"La Città Metropolitana dello Stretto", il Manifesto per lo sviluppo e il lavoro

“La Città Metropolitana dello Stretto”, il Manifesto per lo sviluppo e il lavoro

“La Città Metropolitana dello Stretto”, il Manifesto per lo sviluppo e il lavoro

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giovedì 26 Dicembre 2013 - 19:57

Vi proponiamo il documento redatto dai professori Limosani e Gambino, che è stato sottoscritto anche da altri esponenti illustri di varie categorie. L’idea è quella di aggregare le due città dello Stretto: Messina a 51 Comuni e Reggio Calabria. Si tratterebbe di una «aggregazione strategica, necessaria, diremmo quasi naturale». Ecco il manifesto

«Messina affronta la più profonda e seria crisi economica dal secondo dopoguerra. La situazione è drammatica: una famiglia su quattro vive in stato di povertà, il declino del sistema produttivo sembra ormai irreversibile, la disoccupazione ha raggiunto livelli di guardia e le statistiche, ormai da diversi anni, pongono la città nelle ultime posizioni per qualità della vita.

Una città che riveste una posizione di assoluta marginalità a livello regionale rispetto a Palermo e a Catania. Marginalità nella capacità della sua classe politica di incidere sulla programmazione e sulla distribuzione delle risorse finanziarie regionali. Una città che, a causa delle continue e diffuse gestioni commissariali, è stata espropriata della sua autonomia nella scelta di una classe dirigente in grado di dare attuazione ai piani di sviluppo che la legge assegna alle varie istituzioni locali e territoriali. Una città e una provincia, infine, che hanno indirizzato la spesa dei Fondi Europei prevalentemente a interventi frammentati che, in assenza di una programmazione strategica e di sistema, ha finito per alimentare anche forme di assistenzialismo e clientelismo non più tollerabili.

Negli ultimi 50 anni la spesa pubblica è stata la principale leva in grado di generare opportunità occupazionali sul nostro territorio e gli enti locali sono stati utilizzati spesso come ammortizzatori sociali. Tutto ciò non è più ripetibile. Le politiche europee e i problemi di sostenibilità del debito pubblico lasciano intuire continue riduzioni dei flussi di spesa che dal Centro si trasferiscono alle regioni del Sud e, quindi, alla nostra realtà; si profila un aumento dell’imposizione fiscale locale (che si aggiunge alla ormai insostenibile tassazione nazionale) per mantenere i servizi oggi esistenti.

In assenza di politiche forti, condivise che segnano discontinuità ed inversione di rotta per rompere il circolo vizioso che si è consolidato nei decenni passati, assisteremo al verificarsi di una molteplicità di fattori negativi: a) ulteriore contrazione del numero di occupati nei settori dell’industria, del commercio e dell’edilizia, b) forte blocco al turn-over nelle amministrazioni pubbliche; c) riduzione complessiva delle attività svolte dai liberi professionisti; d) aumento del disagio economico e sociale (i dati sull’occupazione giovanile sono allarmanti); e) ripresa del fenomeno emigratorio (sono tremila i giovani che lasciano ogni anno il nostro territorio in cerca di occupazione e sono, purtroppo, quelli laureati) con ulteriore impoverimento del capitale umano; f) ulteriore estensione dell’attività criminale che per molti disoccupati disperati rimane una possibilità di sopravvivenza; g) drastica riduzione delle politiche di welfare locale e di assistenza alle fasce più deboli (disabili, anziani, infanzia).

In questo contesto, oltre alle doverose politiche di contrasto a tali fattori negativi, la nostra città sarà obbligata a scegliere la strada virtuosa dello sviluppo. La parola chiave per il futuro è crescita economica unita alla sostenibilità ambientale. Pur riconoscendo che un ruolo decisivo alla ripresa del sistema economico locale deriva dalla capacità del governo nazionale di intervenire per ridurre le diseconomie esterne dei territori del Mezzogiorno, di diminuire il carico fiscale, che grava sulle imprese e sul lavoro, di potenziare le infrastrutture materiali ed immateriali, di contrarre la spesa pubblica improduttiva, dobbiamo prendere coscienza che la partita non dipende soltanto dalle politiche del governo nazionale.

