Avanzata dalla Cgil la proposta per l'elaborazione di una legge quadro regionale per la disciplina del diritto allo studio. L'iniziativa verrà affiancata da una petizione popolare, le firme per la quale saranno raccolte fino al 30 aprile
Sono passati quasi quarant’anni. Quarant’anni da quel 24 luglio 1977 in cui, con un decreto, il Presidente della Repubblica delegava alla regioni italiane la competenza in materia di istruzione, assegnando loro il compito di dotarsi di leggi interne onde disciplinare il diritto allo studio. Quarant’anni in cui, nella nostra regione, tale prescrizione è stata regolarmente disattesa. Quarant’anni in cui la Sicilia non si è adoperata per adottare una legge quadro regionale in grado di provvedere a un’armonica conciliazione delle esigenze locali in materia di istruzione. Quarant’anni in cui è avanzata e si è estesa a macchia d’olio la disomogeneità e le diseconomie apportate da interventi disorganici e mal coordinati.
Quarant’anni che, certo, non possono essere cancellati ma ai quali FLC Ggil Sicilia, Cgil Sicilia e la Rete degli Studenti Medi Sicilia, si propongono di mitigare avanzando la proposta di elaborazione di una legge quadro regionale che ottimizzi le divergenze territoriali consentendo all’intera regione di scuotere dalle proprie spalle il peso di un’arretratezza che grava con sempre maggior vigore al passare degli anni.
Svecchiamento e messa al passo con gli standard nazionali, le parole chiave. E infatti, laddove i servizi scolastici integrati sono fruiti in Umbria dal 27% dei bambini e dal 29% in Emilia Romagna, sono appena il 5% dei piccoli siciliani che si rapportano a questa innovativa realtà. Solo al 6% degli alunni viene garantito il tempo pieno, fonte di utile agevolazione per le famiglie, mentre la media nazionale si attesta al 30% con punte del 95%. La dispersione scolastica supera nella nostra amata isola il 25% e i finanziamenti accusano una diminuzione in picchiata che li porta dai 222 milioni dello scorso anno ai 177 del nuovo.
Messi male anche i servizi di trasporto, che diventano corollario imprescindibile per una regolare frequenza scolastica, soprattutto da parte degli alunni provenienti dalle zone più distanti dal centro. Apprensioni, poi, per il costante rischio sismico al quale almeno il 52% delle strutture ospitanti gli istituti scolastici, sembrano non essere del tutto in grado di far fronte. Nove edifici su dieci non sono a norma e il rilancio dell’edilizia scolastica langue, in linea con lo stallo che avvinghia l’intero settore.
Una realtà che non fa certo onore alla regione siciliana e che si traduce, tra l’altro, in una costante disattesa dei principi costituzionali che sanciscono il pieno sviluppo della persona umana anche grazie all’elaborazione di una coscienza critica che solo l’istruzione può contribuire a far maturare.
Una cornice che, tra l’altro, è indice di una scarsa presenza dello Stato all’interno del nostro martoriato territorio e alla quale la Cgil intende ovviare anche contrapponendo a questa disattenzione la voce forte della popolazione, espressa attraverso una petizione popolare per l’acquisizione della tanto sospirata legge quadro regionale. La raccolta di firme sarà promossa nelle sedi della stessa Cgil e all’interno di talune scuole, fino al 30 aprile.
Quasi una goccia nell’oceano per chi si propone obiettivi talmente ambiziosi. Leandro bianco, della rete regionale degli studenti medi, parla infatti dell’introduzione di un sistema trasversale che garantisca borse di studio agli studenti più meritevoli, favorendo anche l’integrazione di alunni disabili o immigrati. Pasquale Calapso, rappresentante del sindacato studentesco messinese Rete di Aggregazione Studentesca, mira invece a una regolamentazione giuridica che si faccia foriera di una società democratica e ugualitaria. Interviene infine anche la segretaria generale della FLC Cgil di Messina, Graziamaria Pistorino che punta alla rinascita di un’identità economica della nostra terra tramite la costruzione quotidiana di abilità opportunamente orientate. (Sara Faraci)