Sospesi per un anno e non più ai domiciliari i funzionari regionali al centro dell'inchiesta sui dati falsi in Sicilia.
Tornano liberi i protagonisti dell’inchiesta sui dati covid in Sicilia. Il Giudice per le indagini preliminari di Palermo Cristina Lo Bue ha revocato gli arresti domiciliari, decisi dal Gip di Trapani, per la dirigente DaSoe Maria Letizia DiLiberti, il funzionario Salvatore Cusimano ed Emilio Madonia, dipendente della società privata che gestisce i dati per la Regione. O meglio, il Giudice di Palermo, chiamato ad emettere un nuovo provvedimento dopo la trasmissione degli atti da parte della magistratura di Trapani, ha deciso per la sospensione temporanea e non per gli arresti.
Gli indizi di colpevolezza ci sono e vanno approfonditi, il quadro che emerge è desolante, ma la misura cautelare adeguata è quella della sospensione dal servizio per un anno, non “occorrono” gli arresti domiciliari. Ha così deciso la magistratura palermitana, che ha sospeso per 12 mesi la Di Liberti e Cusimano, già sospesi dal servizio dalla Regione dopo gli arresti, e rimesso in libertà senza obblighi Madonia.
“A prescindere dalla reale finalizzazione delle continue falsificazioni sui dati rispetto al raggiungimento di specifici obiettivi di carattere politico ed economico, che merita senz’altro un doveroso approfondimento investigativo, gli atti d’indagine svelano uno scenario desolante in cui con assoluta superficialità e con una approssimazione, ben lontana dagli standard di professionalità richiesti per l’elaborazione di dati corretti e di qualità, venivano gestiti dati tanto significativi per il monitoraggio della pandemia”, scrive il giudice palermitano.
Il giudice prosegue: “Le comprensibili e oggettive difficoltà connesse al generale funzionamento (…) non potevano essere arginate nel modo in cui è stato fatto e non consentono di elidere la gravità del quadro indiziario a loro carico”
LA PAROLA AI DIFENSORI
“La Procura di Palermo ha recepito solo in parte l’ipotesi accusatoria della Procura di Trapani e, anche alla luce, degli ulteriori accertamenti effettuati, ha formulato solo 7 dei 36 precedenti capi d’imputazione, stralciando i capi 1 e 10 e tutti quelli riguardanti la falsificazione dei bollettini giornalieri. Il quadro accusatorio è fortemente ridimensionato“, commenta l’avvocato Paolo Starvaggi che difende la dirigente regionale insieme al collega Fabrizio Biondo.
“In buona sostanza è rimasta in piedi l’accusa per concorso in falsità ideologica e falsità materiale. I pubblici ministeri, nella richiesta al gip, della sola misura cautelare dell’interdizione dai pubblici uffici, per Di Liberti, Madonia e Cusimano, hanno chiarito che ‘rispetto alle contestazioni avanzate davanti al Giudice di Trapani questo ufficio non contesta, allo stato, la falsificazione indotta dei bollettini giornalieri che le indagini fino a questo momento svolte hanno dimostrato avere una funzione di tipo solo divulgativo, non potendo pertanto essere considerati atti pubblici”.
La Di Liberti è stata interrogata a Palermo qualche giorno fa, ha ribadito che non vi era alcuna volontà di “truccare” i dati per evitare provvedimenti di restrizione, visto che lo stesso assessorato regionale ha sempre preferito le chiusure in via preventiva, in presenza di trend preoccupanti, anche quando i dati non lo richiedevano ancora.
Nell’inchiesta sono stati avvisati l’ex assessore Ruggero Razza e il suo capo di Gabinetto, il messinese Ferdinando Croce, dimessisi poco dopo entrambi. Adesso sarà la Procura palermitana a decidere sulle ipotesi di reato nei loro confronti e sull’eventualità di interrogarli per avere alcuni chiarimenti.