Per il dibattito del lunedì proponiamo l'intervento del professor Sergio Di Prima, dottore di ricerca che insegna italiano a Londra. Di Prima ci porta per mano ad immaginare la Messina di domani...con un lungomare di 60 km, ma sopratutto una città nella quale a cambiare siamo noi. Senza bisogno di "commissari scandinavi...."
Quale sarà il futuro di Messina? Come sarà la nostra città fra trent’anni? Ognuno di noi può provare a immaginarlo.
Indubbiamente, chi trent'anni fa immaginava la Messina odierna avrebbe sperato in qualcosa di meglio. Chessò: un affaccio a mare in centro, viali liberi dai tir, la salvaguardia delle poche colline che fin lì si erano salvate dal massacro.
Non si può nemmeno dire che tutto sia peggiorato: un centro storico abbellito e ravvivato da uno sciame di locali laddove era il deserto; un mezzo di trasporto moderno ed ecologico a collegare i due capi del nucleo urbano; uno stadio e un palasport nuovi. Due svincoli in più? Diciamo uno e mezzo.
La famelica devastazione ambientale, in compenso, è stata pervicacemente portata a compimento.E poi si sono persi uffici, distretti, posti di lavoro, e tanti giovani. Un processo in parte inevitabile, dovuto a razionalizzazioni di ampia portata. Ma un impegno concreto per salvare il salvabile o ipotizzare nuove sorgenti di sviluppo e non è mai stato messo in campo.
Una classe politica predace in casa e debole fuori ha nuociuto alla città in modo irreparabile. E Messina è una città adusa a sguazzare – o meglio annaspare – nel clientelismo, peraltro fomentato dal bisogno.
La vita di tutti i giorni, poi, ci riserva lampi abbaglianti d’inciviltà. Facciamo solo qualche esempio.
Nelle estati passate, gli autobus a Capo Peloro restavano regolarmente intrappolati in una rete di macchine parcheggiate aunnegghiè (finché l’ATM finiva per tagliare d'ufficio il loro percorso). Si mette ordine – come usa nelle città civili – con parcheggi a pagamento: ignoti infrangono barriere, svellono blocchi di cemento e parcheggiano aunnegghiè un'altra volta.Giovani che piombano agli incroci, senza precedenza e senza nemmeno guardarti, così d’emblée. Crocieristi inchiodati sulle strisce pedonali da veicoli che divorano l’asfalto con rabbia incomprensibile.
Discariche abusive nei torrenti o ai bordi delle strade, anche dove non c'è ombra di cassonetto.
Più di una volta, conversando con amici, mi è capitato di buttare lì un’idea bizzarra: a Messina ci vorrebbe un commissario, con quattro o cinque sub-commissari, tutti scandinavi, con pieni poteri. Un direttorio esterno che spazzi via il malcostume più incrostato, risani colline e torrenti, provi ad attrarre turismo e risorse con idee ecologiche e innovative.
Ma si può imporre la civiltà? Non cambierebbero i messinesi. Un cambiamento condiviso, che parta da noi, sarebbe assai più fruttuoso.
D'altra parte, potrebbe pure andare a finire che i commissari scandinavi – a furia di focaccia e cannoli, pitoni e mezze con panna – si "messinesizzino", abbandonandosi a lassismo e aummaumma.
A proposito di commissari, Bruno Sbordone, congedandosi, sospirò: “Certe volte avrei voluto possedere una bacchetta magica per far comparire i soldi necessari a realizzare le tante cose di cui questa città ha bisogno”.
È fuor di dubbio che neppure gli scandinavi, senza soldi, combinerebbero un granché.Va anche considerato che tutte le amministrazioni succedutesi negli ultimi anni, al di là di meriti e demeriti, sono state costrette a consumare le proprie energie sulle emergenze. Anche perché ognuna delle precedenti non aveva avviato una seria programmazione.
Le elezioni del giugno 2013 – con la moltitudine festante di piazza Municipio – hanno soffiato forte e chiaro il vento del cambiamento. Una rottura netta col passato – comunque la si pensi ora – era necessaria e direi indispensabile. L'attuale amministrazione, pur procedendo claudicante tra errori d’inesperienza e (in)evitabili strettoie, ha faticosamente avviato un processo di risanamento. Messa in sicurezza del territorio, raccolta differenziata (che però tarda ancora a partire), investimento nel trasporto pubblico. Molto altro andrebbe fatto. Ma i semi gettati in questa fase – se coltivati anche da chi seguirà – fruttificheranno. In compenso, il vecchio (incarnato platealmente da un consiglio comunale in buona parte – eufemisticamente – imbarazzante) tarla il nuovo e quasi lo soffoca.
