Sono le città metropolitane con il più alto tasso d'inoccupati per la fascia d'età dai 15 ai 24 anni
Palermo e Messina sono le città metropolitane con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Il capoluogo di regione e la città dello Stretto, rispettivamente con il 26.1% e il 25.3%, sono in testa per quanto riguarda l’età dai 15 ai 24 anni. Si legge in un documento della Commissione europea: “Nel 2021, nell’Unione europea, vi erano tre milioni di giovani disoccupati. I tassi di disoccupazione giovanile sono stati superiori di oltre 20,0 punti percentuali alle rispettive medie nazionali a Messina (Italia), Les Abymes (Francia), Taranto (Italia), Las Palmas (Spagna) e altri tassi bassi rispetto alle rispettive medie nazionali sono stati registrati a Bratislava (Slovacchia), Braov e Cluj-Napoca (Romania) e Timioara (Romania)”. E se, fino all’età scolastica, il problema da affrontare è quello della dispersione, per la fascia d’età 19-24, se non s’intraprendono degli studi universitari, spesso non c’è davvero “terra dove andare”, per citare una canzone di Ivano Fossati.
La disoccupazione giovanile e femminile, il il 46% dei Neet, che non studiano e non cercano lavoro, la debolezza delle imprese, il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione sono tutti pezzi di un quadro coerente. In base ai dati Istat, Messina ha il più basso tasso d’occupazione dei grandi Comuni, con solo il 35,1 per cento d’occupati. L’emigrazione di massa e l’impoverimento complessivo, senza nascondere pure la diffusione del lavoro nero in un’economia legale debole, incidono pesantemente. Anche i dati sulle imprese che cessano l’attività a Messina e provincia,1.996 nel 2021, non risultano incoraggianti.
Negli ultimi dodici anni sono andati via dalla Sicilia circa 310.000 abitanti e a Messina quasi 25mila abitanti negli ultimi dieci anni, secondo i dati Istat. Perché rimanere? Come è stato messo in evidenza in occasione del recente ottavo congresso provinciale della Cgil, in Sicilia il 9,6% della popolazione vive in uno stato di grave sofferenza, il 38,1% è a rischio povertà e il 43,5% è a rischio povertà ed esclusione sociale. Soprattutto non esiste un piano straordinario per creare occupazione in tempi rapidi, a parte il necessario sblocco in ambito pubblico. I progetti non mancano, nel territorio messinese, ma occorre uno sforzo in più, e subito, tra Europa, governi nazionali e regionali, Comune e Città metropolitana.
In questo contesto, a Messina il tasso di occupazione fra gli uomini di età compresa fra i 15 e i 64 anni si assesta al 50%, quasi il doppio di quello delle donne, fermo al 28%. Ed ecco un altro segnale allarmante, registrato dal Sole 24 Ore: il territorio provinciale messinese è al 95esimo posto per persone con almeno un diploma, per laureati e altri titoli terziari, in un’età che varia dai 25 ai 39 anni (dati Istat 2021). Pochissimi laureati e pure pochi diplomati, insomma, in una realtà dove l’emergenza sociale tende ad aumentare.
Emergenza lavoro, un piano straordinario potrebbe risollevare il territorio messinese
Lo abbiamo scritto di recente: per il territorio messinese solo un investimento massiccio in termini di investimenti in infrastrutture, cultura, imprese, personale competente nei bandi europei e nella burocrazia potrebbe invertire la tendenza. Il Pnrr – Piano nazionale per la ripresa e resilienza, nonostante le difficoltà al sud a valorizzarne le potenzialità, e Pon Metro rappresentano comunque due occasioni da non perdere. In generale, occorre ripartire da una nuova centralità della scuola e dell’Università e da un piano straordinario nelle politiche sociali e del lavoro. O adesso o mai più.