E' nelle mani dell'aula il piano che dovrebbe salvare Messinambiente dal fallimento. Tocca al consiglio comunale decidere se impegnare 30 milioni vincolando i bilanci comunali fino al 2023 per evitare la dichiarazione da parte del Tribunale. Tutto entro il 15 settembre
Il conto alla rovescia è iniziato. Manca esattamente una settimana all’udienza che potrebbe decretare il fallimento di Messinambiente. Sarà discussa alle 11 di venerdì 15 settembre la dichiarazione di inammissibilità della proposta concordataria e per la conseguente ed eventuale dichiarazione di fallimento di Messinambiente”. Per evitare il fallimento c’è il concordato che la società di via Dogali ha presentato in Tribunale lo scorso 29 giugno, il futuro della partecipata è appeso ai contenuti del piano messo in piedi dai legali Marcello Parrinello e Paolo Vermiglio con il liquidatore Giovanni Calabrò e l’avallo dell’amministrazione comunale. Un concordato che vale 30 milioni di euro che il Comune ha deciso di impegnarsi a sborsare per coprire il maxi debito milionario della partecipata che ha gestito i rifiuti con l’Agenzia delle Entrate. Ma per rendere questi impegni reali serve l’ok del consiglio comunale. L’impalcatura che dà sostanza al piano è composta da due delibere che sono pronte per approdare in aula. Ovviamente sempre all’ultimo secondo. Il consiglio avrà pochi giorni per decidere su due provvedimenti che scottano perché in ballo ci sono 30 milioni di euro che il Comune dovrà pagare, perché in questo calderone c’è da riconoscere un debito fuori bilancio di quasi 10 milioni di euro, perché si tratta di impegnare i bilanci comunali per i prossimi 6 anni e perché tutto questo deve avvenire mentre ancora non solo non è stato approvato, ma non ci sono notizie del bilancio di previsione 2017, che rappresenta la prima base utile per iniziare a onorare il debito. In pratica i consiglieri comunali si troveranno davanti due delibere che vincolano il Comune almeno fino al 2023, quindi lasciando anche alla prossima amministrazione un regalo non proprio leggero. E poiché l’impegno finanziario per i primi 3 anni passa dal previsionale 2017-2019 dovrebbero approvare a occhi chiusi sulla base di un bilancio che non conoscono, quel famoso bilancio del selfie del 30 dicembre poi ritirato e presentato solo a fine giugno dall’amministrazione.
I presupposti, insomma, sono tutt’altro che positivi. La presidente del consiglio Emilia Barrile, su richiesta del sindaco, ha convocato una seduta straordinaria fissata per martedì 12 alle 18. Le due delibere “Contributo del Comune al concordato preventivo per la società Messinambiente – Debito da prestazione e Debito da liquidazione” e “Riconoscimento di debito fuori bilancio Ato3” faranno probabilmente la loro prima apparizione in aula lunedì in commissione Bilancio e poi si volerà direttamente verso la seduta di consiglio. Se si intende dare una speranza al piano, l’approvazione da parte del consiglio è fondamentale. Altrimenti il giudice si troverà di fronte un piano totalmente virtuale e ipotetico, basato su impegni che la società non può onorare senza il contributo del Comune. E bisognerà farlo entro il 15 settembre.
La nota positiva è che le delibere arriveranno con il parere favorevole dei Revisori dei Conti. Il collegio contabile presieduto da Federico Basile ha analizzato a fondo i passaggi salienti che compongono le delibere, ha ricostruito il debito fuori bilancio da 9 milioni dell’Ato3 per agevolare l’analisi dei consiglieri e chiedono di eliminare una parte del debito che negli anni è già stato trattato in sede transattiva. Inevitabile il riferimento al fatto che il bilancio di previsione 2017-2019 non è ancora stato approvato. Ma questo sarà un nodo che dovrà sciogliere il consiglio comunale.
Nelle due delibere viene sancita l’esatta ripartizione dei 30 milioni di euro. Ecco come il consiglio dovrebbe dare il via libera alla copertura del piano concordatario. 9.452.490,92 euro che il Comune avrebbe dovuto dare all’Ato3 a titolo di corrispettivo per i servizi di igiene ambientale svolti nel periodo 2007/2011 sulla base di piani industriali regolarmente approvati, verranno invece corrisposti direttamente a Messinambiente. Questa somma figura come debito fuori bilancio frutto della transazione che il consiglio dovrà votare. Si tratta di soldi che il Comune non ha corrisposto ad Ato3 tra il 2017 e il 2013 e che, chiudendo le controversie Ato3-Messinambiente, verranno stornate sul piano concordatario. Altri 18.186.640 euro saranno intesi come trasferimenti che sulla base dell'accertata compatibilità con la salvaguardia degli equilibri di bilancio del Comune e di prestazioni effettivamente rese dalla società Messinambiente dal 2007 al 2016 e consentirebbero di eliminare il rischio di contenziosi presenti e futuri da parte di Messinambiente che potrebbe reclamare il doppio della somma. 2.360.869 euro sono stati conteggiati come valore correlato all'affitto con opzione di riscatto del complesso dei beni strumentali della società Messinambiente che si intendono trasferire, in una logica di continuità del servizio integrato dei rifiuti, al nuovo soggetto gestore MessinaServizi così composto. In pratica, secondo il concordato, MessinaServizi dovrà pagare 449 mila euro di affitto mezzi per il primo anno, 419 mila per il secondo anno e quasi 1,5 milioni al termine del biennio per riscattare tutto. E’ ovvio che anche questo passaggio al momento è virtuale, perché servirà l’ok dell’amministratore unico di MessinaServizi. Dei 30 milioni, 10 saranno impegnati sul bilancio 2017-2019, gli altri 20 milioni dovranno essere ripartiti prevedendo uno stanziamento di 5 milioni per ogni anno a partire dal 2019 e fino al 2023.
Questo è ciò che attende il consiglio comunale la prossima settimana. In aula l’amministrazione punterà all’approvazione già durante la seduta di martedì, per capire quali sono gli umori del consiglio bisogna però attendere almeno la commissione bilancio di lunedì. La data limite è quella del 15 settembre. E dall’esito dell’udienza di Messinambiente dipenderà anche il futuro della MessinaServizi che, di fatto, non ancora operativa. Se entro quel giorno non avverrà il tanto discusso passaggio dei lavoratori Ato3 e non si chiederà l’iscrizione al registro delle imprese, il Comune rischia di non poter più gestire in modo diretto il settore rifiuti, così come prevede il testo sulle partecipate del decreto Madia.
Francesca Stornante
Io non ne capirò nulla, ma gli esperti mi spieghino: come fa il Comune ad assumersi l’obbligo di ripianare in 6 anni una somma così spaventosa se non sa su quanti denari potrà contare, stante il fatto che non ha bilancio?.
Non sarebbe stato più giusto PRIMA discutere ed eventualmente approvare il bilancio e DOPO parlare di ripianare un debito di cui sono rsponsabili gli amministratori attuali e passati?
Sono debiti fatti con le amministrazioni precedenti. Se non sapete sarebbe il caso di chiudere la bocca ed evitare di fare cattive figure