Dire "no" al Pums significa imprigionare Messina al suo passato

Dire “no” al Pums significa imprigionare Messina al suo passato

Marco Olivieri

Dire “no” al Pums significa imprigionare Messina al suo passato

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giovedì 13 Giugno 2024 - 10:00

Invece di parlare d'innovazione, si rimane ancorati a vecchi schemi. Va chiesto alla politica di gestire meglio questi processi, non di tornare indietro

di Marco Olivieri

MESSINA – Avanti tutta o indietro tutta? Torniamo al passato o ci indirizziamo verso un futuro da governare e programmare? Il dibattito in Consiglio comunale sul Pums, Piano urbano della mobilità sostenibile, sembra oscillare tra queste due spinte. Fratelli d’Italia parla di “colpo mortale all’economia delle aziende messinesi”. Ma chi, proveniente da altre realtà, dovesse seguire questo acceso confronto politico penserebbe di avere messo indietro le lancette della storia. L’indirizzo politico del Pums è in linea con quanto deve essere realizzato, e si sta realizzando, a livello nazionale ed europeo.

Che oggi l‘economia messinese, debolissima per fattori strutturali che meritano un’analisi a parte, debba dipendere dalla possibilità di utilizzare l’auto ovunque risulta davvero paradossale. Imprese e commercio devono “giocarsi” la carta del presente e del futuro in termini d’innovazione. Non certo avere lo sguardo rivolto al passato. Quello che bisogna chiedere all’amministrazione comunale è di gestire meglio questi processi, di ridurre gli errori e affrontare, con gli interlocutori istituzionali, i nodi sociali ed economici che affliggono Messina.

Tra isole pedonali da estendere, piste ciclopedonali sulle careggiate e Zone a traffico limitato (Ztl), in primo piano è il tema della discussa pedonalizzazione nel tratto del Viale San Martino, Villa Dante e il Viale Europa. In più, vanno considerate le modifiche alla viabilità nelle zone nord e sud. Ma andrebbe precisato che il Pums, un obbligo per i Comuni sopra i 100mila abitanti, è un documento di programmazione soggetto a verifiche, nel 2026, e a possibili variazioni. “Non tutto viene poi atttuato”, ha specificato più volte l’assessore Mondello.

La dittatura dell’auto a Messina

Ha osservato di recente Giuseppe Saija, esperto in mobilità sostenibile e segretario di “Fiab Messina ciclabile”: “Finché avremo un numero così elevato di auto in circolazione, non c’è Pums che tenga. A Messina si stima la presenza di circa 140mila auto su 220mila abitanti. Questo è il problema. In più, il tasso medio di utilizzo delle auto private si colloca intorno all’8% del tempo. Cioè, per la stragrande maggioranza del tempo, le auto sono ferme, occupando per lo più spazio pubblico che potrebbe essere fruito dai cittadini in modo diverso”.

“Messina lontana dagli obiettivi della mobilità sostenibile entro il 2030”

A questo si aggiunga lo studio fatto da “Clean Cities Campaign”. Si tratta di una coalizione europea di oltre 70 Ong, associazioni ambientaliste, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. In questo lavoro si chiarisce subito, sin dal titolo, che “Messina è ancora lontana dagli obiettivi della mobilità sostenibile entro il 2030”.

Si legge nello studio: “La città dello Stretto si colloca al secondo posto, dopo Catania, come città con la maggiore densità di veicoli privati. Anche in questo caso è davvero rilevante il numero di veicoli in circolazione e il comportamento degli automobilisti produce fenomeni di occupazione di tutti gli spazi, con la “sosta selvaggia”, che il Comune cerca di constrastare anche attraverso campagne di comunicazione”.

Il trasporto pubblico e le piste ciclabili a Messina

In ogni caso, pur rimanendo il nodo irrisolto del tram, il servizio di trasporto pubblico ha fatto importanti passi in avanti nell’ultimo anno. Più autobus e iniziative come MoveMe, con abbonamenti super scontati, vanno decisamente nella direzione giusta, anche se su questo versante (e non solo) c’è molto da lavorare.

Continua “Clean Cities Campaign”: “Per quanto riguarda le piste ciclabili, è “calma piatta”. Fra il 2016 e il 2022 sono rimaste esattamente le stesse, 7,2 km, pari a 0,3 chilometri ogni 10.000 abitanti, quando lo standard europeo per una città di queste dimensioni dovrebbe essere di almeno 15 km/10.000 abitanti. In rapporto alla popolazione, contende con Napoli e Catania la maglia nera di Comune meno ciclabile fra i capoluoghi di città metropolitana, che, invece, ha saldamente in termini assoluti e in rapporto al territorio (3,4 km per 100 kmq)”.

In realtà, nel campo delle piste ciclabili, c’è stata un’accelerazione nel 2023. E l’utilità o meno delle piste ciclabili, come dei parcheggi, ha animato il dibattito cittadino.

Record di incidenti stradali a Messina

Non mancano i dati allarmanti in termini di ambiente, condizioni dell’aria e impatto sulla salute. Quello più drammatico riguarda gli incidenti stradali: “Quasi 700 gli incidenti stradali nel 2022 con 15 morti e quasi 1000 feriti. Messina detiene nel 2022 il record – fra i Comuni monitorati dall’Osservatorio – della maggiore incidenza di morti in incidenti stradali per abitante (6,8 morti per 100mila abitanti)”.