Non possiamo continuare a pensare che l’iniziativa e lo start-up del processo di innovazione e cambiamento debba essere intrapreso a partire dalle istituzioni centrali. La partita dipende innanzitutto da noi, dalla nostra capacità di fare sistema, di valorizzare le risorse locali, di creare condizioni positive e di vantaggio che incentivano l’attrazione di nuovi investimenti e, quindi, la possibilità di creare opportunità di lavoro.

Occorre, pertanto, ripensare il ruolo, fino a questo momento insufficiente, svolto dagli enti pubblici e territoriali nella promozione dello sviluppo. Occorre mostrare, nei fatti, una sensibilità maggiore verso l’interesse generale, recuperare il senso civico dell’appartenenza e l’orgoglio della nostra identità. Occorre, ancora, segnare un’inversione di tendenza nella gestione delle risorse finanziarie pubbliche, nella valorizzazione delle risorse umane, premiando il merito e le competenze, e nella promozione di una nuova visione strategica di sistema, che sia coerente con la posizione geografica baricentrica, nel contesto del Mediterraneo e con le nuove linee di indirizzo dell’Unione Europea, che considera le città metropolitane elemento chiave per competere nel mondo globalizzato.

Punto focale in questa prospettiva di sviluppo è l’aggregazione delle due città metropolitane: quella di Messina a 51 Comuni e quella di Reggio Calabria: aggregazione strategica, necessaria, diremmo quasi naturale. Un’area in grado di generare economie di scala e vantaggi economici che consentiranno al nuovo sistema di competere con altre città metropolitane europee che si affacciano sul Mediterraneo, per l’attrazione di investimenti e per la capacità di innovazione, condizioni indispensabili per intercettare flussi di beni e servizi che transitano dal Mediterraneo verso l’Europa.

In questo nuovo spazio europeo sarà possibile valorizzare le ampie e qualificate risorse sottoutilizzate, il patrimonio ambientale e culturale, le conoscenze scientifiche radicate nelle due Università e nei centri di Ricerca del CNR. Sarà possibile, inoltre, sviluppare nuove attività nei settori della green economy, della logistica, del potenziamento della rete dei trasporti, della cantieristica, dell’agricoltura, del commercio, delle diverse attività manifatturiere, del settore del turismo, cioè su tutti quei settori in grado di rilanciare il nostro sistema economico.

L’area metropolitana dello Stretto in cui dovranno avere un ruolo attivo non solo le città di Messina e Reggio ma anche il loro vasto e articolato hinterland, rappresenta un bene comune, da qualificare come elemento di eccellenza per uno sviluppo sostenibile, capace di valorizzare il genius loci dell’area integrata dello Stretto che affonda le proprie radici nel Mito e che negli ultimi decenni è rimasto, purtroppo, sommerso.

Consapevoli che Messina e Reggio Calabria sono state forti quando sono state tra loro integrate mentre sono state deboli, quando si sono ignorate, riteniamo sia giunto il momento di impegnarsi direttamente per sostenere la realizzazione dell’Area Metropolitana dello Stretto, con l’integrazione delle due città metropolitane, che costituisce la chiave di volta per il futuro sviluppo del nostro territorio, riaffermando così il ruolo che Messina merita di avere nel panorama regionale, nazionale, europeo. Chiediamo, pertanto, alle Istituzioni che si adoperino per convocare a Messina gli Stati Generali dell’Area Metropolitana dello Stretto così da porre, come è avvenuto per altri ben più importanti e significativi processi di integrazione, la prima pietra nella costruzione di questo ambizioso ma realizzabile ed esaltante progetto di coesione politica e territoriale».

