I legami dei barcellonesi con i clan di Giostra e Mangialupi a Messina. La longa manus dei catanesi sui locali della movida di Milazzo
Anche i clan di Barcellona, smantellato ieri con l‘operazione Dinastia, si riforniva di droga al market h24 di Giostra a Messina, gestito da Mauro e dai Papale, arrestati qualche giorno fa nel blitz Festa in Maschera.
Lo spiega il pentito Alessio Alesci agli investigatori. E fa un nome preciso. Quello di Maurizio Papale, componente dell’omonima famiglia che costituisce uno dei principali punti di riferimento del mondo dello spaccio nel quartiere Giostra a Messina. Qui la centrale dello smercio era la baracca di via degli Appennini accanto casa di Gaetano Mauro, dove proprio i Papale garantivano il servizio di pusher-turnisti che consentivano la vendita di hashish, marijuana e cocaina praticamente tutto il giorno a qualsiasi ora.
Alesci e gli atri pentiti indicano ai carabinieri del Ros anche gli altri canali di rifornimento, parlando di altre importanti piazze messinesi: i Turiano di Mangialupi, i Bonaffini. Ma anche i catanesi dei Laudani e i grossi trafficanti calabresi.
Con i Laudani di Catania i legami sembrano particolarmente stretti. Tanto che, attraverso la fornitura di droga, i catanesi mettono le mani sull’intera gestione di una discoteca, la Epic di Milazzo.
E’ sempre Alesci a svelarlo ai Pm della Dda di Messina, coordinati dal procuratore capo Maurizio De Lucia. E’ una conferma, quella del pentito, di quanto già avevano svelato agli investigatori le cimici dei Carabinieri del Ros. Ascoltando i protagonisti della vicenda, gli uomini dell’Arma hanno documentato la vicenda, che si dipana nell’arco di alcuni mesi nel 2014.
I Laudani dei Pillera-Puntina, una tra le famiglie più in vista nel panorama criminale catanese, hanno forti legami con i barcellonesi e i milazzesi, nel settore della droga. Forniscono in particolare grosse quantità di cocaina. E individuano i loro “uomini” anche per altri affari. E’ così che, all’interno di uno scontro tra soci per la gestione del noto locale Epic della città del Capo, poco a poco stringono in un debito da 25 mila euro il gestore Sebastiano Puliafito.
La trafila è quella sempre adottata dalla criminalità: arrivano armati nel locale, pretendono di non pagare, guastano le serate organizzate per creare scompiglio e ridurre il profitto de gestori. E’ successo anche nel caso dell’Epic, dove “succede un bordello” – sono le parole usate dagli indagati intercettati – anche durante una serata con Gabriel Garko come testimonial d’eccezione. Alla fine Puliafito sarà costretto a firmare una serie di assegni per fa fronte al debito, e addirittura a cedere i proventi di una grossa partita di spaccio nella movida di Milazzo ai barcellonesi di Alesci, dietro minaccia dei catanesi.