Solo il martedi e il giovedi di mattina, limitatamente a due ore, è possibile consultare il prezioso materiale dell’archivio della diocesi di Patti. Archivio che conserva pergamene datate a partire dall’XI secolo e raccoglie documenti manoscritti a partire dal 1505.I documenti più antichi (XIII-XIV secolo) che menzionano il casale di Castanea sono conservati a Palermo, nel fondo della Magione, inv. 28, presso l’archivio di Stato della Catena e riguardano e attestano, oltre la normale amministrazione (riveli, censi, atti notarili ecc. ecc) la secolare controversia che si perpetuò per secoli fra l’Ordine di Malta, l’Arcivescovo di Messina e il Senato in merito alla giurisdizione e possesso del casale di Castanea tanto che nel 1618 il Senato Messinese inviò in Spagna, alla corte di Madrid, lo storiografo Amico, col compiti sia di tutelare gli interessi della municipalità e al contempo svolgere importanti indagini circa il possesso del casale. Le notizie riportate in patria non accolsero il favore né del Senato, né del popolo, ormai stanco delle vessazioni a cui era sottoposto dagli usurpatori cavalieri di Malta, né tantomeno dall’Arcivescovo Biagio Proto che, nel bel mezzo di questo clima febbrile, di guerriglia e acceso, eresse a parrocchia la chiesa della SS. Trinità. Detta chiesa era già esistente nel XVI secolo e ce ne da notizia, in uno dei tanti incontri tenuti e sostenuti dall’associazione Giovanna d’Arco, Marcello Espro già bibliotecario al Museo di Messina, appassionato e studioso di storia, arte e filosofia ecc. ecc,notizia rinvenuta dallo stesso e che farà parte di una pubblicazione. Nell’archivio è consultabile il documento originale che attesta l’erezione a parrocchia di detta chiesa e retrocede la data di sei anni, ossia il 24 aprile del 1622.
L’altra notizia importante che sconoscevamo è la soppressione del convento della SS. Annunziata degli agostiniani avvenuta nel 1672. Prima di consultare direttamente i documenti, queste due date venivano fornite dalla diligente e certosina opera di Riccardo Magistro, esperto conoscitore a menadito delle carte qui conservate, che oltre alla discreta e severa accoglienza, avvalorata dalla presentazione del prof. Marcello Mollica, antropologo, e frequentatore assiduo dell’archivio, aveva preparato una sintesi descrittiva del posseduto riferito al casale di Castanea, documenti che vanno dal 1622 fino al 1672. Difatti per porre rimedio alle continue liti la Santa Sede decise per più di un secolo di nominare un Delegato Apostolico proprio per la terra di Castanea e tale ufficio toccò più volte al Vescovo di Patti, altre a quello di Lipari e anche a un Canonico della Cattedrale di Messina.
Oltre gli Atti Vescovili, le Visite Pastorali che riportano in luce un vissuto aspro e duro risulta importantissima, soprattutto per gli storici dell’arte, la visita Pastorale del vescovo Ignazio D’Amico del 15.9.1666 composta da 144 fogli nella quale vengono descritti minuziosamente tutti i possedimenti senza tralasciare, nel chiaro e leggibile inventario, le dotazioni delle chiese che vanno dalle pitture, alla statuaria, all’argenteria, ai tessuti, tovaglie, tonache, tonacelle e sarebbe interessante fare una comparazione con la visita priorale del 1604, recentemente pubblicata in “La Sicilia dei Cavalieri” per la chiesa di san Giovanni e magari quando l’archivio parrocchiale, conservato a Castanea, pare a partire dal 1500, potrà essere fruito dagli studiosi e appassionati sarà possibile ricostruire i vari passaggi storico-artistici- devozionali di cui oggi ci rimane qualche brandello leggermente impresso nella tradizione orale e così le escursioni a Patti o Palermo serviranno solo ad apportare notizie nuove rispetto a quelle che giacciono nei sotterranei del passato delle nostre antiche chiese.
Giovanni Quartarone