Francesco Lucchesi (Cgil) "I dati Istat vanno interpretati"
Francesco Lucchesi, della segreteria regionale della Cgil, i dati Istat indicano una crescita del lavoro. Qual è la situazione in Sicilia?
“Dobbiamo leggere i dati e verificare attentamente la qualità dei numeri. Prima di tutto, il dato nazionale non è in linea con quello regionale. In Sicilia non si registra un aumento dell’occupazione. Rispetto al 2023, nell’isola, abbiamo un calo di circa cinquantamila unità. E Unioncamere fornisce un quadro di aspettative d’occupazione inferiore all’anno scorso. A questa considerazione si aggiunge un altro elemento del dato a carattere regionale e nazionale da valutare bene”.
In che senso?
“Un aspetto che non si sottolinea mai, quando si parla di questi numeri, ed è un dettaglio decisivo. Quale? L’istat certifica come soggetto occupato anche chi lavora un’ora alla settimana. Ha un’attività lavorativa ed è dunque fuori dal calderone dei soggetti inoccupati o in cerca di lavoro. Ma è chiaro che se lavori un’ora alla settimana non percepirai un reddito tale da avere una tua autonomia. In più, quanti contratti a tempo indeterminato vengono fatti? La maggioranza delle persone che lavorano sono a tempo determinato, o con forme precarie, e raggiungono una percentuale che oscilla dall’84 all’86 per cento delle nuove assunzioni. Quindi, solo il 14 o 15 per cento risulta a tempo indeterminato. E c’è un ulteriore elemento di riflessione”.
Quale?
“I contratti a tempo inderterminato sono frutto soprattutto di trasformazioni di contratti che, in precedenza, erano a tempo determinato. Trasformati o perché si sfruttano gli incentivi da parte dello Stato o perché le leggi obbligano ad assumere a tempo indeterminato, dopo che il lavoratore ha svolto un’attività in un’azienda per due anni”.
Non a caso la Cgil di Messina si è soffermata sulla crisi economica nella Città metropolitana. E c’è anche una qualità del lavoro che non è sempre adeguata sul piano economico…
“Noi in Sicilia abbiamo un reddito medio che è inferiore alle diecimila euro l’anno, che è la paga maggiore. E questo fa il paio con il numero che ci vede disgraziatamente primi in Europa per il numero di soggetti in stato di povertà a carattere nazionale. Come evidenzia il segretario nazionale Landini, si è poveri pur lavorando. Il lavoro è povero perché i salari sono bassi”.
Ma qual è la soluzione?
“Occorre intervenire sia sulla contrattazione collettiva, sia sul salario minimo. Se si ha un stipendio da 4 o 6 euro l’ora, pur lavorando 40 ore alla settimana, non si esce dalla soglia di povertà”.
E ANCORA NON AVETE VISTO NULLA, TRA MASSIMO 10 ANNI, QUANDO TUTTO L’ESECITO DEI PRECARI, PARLIAMO DI PIU DI CENTOMILA PERSONE SOLO IN SICILIA ANDRANNO IN PENSIONE, CON UNA PENSIONE SOCIALE O COMUNQUE DA FAME PERCHE’ NON POTRANNO AVER MAI MATURATO 40 ANNI RETRIBUTIVI, GRAZIE A QUESTA CLASSE POLITICA INUTILE , CHE ANCORA A TUTT’OGGI CON PERSONE SULLA SOGLIA DEI 55 ANNI NON LI HA STABILIZZATI E HA APPROFITTATO DI QUESTI SOGGETTI SOLO PER CREARE UN SERBATOIO DI VOTI PROMETTENDO CASTELLI IN ARIA , GUARDA CASO SEMPRE IN PROSSIMITA’ DEL PERIODI ELETTORALE.