I sindacati chiedono un incontro al direttore dell'Agenzia Industrie Difesa, Francesco Cremonini, per approfondire diversi aspetti. La Cisl non vuole si ripeta il caso Smeb
“Chiediamo un incontro per conoscere a fondo la portata del progetto del Centro Nato all’Arsenale”. E’ la richiesta comune, in due diverse note, che fanno Cgil e Cisl al direttore dell’Arsenale di Messina, Francesco Cremonini.
Scrive la Funzione Pubblica della Cgil: “Non v’è dubbio che si tratti di una notizia che può ridare speranze alle, sin qui, mortificate aspettative di un possibile rilancio di un settore che, per la nostra città di Messina, ha costituito vanto, per la qualità delle lavorazioni e le professionalità che vi si sono formate, oltre che occasione, per generazioni, di lavoro produttivo. C’è però l’esigenza, per la nostra organizzazione sindacale, di un approfondimento, relativamente alle prospettive, alle questioni che attengono alla salvaguardia dei livelli occupazionali, e, ad esempio, alle problematiche relative alla sicurezza per i lavoratori”.
L’accordo tra l’Agenzia Industrie Difesa e la Namsa (Nato Maintenance and Supply Agency), braccio esecutivo dell’organizzazione di manutenzione e rifornimento della Nato prevede che all’Arsenale di Messina si provveda alla demilitarizzazione di unità navali fino a duemila tonnellate.
Una speciale Commissione, entro la fine dell’estate, dovrebbe verificare le condizioni di fattibilità del progetto che prevede un investimento di circa 25-30 milioni di euro.
Sull’argomento era già intervenuta la Cisl, che aveva chiesto di conoscere un altro importantissimo aspetto del progetto, quello ambientale: “Si tratta di un’opportunità per dare certezza e tranquillità dal punto di vista occupazionale ai lavoratori dell’Arsenale di Messina ma c’è un rischio ambientale che non si può dimenticare e che deve essere preso in considerazione. Da troppo tempo, i lavoratori dell’Arsenale assistono a ridimensionamenti, riduzione di personale e dichiarazioni di esuberi. L’Arsenale di Messina non può diventare luogo di stoccaggio di prodotti e agenti inquinanti che metterebbero a serio rischio la salute dei lavoratori ma anche dell’intera collettività. É necessario, quindi, verificare al meglio la tipologia degli impianti dell’Arsenale e dei materiali pericolosi oggetto di lavorazione e, successivamente, rendere operativo il nuovo Centro d’eccellenza solo dopo aver realizzato tutte le opere e gli impianti necessari per garantire la massima sicurezza ambientale”.
La Cisl ricorda la vicina, nel tempo e nello spazio, vicenda dei cantieri di degassifica SMEB, “vissuta con drammaticità anche dalle maestranze dell’Arsenale, che impone attenzione e guardia alta” e auspica “l’apertura di un tavolo di confronto e di dialogo affinché ogni azione sia partecipata e condivisa dai lavoratori e dalla comunità messinese, per garantire lavoro, salute e sicurezza”.
l’inquinamento sarà ancora più rilevante, ma mi domando, gli scarti dove andranno a finire??
gli scarti ??? ma perchè pensate veramente che l’arsenale e l’agenzia per conto del ministero sotterrino i rifiuti stile Smeb…. dove i sindacati operavano e vedevano ma non denunciavano !! LAVORO vuol dire filiere anche nello smaltimento..professionalità e legalità … NON aderisco se mi sistemi mio compare e poi non vedo !! Facciamo come con Palumbo… poteva COSTRUIRE NAVI e non hanno voluto per tenere il feudo dell’ente porto e intanto le nuove generazioni EMIGRANO !! facciamo un museo per ogni cantiere e mille alberghi e allora ci siamo… a no , vero…. il camento… e già , ma chi finanzia cosa ?? CHIACCHIERE E FUMO , NO SU TUTTO e intanto si muore !!
questo discorso è tutto da verificare,e non vedo perchè mi debba fidare,a maggior ragione quando oltre alla smeb e altri, c’era anche il Commune che scaricava e bruciava spazzatura in zona.Vedreo cosa succederà.Invece mantenere l’arsenale (chissà come avvengono o avvenivano le assuzioni eh!!)che era o è a rischio chiusura è meglio no??L’imprenditoria è un altra cosa, e poi da Messina non emigrano solo le muove generazioni, ma da sempre tutti coloro i quali non sono servi e schiavi, cioè che non sono stati sistemati secondo il metodo messinoto del nepotismo o della raccomandazione.Di certo lo sviluppo economico “”per tutti”” non lo porta un bacino , almeno non lo porta più, i tempi sono cambiati tranne che a Messina, che fa di tutto tranne le cose giuste e serie.Analisi costi- benefeci, se non conviene si chiude e basta, la pacchia è finita, fortunatamente.
Le navi sono piene di amianto.
Demilitarizzare non significa sbarcare un cannone (basta una chiave inglese) ma eliminare elementi pericolosi (amianto, piombo, uranio impoverito).
Mi sovviene un dubbio: considerato il dislocamento (2.000 tonnellate) credo che i “clienti” saranno sommergibili, vecchie corvette di origine bellica, mezzi da sbarco (LCU, LST, LCT). Rogna ancora più brutta, stante il fatto che in queste unità si trovano anche mercurio, cadmio ed altre amenità. In fin dei conti, cosa vi aspettavate? Queste operazioni, di norma, si fanno nei paesi sottosviluppati. In India. In Pakistan. E a Messina, appunto!!