati virtuosi possano impegnarsi nel contrasto del cambiamento climatico, la vera lotta deve essere fatta a livello locale (regionale), intraprendendo soluzioni strategiche che, anche dolorose, sono le uniche a poter dare un futuro ai nostri figli.
E’ evidente che non riusciamo più a irrigare le nostre colture tipiche, per questo sarebbe utile: 1) ridurre le superfici coltivate e adibite alla zootecnia a quelle realmente sostenibili, 2) attivare sistemi di irrigazione intelligente e mirata, 3) creare sistemi di recupero locale e di fitodepurazione delle acque, 4) aumentare la capacità di accumulo superficiale con laghetti collinari che hanno un tempo di ricarica stagionale.
E’ chiaro comunque, che la situazione non può che peggiorare, per questo sarebbe utile rivedere la destinazione d’uso di terreni agricoli dove la produzione non è sostenibile, utilizzandoli per impianti fotovoltaici ed eolici, in quanto quelle aree perse per l’agricoltura, potrebbero comunque fornire un reddito ai proprietari, impiantando strutture per la produzione di energia rinnovabile.
Queste nuove risorse energetiche pulite permetterebbero di estendere l’uso di dissalatori, soprattutto piccoli e diffusi lungo il territorio costiero, per alimentare il fabbisogno, esclusivamente idropotabile, di molte realtà della Sicilia meridionale che da decenni vivono una condizione idrica drammatica.
Comprendo che è triste l’idea di abbandonare il granaio d’Italia o la diffusa produzione di agrumi, ma il clima, nonostante i nostri sforzi è già cambiato e in futuro peggiorerà. Quindi è meglio trovare soluzioni strategiche che vadano in sinergia con l’attuale fase emergenziale.

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5 commenti

  1. Bell’articolo.
    Invece di blaterare sull’ovvio appare indispensabile ragionare tecnicamente sulla situazione attuale e, soprattutto sui progetti da mettere in campo nel medio e lungo termine. Purtroppo questi discorsi si sentono solo dai tecnici – che conoscono bene il territorio e le loro reali necessità – e MAI dai Politici (vero Salvini, tu e il maledetto Ponte, fonte di spreco incommensurabile di risorse destinabili ad altro???)

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  2. Sergio Martino 28 Agosto 2024 15:09

    Articolo interessante e chiaramente da tecnico… tuttavia che le cose peggioreranno da un punto di vista climatico non e’ una bella notizia per noi siciliani.
    Certo le soluzioni suggerite dovrebbero essere prese in considerazione da una classe politica veramente ottusa e miope.In futuro cosa ci aspetta? Una regione desertica? Dovremmo migrare altrove ? O cosa?
    Importante parlare e decidere di fare il ponte….

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  3. Siamo alle solite dell’Agricoltura si occupano geni , professoroni, politici, ma esperti di Agricoltura Agronomi, Agroforestali, Periti Agrari, Agrotecnici, Contadini, tutte persone che andrebbero ad essere concentrate in un Assessorato All’Agricoltura del Municipio in modo da dare voce alle problematiche del territorio ma anche alle nuove soluzioni che in altri stati si stanno attuando, ci viene detto chiudiamo non c’è l’acqua. VA BENE. si affidino a coloro che operano nel settore e non parlino persone dietro la cattedra. Mi sembra che nessuno voglia affrontare il problema.

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  4. Siamo alle solite dell’Agricoltura si occupano geni , professoroni, politici, ma esperti di Agricoltura Agronomi, Agroforestali, Periti Agrari, Agrotecnici, Contadini, Commercianti dell’Agroalimentare, tutte persone che andrebbero ad essere concentrate in un Assessorato All’Agricoltura del Municipio, in modo da dare voce alle problematiche del territorio ed anche alle nuove soluzioni che in altri stati si stanno attuando, ci viene detto chiudiamo l’Agricoltura non c’è l’acqua. VA BENE. si affidino i problemi a coloro che operano nel settore e non parlino persone dietro le cattedre o scrivanie. Mi sembra che nessuno voglia affrontare il problema.

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  5. Francesco Parisi 30 Agosto 2024 19:41

    Certamente uno scenario in cui i terreni agricoli vengono soppiantati da campi f
    otovoltaici ed eolici è parecchio inquietante.
    La Sicilia è una regione ricca di acqua e l’Etna è un serbatoio naturale
    di capienza praticamente inesauribile.
    Il problema sta nella distribuzione, e quindi ricade sulle scelte politiche.
    Ma ci vorrebbero statisti che guardino alle future generazioni e non
    si limitino ad accampare consenso per le prossime elezioni.

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