Il Commissario di Messinambiente Armando Di Maria ha consegnato alla Commissione comunale Bilancio una relazione che documenta come si è giunti a questa situazione economica drammatica. La commissioone adesso attende che anche il Commissario Ato3 Trimboli possa fare lo stesso.
Il nodo rifiuti che l’amministrazione Accorinti sta provando a sciogliere si sta rivelando più ingarbugliato di quanto si ipotizzasse. I problemi da risolvere sono tanti, i fronti di intervento molteplici, i rischi di non riuscire a far quadrare tutti i conti al millesimo si manifestano sempre più giorno dopo giorno. La famosa delibera sui debiti Ato3-Comune con la richiesta di accesso al fondo di rotazione regionale per la liquidazione dell’Ato3 non è ancora pronta e a questo punto si dubita che possa vedere la luce a breve.
Nel mezzo c’è il contenzioso tra l’Ato3 e Messinambiente, la società che si occupa della gestione dei rifiuti in città. La commissione Bilancio nelle ultime sedute ha chiesto ai Commissari liquidatori delle due società di fare il punto della situazione e di portare in aula i documenti che attestano l’entità dei debiti che Ato3 e Messinambiente si contendono, debiti che non essendo riconosciuti hanno portato appunto ad un contenzioso.
Il Commissario di Messinambiente Armando Di Maria ha consegnato alla Commissione una relazione che ripercorre alcune tappe salienti degli ultimi anni. La lente di ingrandimento è stata posta su alcune perizie di finanziamento che, secondo la società, hanno determinato l’attuale crisi in cui Messinambiente versa. Le perizie di finanziamento avrebbero dovuto determinare i servizi da svolgere in base al progetto tecnico-economico-finanziario originario che risale alla convenzione del 1 settembre 1999 che stabiliva i rapporti tra Comune e Messinambiente, convenzione poi modificata negli anni successivi.
Dal 1998 al 2004 queste perizie di finanziamento sono state approntate dal Comune e negoziate da Messinambiente, anche se alla fine l’ultima parola spettava sempre al Comune. Quelle relative al 2004, ultimo anno prima dell’ingresso dell’Ato3 nella gestione dei rifiuti, stabiliva che erano necessari per espletare il servizio 487 addetti, di cui 31 in forza al Comune. Il costo per i servizi svolti da Messinambiente veniva stimato in circa 30 milioni di euro.
Si arriva così al 2005 e l’Ato3, con una nota del 31 gennaio, stabiliva che in attesa del piano industriale ci si doveva attenere alla perizia dell’anno precedente, quindi 487 addetti e 30milioni di spesa. Sette mesi dopo, esattamente l’8 agosto 2005, l’Ato3 consegnava la nuova perizia per l’anno in corso, decidendo però di ridurre il costo per i servizi svolti da Messinambiente a circa 26 milioni di euro, prevedendo l’impiego di 486 addetti. L’atto fu contestato dalla società che gestisce la raccolta.
Lo stesso accadde l’anno successivo. Con la perizia 2006 l’Ato3, secondo quanto riporta la relazione, l’Ato modificò ancora le previsioni della convenzione e diminuì drasticamente il numero degli addetti, da 486 a 368, e ovviamente anche il compenso per i servizi, che in una prima stesura nell’ottobre 2005 scese a 24,5 milioni, per abbassarsi ancora nel luglio 2006 fino 19,7 milioni, fino a fermarsi a 21,7 milioni grazie al bilancio di previsione del Comune. Anche in questo caso Messinambiente non accettò la perizia. Considerato, tra l’altro, che prevedeva il licenziamento di oltre 80 dipendenti.
Messinambiente contestò anche le perizie 2007 e 2008 che prevedevano ulteriori tagli al personale, nel 2009 invece sembrava essere stato trovato l’accordo, grazie ad un nuovo documento che avrebbe riconosciuto alla società un compenso di oltre 31 milioni di euro. I problemi legati al bilancio comunale costrinsero però ad una revisione, la cifra fu portata a 23,7 milioni e si rivelò insufficiente a coprire i costi.