Al di là di inciviltà e devastazione, Messina è anche – lo sappiamo bene – incanto e bellezza. È lo Stretto, la baia della Riviera, la Falce naturale: geografia che si fa arte. La poesia di una conca luminosa tra cielo e mare, con il suo tepore mitico. Quel mare dello Stretto su cui Omero vide le navi di Ulisse e forse le Sirene.
Quando torno in città dopo mesi questo incanto mi ammalia, e per riaccorgermi delle brutture occorrono almeno quattro-cinque giorni.
Fulcro di una provincia (anche se non si chiama più così) che annovera luoghi di notevole rinomanza turistica, Messina necessiterebbe però di interventi radicali per diventare attrattiva a sua volta.
Cosa sarà Messina domani? Lasciamo correre la fantasia a ruota libera. Io vedo un lungomare di 60 km, su due mari, con fulcro a Capo Peloro (centro ideale del Mediterraneo). Da Orto Liuzzo a Giampilieri Marina. A due ripiani, pedonale e ciclabile, con alberi, chioschi, campetti sportivi, piccoli musei tematici. Un lungomare che la California e la Florida dovrebbero levarsi il cappello.
E dunque ruspe su tutta la linea. Via tutto quello che c'è sul percorso: tutto (tranne il Porto storico e quello di Tremestieri). Avremmo il lungomare più bello del mondo. Riscopriremmo il mare del centro. Pezzo forte, la Riviera Nord (ma quant'è bello percorrerla in bicicletta, da Paradiso al Pilone è un viaggio dell'anima…).
Mi si dice: ma non c'è spazio tra la Litoranea e la spiaggia. E allora ripasciamo la spiaggia di duecento metri e creiamo lo spazio per stenderci il lungomare, inglobando la pista ciclabile. Un'amica che se ne intende mi fa notare che è una follia: tra le altre cose non si può perché le correnti dello Stretto mica scherzano, la spiaggia ripasciuta se la portano via per direttissima. Ma io sto sognando a briglie sciolte, e i sogni non conoscono mediazioni (almeno inizialmente). Perciò: Lungomare. Anzi: Lungoduemari. Che poi, un sogno è un bersaglio a cui mirare. Servirà – quantomeno – per immaginare il percorso da costruire per realizzarlo: se non tutto, in parte. Anni fa si parlava della Mortelle-Tono, la Promenade dell’architetto catalano Bohigas: per cominciare facciamo quella.
E la Zona Falcata, San Raineri, dove tutto (la nostra storia) ebbe inizio? Sarebbe il gioiello del Lungomare, il suo ricamo fiorito. Tutta pedonale, di mattonelle colorate, con un parco, giardini pensili, giochi d'acqua, installazioni luminose e opere di artisti internazionali (chiamiamo Antonio Presti, che porti un po' di arte anche nella sua città). Da vivere come un'immensa piazza, da passeggiare fino al Forte, alla Lanterna e alla Madonnina. Che vista da Cristo Re, tutta d'oro, sembra dirci di non partire; e l'intera Falce è un abbraccio che ci accoglie al nostro ritorno.
Sergio Di Prima
Sottoscrivo tutto!
