L’esercitazione svoltasi nella notte tre giovedì e venerdì si è rivelata un test importante per valutare le procedure di intervento di mezzi di soccorso a mare e “per terra”. Coinvolti nello scontro immaginario, così come avvenuto il 15 gennaio 2007, una portacontainer e un mezzo veloce, stavolta dell’Ustica Lines
Difficile dimenticare le scena di panico, il caos delle strade, il rumore assordante delle sirene dei mezzi di soccorso della serata del 15 gennaio…2007, quando nelle acque dello Stretto la portacontainer Susan Brochard urtò con l’aliscafo Segesta Jet della compagnia di navigazione Bluvia. E’ esattamente per evitare il ripetersi di momenti come quelli già vissuti, che nella notte tra giovedì e venerdì è stata simulata una collisione tra un mercantile, “Ambra” con 11 persone a bordo, e un mezzo veloce della Ustica Lines “Cris M.” con a 35 passeggeri e 6 membri di equipaggio. Lo scontro immaginario è avvenuto in uno dei punti più a rischio della navigazione nello Stretto, soprattutto nelle ore notturne.
L’operazione, denominata “Seasubsarex” è scattata con più di un’ora di ritardo rispetto l’orario previsto (h 22.00) e ha visto il coinvolgimento degli uomini del XV° MRSC (Maritime Rescue Sub Center) dell’Autorità Marittima dello Stretto, a cui è spettato il compito di coordinare le operazioni di soccorso in mare e la prefettura di Messina, che ha invece monitorato la situazione di “reazione” della città “a terra”, al momento dell’arrivo dei primi feriti.
La tranquillità notturna viene “scossa” alle ore 00:49 quando il Comandante della M/n “Ambra” lancia un mayday comunicando alla Sala Operativa del XV MRSC l’avvenuta collisione con un aliscafo. Immediata scatta l’identificazione del personale del Centro VTS di Messina del “Cris M.”, partito dal porto di Reggio Calabria e diretto nel Porto di Messina. La situazione sull’aliscafo però si complica: viene infatti simulato un black out totale, un principio d’incendio in sala macchine, un piccolo squarcio lato dritto, il ferimento di dieci passeggeri, di cui uno diversamente abile e due in modo grave. Viene dunque effettuato un primo triage (per identificare il tipo di emergenza, verde, gialla, rossa) a bordo del mezzo, dal personale medico del 118 imbarcato su alcune unità navali di soccorso. I feriti sono i primi a essere trasferiti sulle imbarcazioni intervenuti per il salvataggio e vengono trasportati in porto per il successivo trasferimento ai nosocomi cittadini.
Alla banchina I° Settembre del porto di Messina, viene istituito un presidio medico avanzato per accogliere i naufraghi che in parte sono stati simulati da figuranti della Croce Rossa Italiana. Nell’attività in porto, coordinata dal Centro Coordinamento Soccorsi, istituito presso la Sala di Protezione Civile della Prefettura di Messina, hanno partecipato, inoltre, mezzi e personale della stessa Croce Rossa e della Protezione Civile comunale. Simulata anche la caduta in mare di due passeggeri a seguito della quale sono scattate le attività di ricerca gestite dalla Sala Operativa del MRSC. La simulazione si conclude intorno alle tre di notte: le criticità e gli aspetti tecnici da approfondire verranno esaminati nel corso di due successivi briefing, presso la sede dell’Autorità Marittima dello Stretto e della Prefettura.
Soddisfatto il comandante Samiani, alla guida dell’AMS anche nella tragica serata del 15 gennaio, che ha seguito l’intera operazione della Centrale Vts di Forte Ogliastri, quella che, nella giornata della collisione del Segesta, al momento dell’impatto aveva già “chiuso” battenti, perché ancora in fase di sperimentazione, non ricevendo alcun segnale di quanto stava accadendo. Oggi la situazione è ben diversa, i controlli molto più ferrei. La simulazione si è sicuramente rivelata un test importante ma, e in questo caso la frase calza a pennello, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. (Elena De Pasquale)