I membri delle confraternite, con saio e cappuccio, sono preceduti da un confrate che regge una grande croce, scuotendo la “disciplina” a ricordo degli antichi strumenti di mortificazione ed intonando un canto di antichissime origini con versi in latino e in siciliano aulico
CASALVECCHIO SICULO. Come da tradizione, il borgo antico di Casalvecchio Siculo, la notte del giovedì Santo, si impernia di un assordante religioso silenzio. Poco prima della mezzanotte, infatti, echeggia nell’aria solo il suono ritmico e sordo della “troccola”, che richiama i fedeli ad avviarsi verso il luogo dell’incontro: il sagrato della Chiesa di S. Antonino per partecipare alla tradizionale “Cerca” notturna, mediante la quale si cerca di onorare la Passione di Cristo ed invocarne il perdono dei peccati. Tutto è pronto.
I membri delle confraternite dell'Annunziata e di San Teodoro, vestiti con saio e cappuccio iniziano la processione preceduti da un confrate che regge una grande croce, scuotendo di tanto in tanto la “disciplina” a ricordo degli antichi strumenti di mortificazione ed intonando un canto funebre di antichissime origini con versi in latino e in siciliano aulico. Il canto, composto da strofe e ritornelli, riesce a coinvolgere tutti i fedeli che, con emozione, hanno partecipato vivamente, invocando “Perdono mio Dio, Perdono e Pietà”. Il corteo procede lungo le vie del paese e si ferma ad alcune stazioni della via Crucis per “far rivivere l’esperienza della notte più lunga di Gesù, dopo l’ultima cena, la notte del tradimento e della condanna,la notte nell’orto del Getsemani dove Gesù suda sangue” come ha ricordato Don Alessandro Malaponte, parroco della comunità. A questo antichissimo rituale della flagellazione, già presente nelle rappresentazioni medievali, hanno preso parte anche altre confraternite del comprensorio a dimostrazione del fatto che le tradizioni vanno preservate e tramandate alle nuove generazioni.