Il cantautore e la sua band hanno trascinato con ritrmi travolgenti il pubblico a Messina. Spumante e torta sul palco per i suoi 55 anni
MESSINA – A conquistare il pubblico, in tre ore intensissime, sono la coinvolgente varietà delle sue canzoni, divertenti ma anche urticanti, e l’affiatamento della sua storica band. Daniele Silvestri ha raccontato ieri in musica pezzi importanti della sua carriera quasi trentennale all’arena Capo Peloro, per la rassegna “Messina Città della musica e degli eventi”. Il suo è un concerto “cangiante”, come lo definisce: di sera in sera può stravolgere la scaletta, pescando qua e là tra “passato presente e futuro”, e permettersi il lusso di lasciare fuori persino classici come “Il mio nemico”.
Con lui, “i fratelli musicisti”, in un tripudio di ritmi scatenati fino alla batteria e percussioni finali, Piero Monterisi – batteria, Gabriele Lazzarotti – basso, Daniele Fiaschi – chitarre, Gianluca Misiti – tastiere, Duilio Galioto – tastiere e cori, Marco Santoro – fagotto, tromba e cori, José Ramón Caraballo Armas – percussioni, tromba e cori.
Voce, pianoforte e chitarra (che cambia in base alla canzone), Silvestri, classe 1968, è stato festeggiato dai suoi musicisti e dal pubblico alla mezzanotte, con tanto di spumante e torta sul palco, per il compimento dei suoi 55 anni. Al decimo album con “Disco X”, il cantautore ha regalato pure dei momenti intimisti solo al piano, come “Le navi” (dedicata a Gino Strada) e la nuova “Ghost track”, e un’alternanza calibrata di sonorità coinvolgenti e stimoli, delicatamente incisivi, alla riflessione.
Il gran finale con “Cohiba”: “O victoria o muerte”
Politica, sentimenti, leggerezza, profondità, mondi sudamericani e romani, armonia e dissonanza: il concerto di Daniele Silvestri racconta al meglio la variegata vena creativa di un artista che non smette di cercare nuovi suoni e nuovi versi per descrivere la contemporaneità. Il suo mondo interiore e la realtà sociale che lo circonda.
Si comincia con “Argentovivo” – passando per “Quali alibi”, “Scrupoli” (da “Disco X”), “Manifesto” e l’esordio sanremese con la sorprendente “L’uomo col megafono” – fino ai bis di “A bocca chiusa”, “Cara” (omaggio a Lucio Dalla, “fonte inesauribile d’ispirazione”), “Salirò”, “La paranza”, il romanesco travolgente di “Testardo” e la Cuba fieramente libera di “Cohiba”. Lì tutti i milleseicento spettatori ballano all’unisono e intonano: “O victoria o muerte”.
La scaletta
Ora X (introduzione registrata e poi band), Argentovivo, Quali alibi, Scrupoli, Manifesto, L’uomo col megafono, L’uomo nello specchio, Senza far rumore, Ma che discorsi, Precario il mondo, La mia casa, L’uomo intero, Banalità, Occhi da orientale, Le cose in comune, Tutta, Sempre di domenica, While the Children Play, Monetine, L’amore non esiste, Ghost Track, Le navi, Tutti matti, L’appello, Amore mio, Colpa del fonico.
Bis: A bocca chiusa, Cara di Lucio Dalla, La paranza, Salirò, Testardo, Cohiba e gran finale nel segno della batteria e delle percussioni.
per ora scialamu……tipo Borboni FESTE FESTE FESTE……..a squagghiata da nivi…videmu chi tipu di balli …….speriamu che i Re dei Selfie Sindaco e amministratori cummogghiun bene i buca chi cumparirannu…compresi quelli che Voi giornalmente e sapientemente state mettendo alla luce……credo una al giorno mi pare dir poco o no….