A fronte di un rapporto di popolazione di 1.75:1. Il monito di De Domenico e Picciolo. Ma secondo la Regione non ci sono i requisiti tecnici
Quattro unità senologiche a Palermo (Policlinico, Civico, Villa Sofia e La Maddalena); quattro a Catania (Garibaldi, Cannizzaro, Policlinico e Humanitas); una a Messina (Papardo), un’altra in provincia di Messina (il San Vincenzo di Taormina), ma quasi equidistante da Catania, una in provincia di Siracusa (ospedale di Lentini), ma più vicina a Catania che a Siracusa.
E’ quanto prevede il decreto regionale 49 del 31 gennaio 2020 ma, con Decreto 501 del 10 maggio 2021, si aggiunge un quinto centro in provincia di Catania, allo Iom di Viagrande. In pratica, nell’orbita di Catania ci sono sei unità senologiche (se si include anche Lentini, ma persino sette se si considera che neanche Taormina è troppo distante), in quella di Messina solo due (Papardo e Taormina), a fronte di un rapporto di popolazione di 1.75:1, cioè poco più di 1 milione di abitanti rispetto a poco più di 600mila.
La Regione: “Il Policlinico di Messina non ha i requisiti”
Fino al mese scorso, in realtà, le operazioni chirurgiche al seno si sono fatte anche al Policlinico di Messina, ma in disaccordo tra l’azienda ospedaliera e la Regione, che ritiene non ci siano i requisiti. “La scelta dei Centri di Senologia si è basata esclusivamente sul possesso del complesso dei requisiti – scrive il dirigente dell’assessorato regionale alla salute, Mario La Rocca -, si diffida a proseguire nell’effettuazione di interventi di tumore della mammella”.
E il rettore Cuzzocrea conferma
Posizione condivisa dal rettore dell’Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea: “Dalla documentazione emerge con chiarezza l’insufficienza dei requisiti minimi di erogazione del servizio di senologia presso il Policlinico, non certo quella dei suoi operatori sanitari. Manca una complessa serie di parametri previsti dalle normative nazionali e regionali a garanzia delle pazienti, per effettuare gli interventi di che trattasi; principalmente: non sono sufficienti i numeri dell’utenza necessari a giustificare l’erogazione di tale servizio né è sufficiente il numero di operatori necessari per garantire l’adeguatezza delle prestazioni, se non per le attività di diagnostica, per le quali manca il mammotone. Occorre attenersi alle regole e contemporaneamente compiere tutti gli sforzi per raggiungere quei requisiti necessari all’erogazione delle diverse e complesse attività correlate alle pazienti che soffrono di patologie neoplastiche al seno. E del resto le carenze riscontrate a suo tempo dagli ispettori regionali non sono state contestate nel contraddittorio, essendosi convenuto effettivamente sull’assenza di tali requisiti minimi”.
“Università di Messina pronta a fare il suo ruolo”
La richiesta alle istituzioni è “di collaborare tra loro per riattivare immediatamente anche al Policlinico le prestazioni di senologia, attraverso la condivisione di personale e strutture terapeutiche e diagnostiche, che già per esempio i protocolli d’intesa con la Regione prevedono (si pensi alla possibilità di istituire strutture interaziendali). ln tale quadro, anche l’Amministrazione universitaria, peraltro lasciata all’oscuro di tutto, avrebbe potuto svolgere, ed è certamente disposta a svolgere, un ruolo, come è abituata a fare, fuori dai clamori della stampa, nel rispetto e nella trasparenza delle regole e nell’interesse esclusivo dei pazienti”.
