Affido, figli pacchi Pillon: cambiare il sistema senza tifoserie e pregiudizi

Affido, figli pacchi Pillon: cambiare il sistema senza tifoserie e pregiudizi

Rosaria Brancato

Affido, figli pacchi Pillon: cambiare il sistema senza tifoserie e pregiudizi

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mercoledì 12 Dicembre 2018 - 10:51
Il dibattito

Tribunale di…..

Il figlio di…….viene collocato presso il genitore……

Il genitore non collocatario dovrà corrispondere la somma di…… in assegno da versare entro il….. e potrà vedere il figlio n° … di giorni al mese

E’ questo schema prestampato, purtroppo utilizzato in quasi tutti i Tribunali d’Italia, salvo rare eccezioni, quel che resta di anni ed anni di dibattiti e normative sull’affido dei figli nei casi di separazione e divorzio. E’ questa fotocopia il punto di partenza di qualsiasi dibattito che voglia tenere in considerazione l’interesse del minore ed i cambiamenti che nei decenni sono avvenuti nella società.

Milioni di casi non possono essere uniformati ad uno schema che sta diventando “universale” e che peraltro finisce con il discriminare il genitore non collocatario (che per la stragrande maggioranza dei casi è l’uomo).

Il ddl Pillon e le altre proposte attualmente in esame in Parlamento hanno scatenato un dibattito che rischia di dividere il Paese in tifoserie a scapito dell’approfondimento e della necessità di superare le criticità che gravano sull’attuale sistema.

E’ con l’obiettivo di approfondire le tematiche in campo che l’Aiga (Associazione giovani avvocati) ha organizzato insieme a SSM (Scuola superiore della Magistratura) ed Aimef (Associazione Italiana Mediatori familiari) un incontro dal titolo: “Ddl Pillon e altre proposte sull’affido condiviso. Cosa prendere, cosa lasciare”.

Solo da confronto costruttivo si può comprendere quali siano gli aspetti utili ad integrare la normativa ed a migliorarla.

Al dibattito, moderato dall’avvocato Frida Simona Giuffrida, hanno partecipato le associazioni dei padri separati che hanno introdotto il loro punto di vista rispetto ad un metodo di azione che nei decenni scorsi li ha relegati in ruoli marginali rispetto all’affido condiviso (sul tema torneremo nei prossimi giorni con articoli ed interviste).

Di grande impatto sono stati gli interventi di chi rappresenta i mediatori familiari o dei consulenti che hanno evidenziato l’importanza di questi passaggi nella risoluzione “non di una crisi- come ha correttamente individuato la dottoressa Francesca Panarello, mediatore Aimef- ma di un conflitto, che sono realtà ben diverse”.

La riforma in esame affida un ruolo ai mediatori che è importante sin dal primo incontro ma non è obbligatorio nelle fasi successive (e nel primo incontro è gratuito).

E’ bene però individuare i contorni della contestatissima riforma, finita nel mirino spesso di pregiudizi e scarso approfondimento.

Proprio per questo è stato interessante conoscere le criticità del testo attraverso l’analisi, squisitamente tecnica della presidente della Prima sezione del Tribunale di Messina Caterina Mangano che ha evidenziato alcuni aspetti di difficile applicabilità all’attuale contesto sociale. “La previsione dei tempi paritari, fissata in non meno di 12 giorni al mese, salvo casi particolari, come violenze, malattie, abbandoni, non lascia molti margini ai giudici rispetto ad altri casi. Il minore rischia di essere sballottolato tra due case Non viene inoltre tutelato adeguatamente il coniuge debole. L’art.9 che sanziona e punisce i casi di condizionamento dei figli contro l’altro coniuge rischia di essere insidioso. I figli molto spesso decidono da soli con chi vogliono stare”.

Tema del dibattito è stato quello relativo agli aspetti chiave del ddl e cioè il mantenimento diretto (il coniuge non collocatario non eroga l’assegno ma paga direttamente le spese e diventa protagonista del rapporto diretto con il figlio) e i tempi paritari tra i due ex coniugi.

E’ stato uno dei “papà” della battaglia per l’affido condiviso, Marino Maglietta (che da un quarto di secolo è impegnato in ogni sede, anche legislativa per migliorare il sistema) a entrare nel cuore di questi due aspetti innovativi: “Ho contribuito al ddl Pillon, ma successivamente ci sono state troppe modifiche ed oggi devo dire che ne contesto ben 112 punti– ha spiegato- Ho ascoltato i figli. Ho ascoltato quei figli di divorziati che oggi hanno 30 anni, per capire come hanno vissuto quei momenti. Loro sono favorevoli all’affido condiviso perché è molto meglio trascorrere due settimane con un genitore e altre due con l’altro che fare un week end alternato. Quello è il vero sballottolamento. Negli Stati Uniti è stato dimostrato inoltre che il mantenimento diretto raddoppia il benessere dei figli. Purtroppo oggi c’è un movimento sotterraneo di un coniuge che dà l’assegno all’altro e del quale i figli non sanno assolutamente nulla”.

Il problema fondamentale, secondo quanto ha spiegato Maglietta, è che l’attuale sistema decide e affida il POTERE DECISIONALE della quotidianità ad un solo coniuge. I figli l’unica cosa che desiderano non è che i genitori stiano insieme, ma che la smettano di farsi la guerra. “Un affidamento sbilanciato è benzina sul fuoco di questa guerra”.

Collegare il tempo al mantenimento è un discorso errato perché sono due variabili diverse. Può accadere che il collocatario guadagni il triplo del non collocatario, né si può pensare che chi “ha” assegnato dal giudice tutto il tempo, lasci all’altro solo il compito di pagare.

Attualmente in Italia il 95% dei genitori collocatari è la mamma in violazione di una norma che esiste e che PREVEDE GIA’ L’AFFIDO CONDIVISO.

Si scrive condiviso si legge esclusivo”, commentavano in Aula magna i padri separati.

Interventi tutti di grande interesse quelli di Alfonso Lanfranconi (mediatore Aimef), Carmela Mento (ricercatrice e psicologa, Università di Messina), di Corrado Bonanzinga (responsabile formazione SSM di Messina), Natale Cento (consigliere regionale Aimef), e degli avvocati Alberto Vermiglio e Giuseppe Irrera (Aiga).

L’ultima parola la voglio lasciare a quei padri separati che si battono per il diritto alla bigenitorialità: “Mi presento, sono Luca, papà di Lorenzo. Per noi è una vergogna quello schema prestampato che viene chiamato sentenza….e che è uguale per tutti. Nel 2018 il coniuge debole non sempre è la donna. E’ violenza anche vietare al figlio di vedere il papà, condizionarlo. E’ bene del figlio vedere che il papà dorme in auto?? Il figlio ha piacere ad essere accudito dal padre, vedere che anche lui gli compra i libri, i jeans, lo iscrive in palestra. Quando dite che un minore non è un pacco mi spiegate perché il bambino diventa pacco solo quando deve andare dal papà e mai quando è con la mamma? E perché un bimbo piccolo deve essere privato dell’amore e della presenza di un padre?”.

Il ddl Pillone ha tante falle, ma il prestampato dei Tribunali è una vergogna per un Paese moderno e civile.

Rosaria Brancato

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