La Regione dà il via libera ma c'è in ballo un ricorso del Comune di Furnari
La vecchia discarica di Mazzarrà, chiusa nel novembre 2014, diventerà un polo per la produzione di biometano e compostaggio di qualità. Il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti ha dato l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) con validità dieci anni alla Srr (Società regolamentazione rifiuti) Messina Provincia con decreto numero 148 del 10 marzo 2023 firmato dalla dirigente Rosalba Consiglio e dal funzionario direttivo Francesco Arini.
Il progetto prevede anche “il recupero di materia dal trattamento di rifiuti urbani, con inclusione e adeguamento delle strutture esistenti, comprese le opere connesse”.
Autorizzazione chiesta due anni fa
La Srr aveva presentato istanza di autorizzazione integrata ambientale il 2 marzo 2021, quindi due anni fa, e il 7 ottobre 2022 era arrivato il provvedimento di Via (Valutazione d’impatto ambientale) positivo con alcune prescrizioni: l’impianto potrà essere realizzato solo dopo il collaudo della messa in sicurezza definitiva dell’adiacente vecchia discarica, poi ci sono i valori limite sui rifiuti destinati allo smaltimento.
Il ricorso del Comune di Furnari
Pareri tutti positivi tranne quello del Comune di Furnari, che il 6 dicembre 2022 ha presentato ricorso al Tar. Il sito, infatti, ricade nel Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, che ha dato parere positivo, ma a 650 metri dal centro di Furnari e 1 chilometro e 350 metri dal centro di Mazzarrà.
Il progetto
Il progetto prevede due sezioni impiantistiche distinte per umido, sfalci verdi e rifiuti indifferenziati residuali. È inoltre prevista la riattivazione ed integrazione dell’impianto esistente per il “trattamento di rifiuti liquidi” per renderlo funzionale al trattamento del percolato dell’ex discarica e dei reflui e percolati provenienti dalla piattaforma.
La capacità massima autorizzata è di 60mila tonnellate all’anno di umido più scarti (63mila in caso di 5 % di scarti, 70mila in caso di 15 % di scarti) e 21mila 800 tonnellate all’anno di sfalci verdi; 100mila tonnellate all’anno di rur (rifiuti urbani residui) cioè indifferenziati; 73mila metri cubi di percolato l’anno con ristrutturazione dell’impianto esistente per riutilizzare le acque depurate per gli usi industriali, di irrigazione delle aree a verde e di processo interni all’impianto minimizzando conseguentemente l’approvvigionamento idrico dall’esterno.
Quest’ultimo è il primo intervento previsto nel cronoprogramma, per essere subito funzionale allo smaltimento del percolato prodotto dalla discarica, parallelamente all’avvio della messa in sicurezza definitiva della vecchia discarica. La produzione di percolato sarà a livelli decrescenti fino a stabilizzarsi a livelli molto inferiori dopo il completamento della copertura della discarica.
Soldi buttati al vento senza che si concluda nulla poiché l’impianto è inquinante sia per le falde acquifere che per l’aria, fregandosene della salute dei cittadini, e non risolveranno la grave emergenza rifiuti. Non è più tollerabile assistere a queste progettazioni di mille e una notte, si va indietro al posto di progredire con impianti di ultimissima generazione che ci sono stati proposti ma, cosa ancora più grave, che non rispettano le direttive della Comunità europea.