Questo Manifesto, promosso da Josè Gambino e Michele Limosani, docenti dell’Università degli Studi di Messina, viene condiviso e sottoscritto da: Salvatore Arcovito, Michele Bisignano, Ivo Blandina, Francesco Celona, Giovanni Calabrò, Elio Conti Nibali, Dario Caroniti,Vincenzo Ciraolo, Antonino De Simone, Pino Falzea, Tonino Genovese, Ornella Laneri, Dario La Tella, Giovanni Lazzari, Lillo Oceano, Carmelo Picciotto, Franz Riccobono, Antonino Samiani, Alfredo Schipani, Rocco Giovanni Scimone, Gabriele Siracusano, Enrico Spicuzza, Santi Trovato, Giuseppe Vermiglio

18 commenti

  1. Ecco a chi devono andare i 200.000 euro inseriti nel salva Roma per lo studio di fattibilità dei trasporti nello stretto pubblicizzato dall’on. Garofalo.

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  2. gente in massima parte anziana che ha seminato ciò che oggi raccogliamo, cioè nulla,e nel migliore dei casi ha goduto di quel sistema che ci ha portato alla morte. Non vedo con quale coraggio possano parlare e firmare carte, che tali resteranno

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  3. pietro anzalone 26 Dicembre 2013 22:25

    Non credo che il sol comune di Reggio Calabria dall’altro lato dello stretto, sia sufficiente per garantire la sostenibilita’ dell’area metropolitano. A mio avviso, e non solo, ritengo che vada superato un bacino di utenza di 1 ml – 1,5 ml di abitanti.

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  4. Lev Nikolaevich 27 Dicembre 2013 00:15

    Parecchie anche le donne in commissione

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  5. tutti insieme appassionatamente!! Una bella miscellanea degna della loro messina, ultima città in Italia

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  6. Non si può che condividere e apprezzare il manifesto di Limosani e Gambino. Analizza infatti magnificamente, con non comune lucidità, finezza e profondità, la reale condizione socio-economica della città di Messina e del vasto territorio dello stretto. Resta il rammarico semmai per il… ritardo con il quale il “sistema”universitario ha deciso di ” scendere in campo” e giocare la partita . Altri (me compreso)–, con meno titoli accademici, sostengono più o meno le stesse cose da almeno 8 anni. Ora però. che attorno al capezzale del malato terminale Messina, sono stati convocati tanti importanti “luminari”….si spera che questi evitino ancora una volta ( obiezione di coscienza?) di somministrare al paziente ormai stanco e prostrato i soliti palliativi( area metropolitana, area dello stretto, area…fritta) quando si sa benissimo che l’UNICO farmaco veramente miracoloso ed in grado di guarirlo e’ : Il ponte sullo Stretto.( la più grande, proficua ed innovativa opera infrastrutturale dei tempi moderni anche secondo i 39 maggiori scienziati del mondo accademico internazionale). L’UNICA opera. capace di attrarre realisticamente quelle risorse finanziarie e professionali pur” invocate” ed indicate come indispensabili nel manifesto redatto, promosso e sottoscritto da tanti solerti nostri concittadini.

    Sull’efficacia ” miracolosa” del farmaco Pontex sono pronti a testimoniare tutti i veri imprenditori, LIBERI, seri, “non assistiti”… se non dal loro classico fiuto : dal più modesto e umile “don Petru u bummularu” al più preparato e colto degli imprenditori che conosce il valore dei businnes plan e quello FONDAMENTALE del marketing…territoriale .Sembra però che il ponte a Messina sia diventato ahimè un tabù . In tal caso, per rimuovere il tabù…. si apprestino a scendere in campo altri accademici, ” luminari” della facoltà di Psicologia e..Psichiatria. Si prepari un altro documento. In qualche modo faremo…tanto il lavoro ( per loro) non manca.