De Domenico: “Scelta politica, non tecnica”
Secondo il segretario del Pd di Messina, Franco De Domenico, invece, è una scelta politica, non tecnica. “La sanità messinese continua a subire un progressivo depauperamento a favore di quella catanese e palermitana (direi soprattutto catanese nell’ultima legislatura), depauperamento che ho cercato di fronteggiare e limitare durante la mia permanenza in Commissione Sanità all’Ars. Per istituire la rete delle unità senologiche, una commissione regionale (presieduta guarda caso da un medico catanese) rileva per il Policlinico di Messina (31 gennaio 2020) una serie di criticità, riscontrate dal direttore generale dell’epoca (febbraio 2020). Prima stranezza, nella medesima data delle contestazioni al Policlinico di Messina – 31 gennaio 2020 – quindi senza possibilità di controdedurre, veniva emanato il D.A. numero 49 con la quale veniva istituita la rete delle breast unit (15 sedi di cui 13 sotto monitoraggio) dalla quale il Policlinico di Messina veniva escluso. Viceversa venivano inclusi per Messina, seppure sotto monitoraggio, il Papardo e l’ospedale di Taormina, e ben 4 presidi di Catania (Cannizzaro, Humanitas -accreditamento pieno- e Vittorio Emanuele e Garibaldi -sotto monitoraggio), inoltre con D.A. 501 del 10 maggio 2021, Catania acquisiva il quinto centro con lo Iom. Non conosco i “numeri” dei 16 centri ammessi ma sono convinto che non tutti siano competitivi con quelli del policlinico, tuttavia la questione è un’altra: il mancato accreditamento del policlinico messinese penalizza oltremodo la nostra città e la sua sanità, soprattutto perché gli altri due policlinici universitari siciliani sono stati accreditati, seppure sotto monitoraggio, anche e soprattutto, direi io, per la loro funzione formativa di specializzandi, medici e infermieri. Il Policlinico di Messina, pur essendo l’unico ospedale Dea di secondo livello della provincia, pur essendo sede di due corsi di laurea in medicina e di molti corsi di laurea in professioni sanitarie, viene fatto fuori senza aspettare le controdeduzioni prodotte dal direttore generale, ma soprattutto senza immaginare, programmare, pensare un suo successivo inserimento, una volta accertata la presenza delle condizioni richieste, come è stato fatto per lo Iom (Istituto Oncologico del Mediterraneo). Seconda stranezza, nonostante il mancato inserimento nella rete, si consente, consapevolmente per come emerge dalle carte, al Policlinico di continuare l’attività, facendo presagire una revisione della decisione, con risultati notevoli tanto che nell’ultimo anno (ottobre 2020 – ottobre 2021), nonostante il Covid imperversi e limiti la praticabilità ospedaliera, al Policlinico di Messina, nel rispetto del Pdta senologico, sono stati eseguiti oltre ottanta interventi, un numero rilevante di casi, competitivo con gli altri centri inseriti nella rete”.
“Deroga al Policlinico di Messina”
Dalla critica alla proposta. “La Regione deve consentire al Policlinico di Messina di operare attraverso una deroga – prosegue De Domenico -, ovviamente nel rispetto del Pdta senologico, sotto monitoraggio, così come si sta facendo per altri 14 centri siciliani facenti parte della senologica, ridando fiducia a una struttura competitiva, ridando speranze alle pazienti, che peraltro hanno fatto sentire la propria voce, consentendo agli studenti di poter fare esperienza anche assistendo agli interventi di tumore al seno. Se poi ci sono carenze in termini di attrezzatura, dalle notizie emerse mancherebbe solo il mammotone (dal costo poche decine di migliaia di euro), queste potrebbero essere immediatamente acquisite, consentendo alle professionalità del Policlinico di tutto il percorso (che nessuno ha messo mai in discussione) di soddisfare un bisogno medico, evitando di incrementare quella deprecabile migrazione sanitaria che tante risorse drena alla Sanità siciliana a favore di realtà territoriali soprattutto del Nord. Su questa proposta credo che tutte le forze politiche e tutte le istituzioni messinesi dovrebbero unire le proprie forze perché la salute è un diritto di tutti e la sanità deve essere per i pazienti e non per chi la gestisce”.
Picciolo: “Battaglia da combattere insieme”
Sulla stessa linea il segretario regionale di Sicilia Futura, Beppe Picciolo: “Si potrebbe chiedere alla Regione come mai 5 Breast Unit a Catania ed una limitrofa a Lentini, in provincia di Siracusa, ed a Messina e provincia solo 2, di grande valore assoluto, al Papardo e Taormina? E Messina viene sempre più penalizzata. Corretto l’intervento del rettore, ‘non c’erano le condizioni strutturali e numeriche’, ma forse è stata fatta la foto del sistema senologico universitario scegliendo il periodo di maggiore criticità? Forse se si rifacesse oggi un controllo gli indicatori e le attrezzature richieste ci sarebbero? Forse oggi si potrebbe rivedere il tutto e portarle a 3, senza far torto a nessuno? Io dico che è una battaglia che va combattuta con il rettore che può mettere in campo le sue doti diplomatiche e la Regione che non può restare sorda davanti alle esigenze del territorio e della formazione Universitaria. Bisogna crederci e far sentire con forza il peso della politica sanitaria, altrimenti stavolta verrà penalizzata davvero la nostra Provincia”.
Chi ha compiti Istituzionali, in un settore così delicato, in presenza di un provvedimento del genere, datato nel tempo, non può attendere o farsi sorprendere dagli eventi. Fosse anche un solo caso da trattare al Policlinico. Perché non dare al paziente – cittadino le stesse possibilità che offre Catania e Palermo? Senza dimenticare la formazione dei futuri quadri medici ai quali, penso, mancherebbe tale tipo di esperienza.
E’ vergognoso, inaccettabile, stiamo parlando del Policlinico Universitario, come possono emergere carenze e non avere i requisiti minimi. Il Rettore si dovrebbe vergognare e non cadere dal pero. Una scelta come al solito politica. Si apre una battaglia per tutta la cittadinanza e soprattutto per noi donne, proprio in questi giorni che celebriamo bei discorsi contro la violenza sulle donne