A causa della mancata applicazione della Piccola Soluzione, i cittadini trans e transgender possiedono documenti i cui nominativi rispecchiano ancora quelli registrati all'anagrafe. Un disagio che emerge ogni volta che esplicano il loro diritto al voto. Fabiola Rinaldi, responsabile regionale trans dell'Arcigay, racconta la sua esperienza e sottolinea: "Messina non è omofoba".
Donne, ma con i documenti al maschile. E viceversa. Quasi che i dati registrati all’anagrafe rappresentino un destino ineluttabile. Succede in Italia a tanti cittadini trans e trans gender. “In occasione delle elezioni regionali sono andata a votare, mettendomi nella fila delle donne. I miei documenti, però, sono ancora al maschile, per questo la scrutinatrice ha preso lei stessa il registro degli uomini per compilare i dati, senza fare spostare me”. Questa la testimonianza di Fabiola Rinaldi, responsabile Regionale Trans per l’associazione Arcigay. Un copione, quello raccontato, che si ripropone ad ogni elezione: “Messina non è una provincia omofoba, certo può capitare che ci sia un certo disagio quando vedono i documenti. Quando io mi presento per votare ci sono le due file con i due registri, io vado nella fila delle donne ed ho sempre trovato persone che mi porgono il registro degli uomini, senza farmi problemi o farmi spostare. Poi mi salutano chiamandomi signora”.
Nonostante l’attestato di merito che ancora una volta incassa la nostra provincia per quanto riguarda la scarsa percentuale di omofobia – come confermato anche dal presidente della sezione cittadina dell’Arcigay Makwan Messina, Rosario Duca – resta il disagio psicologico. Un problema che si potrebbe agevolmente eliminare applicando la cosiddetta “piccola soluzione”. Una legge che consente la possibilità di modificare i dati anagrafici senza alcuna necessità di interventi ormonali e/o chirurgici. La piccola soluzione è già in Parlamento, pronta per essere applicata, ma ancora non ha ricevuto l’ok definitivo. Un altro tassello che fa dell’Italia un paese arretrato per quanto riguarda l’applicazione dei diritti civili, per cui le associazioni LGBT – acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender – continuano a battersi per affermare i diritti di tutti. Con il dovuto buon senso: “anche se rivendichiamo i nostri diritti – spiega Fabiola Rinaldi – comprendiamo però che oggigiorno con le grosse problematiche che deve affrontare il nostro paese non è al momento prioritaria. Vigileremo affinché venga attuata, però, appena possibile”.
In Italia vige la legge 164 del 14 aprile 1982, fortemente voluta dal Movimento Italiano Transessuali e dai Radicali. Questa legge riconosce alle persone transessuali la loro condizione e ne riconosce il sesso di transizione. Per quanto riguarda la piccola soluzione, si inserisce invece in un percorso diviso in due tappe – chiamate soluzioni appunto – mutuate dalla legge Tedesca redatta nel 1980. La seconda tappa, chiamata grande soluzione, prevede dopo almeno due anni di vita vissuta come appartenente al sesso di elezione e dopo varie verifiche, di accedere all'iter che porta fisicamente alla riassegnazione chirurgica del sesso. In attesa dell’applicazione effettiva della Piccola Soluzione, le associazioni LGBT lavorano per affermare i diritti dei trans nei vari settori della vita sociale, soprattutto in quello lavorativo. Qui la massima aspirazione è avere una rappresentanza specifica. Un passo avanti, a livello locale, è stato fatto il 19 aprile scorso, quando nell’assemblea provinciale delle donne della Cgil è stata inviata, per la prima volta, anche un’esponente trans.
Buone notizie arrivano su questo fronte anche dall’Università di Messina. Per la nuova edizione del corso Donne, Politica ed Istituzioni, coordinato dalla professoressa Antonella Cocchiara, è prevista un modulo dedicato esplicitamente ai cittadini trans e transgender. “L'incontro è previsto per il 10 ottobre prossimo e l'ho intitolato: Le persone transgender: tra corpi rinnegati, identità personale e diritti fondamentali". Spiega la professoressa Cochiara. All’iniziativa dovrebbe prendere parte la Responsabile Nazionale Transgender dell’Arcigay. Piccoli, significativi passi verso una società realmente paritaria. (Eleonora Corace)
questi sì che sono problemi seri……..