Nel 2010 e 2011 fu Messinambiente ad indicare come sufficiente un budget da 25,3 milioni, su input dell’Amministrazione Comunale. E si arrivò così al febbraio 2012 quando l’Assemblea dei Soci decide di avviare la liquidazione di Messinambiente, con l’obbligo però di continuare a garantire il servizio. Il Comune, per non aggravare una situazione economica già pesantissima, chiese alla società di determinare l’ammontare del fabbisogno necessario, inizialmente furono chiesti 31,6 milioni, poi ridotti a 29,7 per esigenze di bilancio comunale. Ma pare che anche questa cifra sia stata superata.
Questo è il quadro che per la società di via Dogali ha portato alla situazione attuale. Nel contestare le varie perizie redatte dall’Ato, Messinambiente ha cercato di mettere in evidenza il mancato rispetto degli atti che avrebbero dovuto regolare i rapporti tra le due società. Per Messinambiente l’Ato3 non ha garantito l’equilibrio economico finanziario dei conti del soggetto a cui affidava il servizio e il Comune non ha fatto nulla per affrontare la pesante situazione che con il tempo si è solo aggravata. La grande responsabilità viene però addebitata al Comune che, in quanto proprietario di entrambe le società e titolare del servizio di smaltimento dei rifiuti, avrebbe dovuto sovrintendere tutto. Altre motivazioni risiedono nei problemi economici di Palazzo Zanca, a ciò si aggiunge anche la modalità con cui sono state delegate all’Ato3 le competenze del Comune in materia di rifiuti. Come a dire che il Comune, ad un certo punto, ha deciso di lavarsene le mani. La normativa decretava la netta separazione tra le attività di programmazione, controllo e affidamento e quelle di gestione operativa. Per Messinambiente però questa netta separazione, di fatto, non è stata rispettata. E la situazione in cui versa oggi è conseguenza di tutto ciò.
Questa è la “versione dei fatti” che è stata messa nero su bianco da Messinambiente. La commissione Bilancio ha chiesto al Commissario Ato3 Michele Trimboli di produrre un simile documento che riporti “la verità” dell’Ato3.
Francesca Stornante
due società per occuparsi dei rifiuti… chi ha creato questo mostro a due teste mangia-soldi dovrebbe finire in xxxxxx.
Cara Francesca STORNANTE, intanto voglio darti atto della puntualità e chiarezza del tuo articolo, mi viene da scrivere compiaciuto, giornalistE a TempoStretto crescono. Mi è venuto in mente un mio link, che pubblico nuovamente, inerente il trend entrata-spesa della NETTEZZA URBANA, estratto dai consuntivi di tre esercizi finanziari, 2009-2010-2011. http://img42.imageshack.us/img42/2426/g8ip.png
Come vedi le cifre date da Armando DI MARIA non coincidono con quelle ufficiali del Comune, il solito mistero di Palazzo Zanca. Se tu lo ritenessi, chiedi conto di questo al commissario e a Guido SIGNORINO, visto che Peppino detto il BUZZANCA sia sparito dalla scena politica, sarebbe giornalismo d’inchiesta, quello di cui si sente la mancanza a Messina. Ti fornisco per darti manforte i link inerenti il piano finanziario 2001 di ATO3ME, è un documento ufficiale, noterai cifre ben diverse date da DI MARIA.
http://img10.imageshack.us/img10/1050/k8si.png
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Non ci sono parole, la situazione è frutto di menti furbe, disoneste e perverse mentre le Istituzioni di controllo appaiono come inutili e costosi orpelli sociali, incapaci di intervenire in tempo utile ad evitare il disastro! Ora bisogna avere il coraggio di denunciare i responsabili facendo nomi e cognomi non per sete di “giustizialismo” ma per costruire un argine affinchè in futuro chi sarà chiamato ad amministrare torni ad avere la consapevolezza che non vi è “impunità” per nessuno e che le regole e la legge vanno rispettate! Cè bisogno di pulizia…
DUE società facenti apo al Comune per gestire lo stesso servizio? non capisco o non so leggere.xxxxxxxxx tutti.
ma scusatemi, ogni qualvolta si discute dei doppioni ATO e MESSINAMBIENTE, sembra che tutti cadano dalle nuvole e nessuno sappia nulla.
le amministrazioni passate, e parlo non soltanto dei sindaci, giunte, ma anche dei consiglieri comunali di ogni estrazione “politica”, cosa hanno fatto? se non affossare ancora di più il comune e creare questo stato di disagio.
chi ha parlato di tutte le assunzioni fatte nelle due società? chi ha parlato anche dei modi di assunzione?
ma, siamo sempre alle solite, a pagare sarà sempre pulcinella (ossia i cittadini).