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MI SPIACE DOTT DI PRIMA I SOGNI SI DEVONO SCONTRARE CON LA POLITICA MESCHINA , CON I MESSINESI CHE SONO CONTRO LA CITTA’ PERCHE’ NON MESSINESI DI NASCITA, CON LA SCARSA RAPPRESENTANZA DI GRANDI IMPRENDITORI MESSINESI …E CON LA CARENZA PERENNE DI FONDI ECONOMICI
ESPORTI CMQ UNA IMMAGINE POSITIVA DI MESSINA PERCHE’ E VERAMENTE BELLA COME CITTA’ ED HA DELLE PECULIARITA’ INTERESSANTI TUTTE MESSINESI
MI SPIACE DOTT DI PRIMA I SOGNI SI DEVONO SCONTRARE CON LA POLITICA MESCHINA , CON I MESSINESI CHE SONO CONTRO LA CITTA’ PERCHE’ NON MESSINESI DI NASCITA, CON LA SCARSA RAPPRESENTANZA DI GRANDI IMPRENDITORI MESSINESI …E CON LA CARENZA PERENNE DI FONDI ECONOMICI
ESPORTI CMQ UNA IMMAGINE POSITIVA DI MESSINA PERCHE’ E VERAMENTE BELLA COME CITTA’ ED HA DELLE PECULIARITA’ INTERESSANTI TUTTE MESSINESI
PROFESSORE CHE BEL SOGNO ……SPERIAMO CHE I POLITICI DELLA NOSTRA CITTA’ PRENDONO QLK SPUNTO….I CITTADINI SI RISVEGLINO LOTTANDO PER UNA CITTA’ MIGLIORE….E PER IMESSINESINONMESSINESI CHE OSTACOLANO LO SVILUPPO DI QUESTA CITTA’ COSA POTREMMO SOGNARE?
PROFESSORE CHE BEL SOGNO ……SPERIAMO CHE I POLITICI DELLA NOSTRA CITTA’ PRENDONO QLK SPUNTO….I CITTADINI SI RISVEGLINO LOTTANDO PER UNA CITTA’ MIGLIORE….E PER IMESSINESINONMESSINESI CHE OSTACOLANO LO SVILUPPO DI QUESTA CITTA’ COSA POTREMMO SOGNARE?
Sono sempre interessato alle opinioni dei nostri giovani non impegnati in politica, quelli presenti in Consiglio Comunale sono una delusione, non si appassionano ad una visione della città, curano soltanto i loro bacini di voti a cui piegarsi, 500 1000 1500 preferenze al massimo. Le vicende delle isole pedonali sono emblematiche, sono i commercianti a dettare le loro scelte a fronte della stragrande maggioranza dei messinesi favorevolissimi. Caro SERGIO forse non ti hanno informato che oggi RENATO sindaco firma quel PATTO PER LA FALCE che renderà possibile la descrizione che fai alla fine della tua riflessione. ACCORINTI ha avuto coraggio di cestinare le scelte del CENTRODESTRA su quel territorio, riconsegnandolo ai messinesi, anche a te.
Sono sempre interessato alle opinioni dei nostri giovani non impegnati in politica, quelli presenti in Consiglio Comunale sono una delusione, non si appassionano ad una visione della città, curano soltanto i loro bacini di voti a cui piegarsi, 500 1000 1500 preferenze al massimo. Le vicende delle isole pedonali sono emblematiche, sono i commercianti a dettare le loro scelte a fronte della stragrande maggioranza dei messinesi favorevolissimi. Caro SERGIO forse non ti hanno informato che oggi RENATO sindaco firma quel PATTO PER LA FALCE che renderà possibile la descrizione che fai alla fine della tua riflessione. ACCORINTI ha avuto coraggio di cestinare le scelte del CENTRODESTRA su quel territorio, riconsegnandolo ai messinesi, anche a te.
Auguri!
Auguri!
Tutto bellissimo, però per lavorare e avere uno stipendio dignitoso è dovuto andare a Londra. Bene, si vede che ne aveva le possibilità economiche e intellettuali, e gli altri? Vivranno di pesca e si muoveranno in bicicletta? Per favore, non parliamo di flussi turistici senza collegamenti comodi, rapidi ed economici dal resto del mondo, Londra compresa.
Tutto bellissimo, però per lavorare e avere uno stipendio dignitoso è dovuto andare a Londra. Bene, si vede che ne aveva le possibilità economiche e intellettuali, e gli altri? Vivranno di pesca e si muoveranno in bicicletta? Per favore, non parliamo di flussi turistici senza collegamenti comodi, rapidi ed economici dal resto del mondo, Londra compresa.
l’ areporto di ct dista solo 80 kg se gli amministratori sanno muoversi sanno pure atrarre …infine torna alla ribalta l’areoporto del MELA…
accorinti mettiti la tuta e comincia a lavorare…a queste idee
l’ areporto di ct dista solo 80 kg se gli amministratori sanno muoversi sanno pure atrarre …infine torna alla ribalta l’areoporto del MELA…
accorinti mettiti la tuta e comincia a lavorare…a queste idee