L'allarme lanciato su sette torrenti, dalla costa jonica a quella tirrenica, che hanno già esondato. In qualche caso con conseguenze tragiche. Che fine hanno fatto i fondi già stanziati?
Nell’ottobre 2015 un’ondata di piogge torrenziali si abbattè sul messinese. Da Taormina a Messina, poi dal capoluogo alla costa tirrenica, moltissimi corsi d’acqua esondarono. Eppure i rischi erano noti da tempo. La piena è passata e ancora oggi restano alcuni allarmi rossi.
Preoccupano in particolare il Sirina, a Toarmina, il San Giovanni e il San Filippo a Letojanni – dove si è verificata l’ultima frana, per intendersi – il Savoca e il Pagliara. Lo stato dell’arte è da letteratura: immondizia, detriti, argini appesantiti dalle costruzioni, strade che attraversano gli alvei, costruzioni abusive sin dentro il letto del torrente, o abitazioni dotate di regolare, e discutibile, concessione edilizia.
Eppure su quei torrenti non è mai, o quasi, stata effettuata una manutenzione. Gli studi esistono. Mancano i soldi, lamentano gli enti preposti.
Dalla costa jonica alla tirrenica, tra Rocca di Caprileone e Capo d’Orlando il letto del torrente Zappulla si è innalzato negli anni fino a sfiorare la Nazionale, mentre i torrenti che vi convergono sono affollati dalla vegetazione, strozzati dalle strade di collegamento veloce che conducono ai centri collinari. Il torrente Rosmarino ha già mietuto una vittima. La fotografia di apertura vale più di mille parole, per descrivere la situazione attuale. E i rischi.
Genio e Protezione Civile anche in questo caso hanno stilato innumerevoli perizie. Progetti rimasti nel cassetto. Nel 2014 la Regione ha demandato gli interventi all’Ente per lo Sviluppo Agricolo, allora guidato da Francesco Calanna. All’Esa, l’Unione Europea aveva destinato decine di milioni di euro. A fine esercizio il Governo Renzi ha revocato una buona parte dei fondi Pac proprio per mancanza di progettualità. Eppure le perizie del Genio c’erano.
Palermo ha poi demandato un altro “pacchetto” di interventi in somma urgenza al Consorzio di Bonifica messinese. Uno degli enti siciliani contro cui puntò il dito, lo scorso anno, l’assessore regionale all’economia Baccei, definendolo uno stipendificio dai bilanci fantasma. Impossibile individuare gli interventi effettuati. Molto più tracciabili i fondi stanziati: 50 milioni di euro l’anno, quasi totalmente spesi per il carrozzone.
In vista del prossimo inverno, fa ben sperare l’intervento del Corpo Forestale regionale, che già a metà mese avrà a disposizione l’elenco degli interventi di pulizia da effettuare.
Alessandra Serio