L'assessore regionale Bernadette Grasso scagionata dalle accuse legate al depuratore di Rocca di Caprileone, malfunzionante quando era sindaco
Si chiude con un’assoluzione nel merito, a quasi 10 anni dal primo controllo, il processo sul malfunzionamento del depuratore di Zappulla, a Rocca di Caprileone. Scagionati l’assessore regionale Bernadette Grasso, all’epoca sindaca del comune nebroideo, e il responsabile dell’ufficio tecnico dello stesso comune, Gaetano Giuffè.
L’Assoluzione è stata decisa dal Tribunale di Patti (presidente Ugo Scavuzzo), che ha accolto le richieste dei difensori, gli avvocati Salvatore Daniele Giannone e Alvaro Riolo. Erano accusati di di danneggiamento, rifiuto di atti d’ufficio e violazione della normativa ambientale e per loro l’Accusa aveva chiesto la condanna.
Ma il giudice sembra averla pensata diversamente. Si chiude quindi il processo per l’onorevole regionale, che come ha dimostrato il suo difensore in aula si era impegnata molto, da sindaco, perché la sua amministrazione superasse i problemi creati dall’impianto di depurazione. L’avvocato Giannone, che ha depositato una corposa documentazione dove si da atto di tutti i passaggi compiuti allora dall’amministrazione di Rocca, ha dimostrato l’insussistenza delle accuse.
Il processo è nato dopo i controlli ripetuti negli anni della Polizia di Sant’Agata, della Guardia di Finanza dello stesso centro e dai tecnici dell’Arpa. Controlli effettuati a più riprese tra il 2010, il 2012 e il 2015. Le campionature avevano rivelato lo sversamento di acque reflue direttamente in mare. Contestato all’allora sindaca e al tecnico anche una violazione legata alla classificazione dei rifiuti trattati nell’impianto di smaltimento.
Davanti ai giudici le accuse sono cadute tutte: perché il fatto non sussiste e perché il fatto non costituisce reato le formule assolutorie utilizzate dalla Corte.