Complimenti per l’attenzione al problema posto dalla giorbalista.
Mi piace aggiungere, forse errando, che quando si muovono contestazioni dei numeri e degli importi in un budget oppure in un programma,nei rapporti tra partecipate e comune, le stesse dovrebbero essere accompagnate da motivazioni.
Invece, tutto è improntato ad un sistema dittatoriale: “ti ho fatto pagare adesso taci, continuiamo a prenderci in giro con il gioco delle parti”.
Adesso ditemi di chi sono le reponsabilità e chi pagherà per il dissesto?
Una esposizione certamente interessante ma, certamente., lacunosa per la completezza del quadro espositivo di riferimento. Sarebbe prolisso intervenire con la esposizione di avvenimenti con le relative conseguenze contabili, senz’altro positive, del passato (gestione diretta del Comune del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, quando i cittadini messinesi pagavano di meno e ricevevano servizi più soddisfacenti), ma riferendoci agli attuali avvenimenti descrittoci all’articolo che si commenta, potrebbe supporsi che la anomalia gestionale ricadrebbe sulla S.p.A. Messina ambiente e non sull’ATO3. Nell’articolo che si commenta si legge :” Nel mezzo c’è il contenzioso tra l’Ato3 e Messinambiente, la società che si occupa della gestione dei rifiuti in città”, Non scendendo nei particolari della controversa vicenda, ci limitiamo nel ricordare che ci troviamo di fronte ad un Comune, quello di Messina, che gestisce un servizio di raccolta e smaltimenti dei rifiuti solidi urbani utilizzando una società d’ambito territoriale ottimale e che quest’ultima, a mezzo di “perizie”, generalmente disapprovare, ha utilizzato le prestazioni della S.p.A. Messina ambiente per rendere concrete le anomale “ordinazioni” relative ai servizi richiesti. Sarebbe interessante assistere ad un “tavolo” per risolvere l’attuale diatriba che vede impegnato Accorienti nella veste di Sindaco di Messina, Accorrinti nella qualità di socio maggioritario della S.p.A. Messina ambiente e dell’ATO3 Leggendo con accortezza l’articolo che si commenta potrebbe esser accaduto che, negli anni passati, il sindaco di Messina (Sr. Buzzanca) abbia detta detto all’amministratore delegato di ATO3 /dr, Buzzanca) di effettuare dei servizi senza garantirne copertura finanziaria e che quest’ultimo abbia imposto all’amministratore delegato di Messina ambiente (dr. Buzzanca) di eseguire l’ordine anche se non ne aveva assicurata la necessaria copertura finanziaria. E’ necessario essere cauti. La Corte dei conti vuole dall’ex assessore prof, Mario Centurrino, l’ideatore della “finanza creativa” che consentì alla giunta genovese di “tirare a campare” a rimborsare alla Regione Siciliana 3601.000,00 euro, Vigileremo per i “fatti nostri” e siamo disposti a tutto. La chiarezza sui “conti del Comune passa, soprattutto, attraverso la gestione finanziaria delle partecipate e della azienda speciale Atm,
Carissimo SAJA, è istruttivo leggerti e la tua vena ironica lo rende anche piacevole. Noi commentatori di TempoStretto stiamo facendo la nostra parte, pubblicando anche documenti e cifre, sconosciuti ai più, i numeri non mentono mai, anche quando sono errati. Scrissi della legge sulla gestione dei rifiuti, proposta e votata da LOMBARDO e dalla sua maggioranza, quindi anche dal PARTITO DEMOCRATICO, UN INNO ALLE DISCARICHE. Conosco bene le rispettive leggi della regione Lombardia ed Emilia Romagna, e i colossi aziendali cui affidano il servizio, sono galline dalle uova d’oro, producono occupazione stabile, energia, percentuali europee di raccolta differenziata, bollette in proporzione più basse delle nostre, a fronte dello scarso servizio ricevuto dai messinesi. Consiglio (ai politici) la lettura di una serie di servizi sulla MONNEZZA, che il QUOTIDIANO DI SICILIA, giornale economico, stia proponendoci in questo periodo, scrivendo come gli altri paesi hanno trasformato un problema in ricchezza. A T T E N Z I O N E, in Sicilia stiamo giocando con il fuoco, neppure la tragedia di Napoli e della Campania è servita da insegnamento alla classe politica, gli interessi o s c u r i intorno alle discariche prevalgono ancora oggi. R E N A T O sindaco, sulla MONNEZZA si gioca la sua credibilità, il problema è complesso e pericoloso per chi se ne occupa, ha bisogno di tempo e dei messinesi.
