Decine di associazioni, comuni e sigle civiche vogliono partecipare al processo per l'inquinamento e la mancata bonifica del sito
Messina – Le associazioni ambientaliste, quelle dei consumatori, Comuni della zona, comitati cittadini e sigle civiche. Sono decine le richieste di costituzione di parti civili all’udienza su venti anni di disastro ambientale a Mazzarrà Sant’Andrea.
L’udienza preliminare
Il vaglio preliminare si è aperto ieri davanti al giudice Salvatore Pugliese che, dopo aver affrontato una serie di eccezioni di natura tecnica (notifiche irregolari e altro), ha “fatto l’appello” di tutti i soggetti che vogliono partecipare al processo come rappresentanti dei danneggiati dal disastro ambientale. Tra questi i Comuni di Furnari e Mazzarrà, il Ministero dell’Ambiente, Legambiente Sicilia, Codacons ma anche tante altre sigle e anche gruppi associati. Una lunga lista sulla quale il giudice non si è ancora espresso: lo farà alla prossima udienza del 13 dicembre, fissata proprio per decidere chi è ammissibile come parte civile, sciogliere la riserva assunta sulle altre questioni sollevate dalla difesa, poi entrare nel merito dell’udienza preliminare.
I nomi
Sono tanti gli indagati per i quali la Procura di Messina ha chiesto il rinvio a giudizio, tra commissari liquidatori, vertici di TirrenoAmbiente, la società che gestiva il sito prima del “crack”, soggetti indiziati a vario titolo di esseere responsabili dell’inquinamento prima e la mancata messa in sicurezza e bonifica dopo. Si tratta di: Sonia Alfano, Giuseppe Antonioli, Pierluigi Biffo, Maurizio Bonasera, Roberto Campagna, Francesco Cannone, Salvatore Cocina, Maurizio Costa, Antonio Crisafulli, Francesco Cucinotta, Antonia De Domenico, Calogero Foti, Sebastiano Giambò, Dario Grussu, Francesco Lo Cascio, Carmelo Navarra, Carmelo Pietrafitta, Alfio Raineri e Roberto Ravidà. Le accuse sono contestate anche alla società Tirrenoambiente, affidata all’avvocato Angelo Vitarelli, curatore fallimentare.
L’indagine dossier su 20 anni di inquinamento
I reati ipotizzati dalla Procura abbracciano una ventina d’anni e arrivano fino al 2023. Una sorta di “indagine-dossier”, questa della magistratura messinese, che ripercorre gli sviluppi della gestione della discarica di Mazzarrà e gli anni successivi al sequestro del 2014, passando risultati delle analisi dei vari enti, dall’Arpa ai Carabinieri del Nas, effettuati a più riprese. La tesi dei pubblici ministeri è che nel disastro ambientale che la discarica rappresenta oggi, e della mancata bonifica del sito, c’è la “colpa” un pò di tutti quelli che se ne sono occupati, a vario titolo e sotto diversi profili.