Marano spiega le motivazioni delle sue dimissioni e attacca Legambiente
L’ex consigliere Giuseppe Marano, da sempre attivo nella lotta per la salvaguardia dell’ambiente e della salute e da tempo responsabile dei Verdi di Milazzo, questa mattina si è dimesso da Portavoce regionale di Green Italia.
Il conflitto sembra nascere da “gravissime contraddizioni che il gruppo ha al proprio interno con Legambiente Nazionale e regionale”. “Non è assolutamente possibile- esordisce Marano- che io possa ancora restare per un solo minuto in un progetto politico dove ci sia Legambiente, una associazione che giorno 8 aprile del 2014 è venuta a Milazzo a presentare un dossier e dove si afferma che aria, suolo, sottosuolo e falde acquifere sono inquinati da prodotti petroliferi della Raffineria di Milazzo e della Centrale Edipower, ma poi non dice al territorio della Valle del Mela se abbia consegnato o meno l’istruttoria di quella documentazione gravissima ai magistrati”.
Il prpblema, secondo Marano, emerge poi anche dalla presenza di Salvatore Gitto quale assessore all’ambiente: “a tutto- afferma Marano- ciò si aggiunge che a Milazzo, con l’avallo politico di Legambiente provinciale e regionale, si ha un assessore all’ambiente, Salvatore Gitto, che afferma costantemente che nel territorio sul tema dell’Inquinamento industriale ci sono troppe esasperazioni, strumentalizzazioni e soprattutto facili allarmismi, un assessore che dialoga e che difende le industrie senza mai mettere in discussione le continue Emissioni fuggitive ed incontrollate di gas e idrocarburi della Raffineria di Milazzo”.
“Inoltre- conclude Marano- abbiamo il terzo rapporto sentieri per il sito SIN Milazzo, da dove si evince a parer nostro un disastro ambientale e sanitario senza precedenti nella storia in quanto le patologie e i decessi sono in costante crescita; per questi motivi i Verdi di Milazzo non possono più continuare a rivestire un doppio ruolo in Green Italia ma continueranno nel proprio percorso politico giudiziario, assolutamente lontani da chi pensano di fare ma non fanno”.