La Fp Cgil punta il dito contro i Revisori dei Conti di Palazzo Zanca che hanno chiesto una serie di documenti per verificare che il Comune sia nelle condizioni di erogare le somme relative al salario accessorio. Il sindacato chiama in causa anche il segretario generale Le Donne e parla anche della questione stabilizzazione precari.
Per i dipendenti comunali ancora niente salario accessorio. A Palazzo Zanca è tutto fermo e l’elefantiaca burocrazia comunale continua a creare problemi a dipendenti. Ad alzare la voce è ancora una volta la segretaria della Fp Cgil Clara Crocè che punta il dito contro l’ennesimo stop arrivato questa volta “per colpa” dei Revisori dei Conti che pochi giorni fa hanno chiesto agli uffici comunali una serie di documenti per verificare sostanzialmente se il Comune ha la necessaria copertura finanziaria per sbloccare queste somme destinate ai dipendenti, sia a quelli a tempo indeterminato che ai contrattisti.
Non è una novità che tra la sindacalista e il collegio presieduto da Dario Zaccone non corra buon sangue e non è infatti la prima volta che la Crocè si scaglia contro l’operato dei Revisori che, a quanto pare rischia di prolungare ancora nel tempo il pagamento di queste spettanze.
“Al Comune di Messina ormai le chiacchiere stanno a zero. I dipendenti comunali (siamo ottimisti) dovranno attendere almeno un altro mese per avere accreditato il salario accessorio del 2014” scrive la sindacalista giudica “inaccettabile” la richiesta effettuata dai Revisori dei conti e inoltrata lo scorso 16 aprile agli uffici e al Sindaco. “Eppure i revisori dei conti, secondo quanto riferito dagli uffici - continua Clara Crocé – hanno ricevuto tutta la documentazione a fine dicembre 2014. Il ritardo di quattro mesi è illegittimo. I revisori hanno il dovere di rispondere entro 15 giorni. E l'amministrazione Comunale ha obbligo, in assenza di risposte, a liquidare quanti dovuto ai dipendenti di ruolo e contrattisti”.
I revisori dei conti hanno chiesto una serie di documenti per potersi esprimere sulla delibera n. 56 del 29 dicembre 2014 che appunto delineava il "Fondo risorse decentrate anno 2014, per il personale a tempo determinato e di ruolo". In particolare hanno chiesto: l’accertamento preventivo da parte del servizio controllo interno del nucleo di valutazione sulla effettiva disponibilità di bilancio, la certificazione con relativa assunzione di responsabilità circa la sussistenza dei presupposti e delle condizioni al raggiungimento degli obiettivi, la ricognizione amministrativa finalizzata a conoscere le somme non utilizzate negli anni precedenti, al fine di verificare la corretta esclusione dal fondo.
Il segretario/direttore generale Antonio Le Donne stamane convocherà gli uffici per il prossimo venerdì, in modo da concordare la risposta da fornire ai Revisori, poi toccherà ai sindacati. La Fp Cgil però stigmatizza questa ulteriore lentezza: “Nel frattempo i lavoratori, specialmente i monoreddito e i precari, per pagare mutui bollette e tasse devono attendere gli esiti di una burocrazia che ormai è intollerabile”.
Sullo sfondo resta poi il nodo della stabilizzazione. A dicembre la partita sembrava ormai chiusa, adesso però ci si trova in una fase di stallo. La Fp Cgil contrasta a muso duro l’ipotesi avanzata da Le Donne di una stabilizzazione a 12 ore settimanali. “Il sindacato invita il Segretario Le Donne a non dare i numeri al lotto. Ancora siamo in attesa del tavolo tecnico e non abbiamo contezza del piano di fabbisogno triennale, dopo le modifiche apportate dalla Commissione del Ministero dell'Interno”. La Fp Cgil chiede una convocazione immediata dei sindacati. L’obiettivo: mettere tutte le carte in tavola e capire cosa accadrà davvero ai 300 precari comunali.
perchè non comincia ad anticipare gli sghei la cgil? facile fare i sindacalisti con il sedere degli altri.Tanto loro non pagano mai………..
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APPLICARE LE REGOLE DEL PRIVATO ANCHE NEL PUBBLICO. SOLTANTO COSI’ SI PUO’ UN PO’ RIPORTARE LA SITUAZIONE ALLA NORMALITA’. PURTROPPO QUANDO LE INDUSTRIE MANDANO A CAUSA GLI OPERAI E DIRIGENTI TUTTI SE NE FREGANO QUANDO, INVECE, SI TRATTA DI ENTI DEVONO ESSERE SALVATI. QUESTO E’ IMPOSSIBILE DA ACCETTARE. ANCHE SE ESISTE UNA LEGGE. MANDAGTE A CASA I DIPENDENTI DEL COMUNE E VEDETE COME LE FINANZE SARANNO IN PAREGGIO. ALFA ROMEO INDESIT INDUSTRIE CHIMICHE ELETTRONICHE CHIUDONO VENGONO ASSORBITE DA STRANIERI E POI LICENZIATI, NESSUNO SO RIBELLA. APPLICHIAMO CIOI’ CHE DEL PRIVATO ANCHE AL PUBBLICO.
APPLICARE LE REGOLE DEL PRIVATO ANCHE NEL PUBBLICO. SOLTANTO COSI’ SI PUO’ UN PO’ RIPORTARE LA SITUAZIONE ALLA NORMALITA’. PURTROPPO QUANDO LE INDUSTRIE MANDANO A CAUSA GLI OPERAI E DIRIGENTI TUTTI SE NE FREGANO QUANDO, INVECE, SI TRATTA DI ENTI DEVONO ESSERE SALVATI. QUESTO E’ IMPOSSIBILE DA ACCETTARE. ANCHE SE ESISTE UNA LEGGE. MANDAGTE A CASA I DIPENDENTI DEL COMUNE E VEDETE COME LE FINANZE SARANNO IN PAREGGIO. ALFA ROMEO INDESIT INDUSTRIE CHIMICHE ELETTRONICHE CHIUDONO VENGONO ASSORBITE DA STRANIERI E POI LICENZIATI, NESSUNO SO RIBELLA. APPLICHIAMO CIOI’ CHE DEL PRIVATO ANCHE AL PUBBLICO.