La Procura perizierà i cellulari sequestrati nello stabile dove è stato ucciso Massimo Canfora per fare luce sul movente
MESSINA – Entra in una seconda fase l’inchiesta sull’omicidio di Massimo Canfora a Letojanni. Mentre si attendono i risultati delle analisi scientifiche, infatti, la Procura vuole fare luce sul possibile movente. La “notte brava” a base di stupefacenti finita male è ancora la pista più accreditata, ma per capire che rapporti c’erano tra l’operaio della Loveral trovato morto e il giovane accusato del suo assassino, il magistrato Alessandro Liprino, titolare del caso, ha fatto sequestrare i loro cellulari, trovati dai carabinieri quel giorno, e adesso vuole “leggere” le loro conversazioni.
Conversazioni telefoniche ai raggi x
Domani sarà quindi incaricato un perito che dovrà effettuare una consulenza forense: estrarre e trascrivere i messaggi, le conversazioni audio, le chiamate intercorse tra i due telefoni ed eventuali altri numeri che sembrano di interesse.
La perizia riguarderà anche altri due telefonini, quelli del tunisino accusato da Feres Bayar di essere l’effettivo responsabile e quello di un italiano che era con loro quella notte. L’esame dei tabulati e delle conversazioni telefoniche toccherà poi al pubblico ministero, che dovrà incrociare quelle informazioni con quelle che arriveranno dall’esame tossicologico e dall’autopsia effettuata dal medico legale Daniela Sapienza.
Gli esperti sulla scena del crimine
Decisivi, però, saranno i risultati degli esami dei Ris dei Carabinieri, che hanno cercato le tracce dei presenti sul coltello che sembra l’arma del delitto, le macchie di sangue e le altre impronte, nella casa che è la scena del crimine e nel resto dello stabile.
Intanto il principale sospettato resta dietro le sbarre: il giudice per le indagini preliminari ha confermato per lui il carcere, dopo averlo interrogato, e il Tribunale del Riesame non si è ancora occupato del suo caso. I suoi difensori, gli avvocati Giovambattista Freni e Giuseppe Marino, puntano quanto meno ai domiciliari e ne chiederanno la scarcerazione.