A tu per tu con Nino Galante di Open Data, la community che da maggio scorso segnala i problemi sui dati covi in Sicilia
La piattaforma di datascience più attiva in Sicilia da maggio dello scorso anno segnala l’inadeguatezza della gestione e della comunicazione sui dati della pandemia da coronavirus in Sicilia. Più volte Open Data Sicilia ha indicato quali sono i problemi, a livello centrale e periferico nella raccolta ed elaborazione dei dati, ha offerto la propria collaborazione alla Regione e agli enti locali, ha chiesto l’accesso trasparenti ai dati. Dalla Regione nessuna risposta.
Il giorno dopo l’inchiesta di Trapani, Open Data è finalmente “sbarcata” alla Regione, in una interrogazione del Movimento 5 Stelle che nella discussione per la finanziaria ha chiesto di inserire un ordine del giorno dei lavori dell’Ars proprio dedicato al tema della trasparenza dei dati, citando appunto la community, che ha ribadito la propria disponibilità a collaborare con qualunque ente lo ritenesse utile.
Il 17 aprile prossimo ci sarà l’annuale meeting della community, quest’anno on line. “Rimoduleremo i temi dell’incontro sicuramente, alla luce di quel che è accaduto in questi giorni, per mettere al centro del dibattito proprio quel che c’è da fare, e il nostro contributo di questi mesi“, spiega Nino Galante, l’informatico di Patti tra i principali animatori della piattaforma.
“Abbiamo indirizzato centinaia di messaggi, mail, richieste di contatto agli uffici della Regione, a tanti comuni, a tutti gli enti che gestiscono ed elaborano dati. Abbiamo segnalato quali erano le principali falle, abbiamo chiesto di poter pubblicare i dati in una forma accessibile a quante più persone possibili. Niente, nessuna risposta”. continua Nino Galante.
Le risposte delle istituzioni, in questi mesi, in realtà ci sono state eccome, e sono andate nel senso di un progressivo “insabbiamento” dei dati stessi.
Le prime segnalazioni da più parti della differenza tra i dati nazionali e quelli siciliani risalgono a fine maggio. La nostra analisi e il richiamo alle segnalazioni delle Asp è del 30 maggio scorso. Nelle settimane successive il tema arriva alla politica, entrando tra i temi propugnati dalle forze d’opposizione a Musumeci.
Qualche settimana dopo, pressato, il Governo regionale ammette candidamente che ci sono problemi e la risposta è: non forniamo più i dati, viene fornito soltanto il bollettino nazionale. Nel frattempo era diventato operativo il portale Qualità Sicilia.
A luglio Open Data torna sull’argomento, citando anche il nostro pezzo di maggio in questa articolata analisi. Ma già la Regione ha abbandonato il campo, tornando a pubblicare sul proprio sito un bollettino palesemente disallineato con i dati delle singole province e con i bollettini del Ministero, incurante di tutte le segnalazioni e le proteste.
Nel messinese con l’entrata in funzione della struttura commissariale per l’emergenza Covid, malgrado l’apertura di una pagina social per le comunicazioni, la trasparenza sembra ancora più compressa: i dati comunicati sono sempre meno e anche il rapporto tra la struttura e i sindaci diventano più radi.
Sono stati proprio i sindaci, dalla seconda ondata dell’epidemia, a segnalare i problemi informativi. Non si tratta infatti soltanto di dati, né di strumenti di democrazia, di opengovernment. Per un primo cittadino sapere esattamente quanti e chi sono i contagiati, i malati, vuol dire poter predisporre adeguati servizi: adozione delle misure di contenimento, raccolta dei rifiuti, assistenza domiciliare, vuol dire poter richiedere i giusti mezzi di supporto – ambulanze, attivazioni delle guardie mediche, strumenti medicali.
“Alcuni sindaci ci hanno chiesto consulenza e si sono a loro volta messi a disposizione per rendere accessibili i dati a tutti quanti. Altri lo hanno fatto soltanto in teoria, dichiarando interesse e diponibilità, salvo poi non passare al concreto“, racconta Nino Galante, che indica le principali criticità: “E’ evidente che non esiste una strategia globale della raccolta e della elaborazione dei dati, non ci sono metodi né piattaforme comuni: qualche ufficio manda mail, qualche struttura carica i dati sul portale autonomamente, qualche Asp lavora ancora letteralmente a carta e penna. E la Regione evidentemente non è riuscita a imporsi sulle strutture periferiche, per ottenere una migliore qualità e puntualità dei dati. Inutile dire – conclude Galante – che anche un semplice foglio excel, correttamente adoperato, avrebbe permesso risultati migliori”
Forse qualcuno dovrebbe ricordarsi che esiste un Sistema Informativo Sanitario Nazionale, cui fanno capo i corrispondenti sistemi regionali, e le loro successive diramazioni, in base alla 833/78 e s.m.i. Ne vogliamo parlare ?