Riprende il dibattito sugli impianti termici. Un nostro lettore esprime perplessità sull'efficacia della campagna informativa e mette in dubbio anche la legittimità della penale per chi non invii i moduli di autocertificazione alla scadenza prevista. Perorata infine la richiesta di una proroga in 106 dei Comuni messinesi
Scotta parecchio l’argomento “caldaie”. Tra vessazioni economiche di ogni genere e procedure burocratiche che talvolta hanno fatto da “rete di sicurezza” a pratiche poco limpide, aumenta la diffidenza del cittadino verso le pubbliche amministrazioni e si traduce in richieste di chiarimento e sospetti vari.
E’ il caso di uno dei nostri lettori, Giovanni Rotondo, che ha condiviso alcune riflessioni in merito al collegamento delle normative emanate a livello nazionale e locale sull’autocertificazione degli impianti termici domestici: “Premesse le incertezze sulla regolarità della gara che ha affidato alla Promoeco Sme srl il servizio in questione (gara sulla quale è tuttora pendente il vaglio del T.A.R., causa presunti vizi in corso di svolgimento) – ci scrive -, premessi gli oneri che il regolamento comunale ha ritenuto ancora una volta opportuno far gravare sui cittadini già insofferenti alle continue pressioni fiscali, e premessa la tecnicità dell’argomento che lo rende insidioso e poco propenso ad un’inesperta visione d’insieme che il cittadino medio potrebbe avere”, il “cittadino sospettoso” ricorda le promesse governative di abolire costi aggiuntivi, prevedendo procedure di controllo più snelle per gli impianti di potenza inferiore ai 100 kW.
“Il problema – prosegue – è che la scadenza per effettuare le relative autocertificazioni è stata posta per il 31 marzo onde sottrarsi al balzello di 70 euro previsto per chi non ottemperi al compito, risultando poi sprovvisto di autocertificazione all’eventuale e successivo controllo. Già la penale dei 70 euro non suscita il plauso del nostro zelante cittadino, che fa notare come il tributo in questione sia stato abolito a livello nazionale. Vi è poi il famigerato termine del 31 marzo che fa storcere il naso, essendo in contrasto con i 13 mesi di tempo previsti dal Regolamento comunale, ma che ancor più fa drizzare le orecchie per via di una campagna informativa piuttosto fiacca che precede la data in calendario”.
“Il dubbio è che dietro si nascondano logiche di profitto – non usa mezzi termini lo scrivente che si è rivolto agli organi di stampa proprio per vedere diradare le sue perplessità in merito -. I cittadini di Messina sono stati avvisati di questa scadenza? L’Azienda privata che ha avuto in appalto il servizio, applicherà successivamente al 31 marzo, una sanzione a tutti i cittadini ignari per via di una pubblicità inesistente che si vedranno annullare il costo dell’ennesimo balzello, oggi tra l’altro annullato dal Legislatore?”.
Domande che mal si prestano a risposte evasive e che diventano indice di una forte percezione di ingiustizia economica e di un’insopprimibile necessità da parte dei cittadini di essere posti al corrente circa ogni manovra finanziaria attuata dal Comune e la sua trasparenza.
Un quadro, questo, che non risulta solo dalle considerazioni svolte dal nostro lettore ma che in verità riprende le perplessità già espresse dall’Associazione Manutentori Impianti Termici Installatori Termotecnici sebbene relativamente alle diverse realtà provinciali.
L’ente, in riferimento a 106 comuni messinesi, fatta esclusione per quelli di Messina e Barcellona, ha voluto mettere in rilievo la scarsa divulgazione di tutte le informazioni necessarie sul meccanismo di autocertificazione degli impianti termici domestici. Un disorientamento generale che spinge parecchi cittadini a non procedere all’inoltro dei moduli previsti, pur essendo in regola con le manutenzioni e le relative documentazioni.
Si respira anche in Provincia quella stessa aria di diffidenza cui si faceva prima riferimento. Una sfiducia che non può che ripercuotersi sugli stessi cittadini, esponendoli alle conseguenze degli inevitabili controlli d’ufficio che porteranno con sé l’imposizione di sanzioni amministrative tra i 500 e i 3.000 euro.
Dunque, è forte anche da parte dell’AMIT una reazione al rifiuto dell’Amministrazione Provinciale di concedere una proroga al termine, sulla base di argomentazioni che non sembrano tenere il passo con lo smarrimento dei cittadini posti di fronte a tematiche di non facile gestione. Ll’AMIT insiste nella richiesta di prolungare sino al 30 aprile la possibilità per tutti di sciogliere ogni dubbio in merito, chiarendo la regolarità delle proprie posizioni. (Sara Faraci)
Non solo non ci danno la possibilità di pagare il balzello senza oneri aggiuntivi (bollettino postale €. 1,50) ma bisogna anche perdere un mezza giornata di lavoro poichè non si può trasmettere la documentazione via e-mail. E’ proprio vergognoso, siamo ancora all’età della pietra.