PROCURATORE GUIDO LO FORTE,dopo la denuncia pubblica dei Consiglieri Comunali,il suo intervento è dovuto,la riassumo per i lettori di TempoStretto. I Consiglieri scrivono che nonostante siano evidenti notevoli differenze tra i bilanci delle due Società,ATO3ME e MESSINAMBIENTE,sono stati sempre approvati entrambi dal socio di maggioranza Comune di Messina,senza che di ciò vi fosse un riscontro finanziario nel bilancio del Comune stesso.Infatti,il Comune di Messina,nella qualità di socio di entrambe le società,ha approvato negli anni scorsi i bilanci delle due società pur essendo gli stessi completamente disallineati,per svariate decine di milioni di €,relativamente ai rapporti di credito/debito intercorrenti tra le stesse.L’accusa dei Consiglieri è gravissima,rilevano che in assenza di accordo fra i tre Enti,che in questi ultimi anni si siano ignorati a vicenda, Messinambiente (con il sito web in perenne aggiornamento,alla faccia delle leggi sulla trasparenza) nonostante le regole della contabilità pubblica,che impongano l’esistenza della copertura finanziaria delle spese,ha per il 2007,2008,2009 e per il 2010,assunto obbligazioni per una cifra superiore rispetto a quella,che Palazzo Zanca abbia imputato nei suoi bilanci e trasferito alla Società ATO3ME. In particolare nell’anno 2009,mentre la società ATO3ME contabilizza costi nei confronti della Messinambiente per servizi resi per circa 24 milioni di €,questa ultima contabilizza ricavi nei confronti dell’ATO per € 27.133.666. Questa differente contabilizzazione di costi/ricavi permette alle due società di chiudere l’esercizio con una perdita di euro 2.221.472 per la MessinAmbiente e,con un utile di € 27.821 per la società ATO3ME,non facendo emergere perdite per circa 3 milioni di €,che in anche in questo caso dovevano essere ripianate dal socio Comune di Messina. Alla data del 31/12/2010 la Società MessinAmbiente vanta un credito dall’ATO3ME di circa 30 milioni di € e,facendo una breve analisi tra i costi/ricavi e le spese,la società continua ad accumulare crediti a seguito dei profitti vantati e non introitati in considerazione del mancato riconoscimento di ingenti somme da parte dell’ATO3ME.Da evidenziare che il Comune di Messina è il socio totalitario ATO3ME e maggioritario di MessinAmbiente,pur essendo pienamente a conoscenza della incoerenza tra i bilanci delle due società partecipate,in sede di assemblee dei soci ha approvato i bilanci non facendo emergere consistenti perdite e cosa ancora più grave non prevedendo tali somme in bilancio.Caro Procuratore vogliamo accertare se le accuse sono vere?
La struttura organizzativa (ottocntesca)di Palazzo Zanca prevede il CENTRO DI RESPONSABILITÀ DG.4 per i rapporti con le Aziende e/o Società a partecipazione comunale, appartiene all’Area Direzione Generale,(volutamente) vacante durante la sindacatura BUZZANCA, da anni il dirigente responsabile è Antonino CAMA. La COMPETENZA GESTIONALE normata dal Regolamento di Organizzazione, prevede il ontrollo sugli andamenti gestionali e contabili delle Aziende Speciali (Istituzione dei Servizi Sociali, Amam, ATM, Messinambiente)
Il numero degli addetti sono 5: 2 di categoria D, 2 C, 1 B. Uno degli OBIETTIVI dell’ufficio è elaborare r e p o r t concernenti gli andamenti contabili e gestionali degli organismi a partecipazione comunale. Questo obiettivo si realizza con l’AZIONE, che preveda l’analisi dei bilanci e dei piani dei servizi e successiva elaborazione dei report, mentre l’INDICATORE DI RISULTATO si misura con il numero dei report prodotti. La lettura dei report da parte dei Consiglieri Comunali, sarebbe necessaria per comprendere la storia di questa ingarbugliata vicenda, almeno il punto di vista di Palazzo Zanca.