Da questo punto di vista, la riduzione della velocità urbana a 30 chilometri orari diminuisce drasticamente, come già dimostrato a Bologna, il numero di incidenti. Un altro modello di città è possibile, insomma, e non bisogna rassegnarsi alla dittatura della velocità e delle auto.

Di conseguenza, il tema vero è governare bene questi processi di cambiamento, necessari per migliorare la qualità della vita. Progresso economico e mobilità sostenibile possono camminare insieme. E solo (o quasi) a Messina si crede ancora che venga dall’auto il movimento necessario per creare economia.

Servizi pubblici, supporto alle persone con disabilità e agli anziani, spazi pedonali e verdi da far riconquistare ai cittadini: è questa la strada da percorrere.

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11 commenti

  1. Dire no al Pums, significa salvare l’economia cittadina, la vivibilità della città( vedi anziani e disabili), i soccorsi e la sicurezza.
    Dire no, significa ragionare meglio su cosa fare per il bene della città.
    Non esiste solo “si, per prendere i soldi”.
    Altrimenti questi soldi non serviranno comunque, sarà la distruzione per economia, vivibilità e soccorsi.

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  2. Basta leggere titolo e sottotitolo dell articolo per essere pienamente d’accordo su quanto scritto dal Sign. Olivieri.
    Chi non riesce ad avere questo switch culturale è giusto che si faccia da parte, chiuda bottega e si dedichi ad altro in assenza di RDC.

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  3. Sono d’accordo con chi mi ha preceduto. Dire che il Pums è obbligatorio non significa nulla, è tutta fuffa. Che significa?? E’ obbligatoria la pianificazione, non il contenuto della pianificazione. Il contenuto è discrezionale, e va adattato alla conformazione urbanistica e topografica di una città, alla sua longitudinalità, all’assenza di via alternative, alla quantità di anziani, alla presenza di tantissime attività professionali e soprattutto studi medici nel centro cittadino, e tante altre variabili. Quindi trincerarsi dietro l’obbligo formale è da ipocriti e da sordi, perchè i contenuti vanno concordati tenendo presenti le varie esigenze della collettività, non solo quelle che fanno comodo a chi vuole prendere finanziamenti a pioggia tanto per prenderli! Quello che infastidisce è la sordità di questa classe amministrativa.

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  4. Caro Tempostretto sull’argomento viabilità cittadina … e non solo ultimamente , siete scandalosamente di parte e completamente staccati dalla realtà

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  5. Messina era più bella sino agli anni 90senza tram,parcheggi a pagamento,senza cinesi,i negozi lavoravanosul viale si poteva passare con la macchina,ci stava bene ,poi per colpa,della politica,tutta,prima il,tram…

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  6. Le auto devono sparire dal centro città se non strettamente necessarie.
    Esiste il rischio di impresa.
    Le aziende nascono muoiono e rinascono adattandosi anche alle necessità urbane, non il contrario.
    Sono stanco di essere schiavo del surplus di auto che azzera la vivibilità di ognuno.
    Questa amministrazione sta facendo quello che deve, riportandoci con un piede nel presente.

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  7. Prima di pensare ad implementare ulteriori limitazioni del traffico veicolare già asfittico per la limitatezza ed il restringimento delle sedi stradali rispetto al numero di abitanti e per la concentrazione di servizi in zone centrali e la carenza contemporanea di modalità di trasporto alternative di pari livello, bisognerebbe far si che l’esigenza di utilizzare un veicolo privato soprattutto per necessità a carattere ricorrente sia ridotta. Questo passa solo per 2 vie. O si elimina alla base la necessità di spostarsi, almeno per lavoro o per studio o si creano servizi alternativi all’auto che garantiscano pari o maggiore efficacia in termini di tempi e possibilità di trasporto. In una città in cui non vi sono metropolitane o simili, dove non ci sono efficaci servizi scuolabus e dove la stragrande maggioranza di ciò che serve di frequente è localizzata centralmente, pensare di trasformare il nucleo centrale in una grande pista ciclabile o in una area pedonale sperando che ciò che poi è necessario nei fatti venga da sé e’ utopia pura.

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  8. Per fortuna che il sindaco lo può vedere dalla finestra della sua stanza quanto danno ha fatto la pista ciclabile fra il viale Boccetta e la Via Cesare Battisti: a qualunque ora del giorno la fila al semaforo arriva anche fino al teatro con soste per le auto ed i mezzi pubblici di tre o quattro minuti per poter passare.
    Viva la pista ciclabile, ma in questo caso i verdi devono decidere se difendere la pista ciclabile a danno dell’inquinamento o viceversa.
    Un consiglio: chiede ad ATM e alle altre ditte di trasporto pubblico o privato le registrazione dei tempi di percorrenza del tratto in oggetto.

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  9. francesco garreffa 14 Giugno 2024 10:46

    NON VI PREOCCUPATE STO ANDANDO AL SEGGIO ELETTORALE PER DARVI IL MIO VOTO……. VADO IN FRETTA SE NO ARRIVO TARDI.

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  10. francesco garreffa 14 Giugno 2024 10:47

    STATE ROVINANDO UNA CITTA’ ED IL COMMERCIO A FAVORE DEI CENTRI COMMERCIALI

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  11. dire no al pums vuol dire tornare a vivere in libertà in centro città. Per i fanatici delle regole andate nel veneto o friuli venezia giulia dove la dittatura non è mai finita.

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