Non sono berlusconiano ma, alle volte, sono tentato di condividerne l’atteggiamento di conflittualità permanente che manifesta, a ragione o a torto il leader di “forza Italia” verso l’ordine giudiziario. Mi ritengo un “grillino” anche se, data l’età, non mi si ne riconosce l’utilità Molti dei nostri commenti, nel passato, anche recente, hanno denunciato fatti e comportamenti travalicanti i limiti dell’illecito contabile, ma, dico mai, nessuno è intervenuto. I procuratori della nostra sede giudiziaria si sono rilevati eccellenti nel perseguire reati di mafia e quelli contro il patrimonio, ma carenti per quelli contro la “pubblica amministrazione”. L’inchiesta denominata “Corsi d’oro” che ha determinato provvedimenti giudiziari eccellenti, ha preso consistenza dalla iniziativa televisiva di “reporter” ed alle dimensioni a carattere regionale dell’inchiesta. Ciò è dovuto al fatto che, per quanto riguarda i reati contro “la pubblica amministrazione”, bisogna essere “profondi conoscitori” delle disposizioni legislative in materia di finanza pubblica. Per sopperire a tale carenza, alle volte, si chiede, nominandolo a spese della collettività, il supporto di un consulente che, nel caso specifico, ricade in un dottore commercialista esperto in “contabilità privata” che viene regolata dalla normativa prevista dal “codice civile” ignorando, alle volte anche totalmente, le norme che regolano la “contabilità pubblica” che trovano riferimento alle norme legislative di cui al “testo unico dell’ordinamento contabili degli Enti Locali” di cui al decreto legislativo 267/2000 e successine modificazioni ed integrazioni, , Quanto affermato è confermato dal fatto che, come pubblicato mesi or sono da “tempo stretto” un procuratore del nostro tribunale ha affidato ad un alto dirigente del Ministero alla economia il compito di relazionare sui “conti del Comune”. Se bene ricordo si tratta del dr. Vito Tatò che tale compito ha svolto per il Comune di Reggio di Calabria, successivamente sciolto per “infiltrazioni mafiose”. Orbene di tale incarico e della relativa relazione, da tempo, non se ne è più parlato, Potrei descriverti il caso di un dottore commercialista di provenienza palermitana, consulente giudiziario, che scrisse in una sua relazione che i debiti fuori bilanci non riconosciuti devono essere contabilizzati un sede di “bilancio consuntivo” (violazione del quarto comma del’articolo 191 del decreto legislativo 267/2000). Una affermazione da fare rabbrividire il più “inesperto” ragioniere del più piccolo Comune del nostro Paese. In apertura del Tuo commento scrivi:” PROCURATORE GUIDO LO FORTE, dopo la denuncia pubblica dei Consiglieri Comunali,il suo intervento è dovuto, la riassumo per i lettori di Tempo Stretto”. Il dr. Guido Lo Forte, uno dei pochi magistrati che opera nella nostra città che stimo ed apprezzo, ritengo che non sia un profondo conoscitore della legislazione relativa alla “finanza pubblica” per cui intervenire senza l’ausilio di un supporto tecnico altamente qualificato, onesto e competente sul quale potersi fidare è alquanto difficoltoso. Il dr. Guido Lo Forte si sarà. certamente, reso conto che muoversi nella palude della pubblica amministrazione messinese e della provincia è alquanto inquietante e pericoloso dato che, nel passato sia remoto che recente, avendone avute le possibilità, è rimasto immobile lasciando agli altri l’assunzione di eventuali iniziative che, nella sostanza, non soni mai state portate a termine, anche se, timidamente intraprese. Concludo di “non indurmi a tentazione”.