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  7. bellissimo!!! peccato che reggio non sia che ne so..Siena..ma pure Pescara o mi basterebbe..Livorno o Salerno!!
    provate fuori dai canali istituzionali ben protetti a fare scambio di impresa con reggio o cari prof a negare un 25 ad uno studente calabro della famiglie giuste..sviluppo ?? guardando reggio?? miraggio e grande bufala. Messina è cresciuta quando guardava reggio ? ma quando?? Messina è stata grande e puo’ esserlo ancora se guarda al mondo RITORNANDO PIATTAFORMA LOGISTICA per e sul mediterraneo magari dialogando con Catania e non a reggio che ha solo rubato un aeroporto(inutile) e un fac simile di università, reggio per il resto può essere solo un mercato di consumatori ma SCAMBIO DI CHE ?? anche il ponte li vuole geograficamente periferici..voliamo fuori da questa gabbia ! il rischio è appiattirsi sul nulla, cedere quel poco che ci rimane a chi per storia distrugge con meccanismi mentali retrogadi e illegalità , la città metropolitana di messina per crescere deve guardare a quel territorio già connesso pur con i suoi difetti tra la piana di milazzo e roccalumera valorizzando territorio e filiere , turismo , creando strutture che sappiano interfacciarsi con il mediterraneo !

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  8. il problema è la gente, mediocre e incapace

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  9. Se permette ggr61 ” Messina può tornare grande”…. SOLO col Ponte. Neanche la piattaforma logistica più eco sostenibile e competitiva del mondo può lontanamente compararsi al vantaggio di avere un manufatto di quella portata storica. Messina deve puntare sulla industria turistica, attraendo persone più che cose, sfruttando le bellezze dei posti , il clima e la storia. Il ” brand” Ponte sospeso più lungo al mondo, e’ indispensabile precondizione per conquistare un decisivo vantaggio nella competizione globale.Queste cose le capisce un bimbo di 5 anni o ai miei tempi pure “don Mommu e Don Liu u rossu”….personaggi mitici della mia infanzia umili , modesti , non eruditi , ma…. INTELLIGENTISSIMI.

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  10. Area Metropolitana cos’é e chi serve? L’area metropolitana è una zona circostante un’agglomerazione che per i vari servizi dipende dalla città centrale (metropoli) ed è caratterizzata dall’integrazione delle funzioni e dall’intensità dei rapporti che si realizzano al suo interno, relativamente ad attività economiche, servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali. Elementi necessari affinché esista una vera e propria area metropolitana sono, in particolare, la presenza di una rete di trasporti….
    Considerando che i trasporti mettono in comunicazione in questo caso la moribonda Messina con il deserto Calabro-Lucano e quindi a livello economico unisce lo zero con lo zero piccolo, diciamo che serve a sorreggere l’Università di Messina che senza i collegamenti morirebbe completamente. Messina si salva se:
    1) la politica smette di controllare tutto;
    2) se le persone si mettono a LAVORARE cioè a produrre (lavorare significa produzione no essere impiegati senza fare un c…)!!
    3) se i professionisti e gli ordini professionali smettono di fare i leccapiedi dei politici ed intervengano in modo critico e propositivo per dare le basi ad uno sviluppo del territorio favorendo l’arricchimento della cosa pubblica senza fare solo interessi privati!!
    4) evitare di fare opere pubbliche sbagliate; (come lo svincolo dello stadio, chiuso quando c’è la partita perchè inadeguato; svincoli solo per produrre cemento ed impalcati neanche fossimo a Genova; fognature-acquedotti; acquedotti e fognature; fognature acquedotti e fognature vds anni ’80; e basta chi mi stancai);
    5) creare energia dai rifiuti in città nei luoghi giusti, e, non spendere soldoni per andare nelle discariche gestite da ditte ……. ni capemmu
    6 ) creare le condizioni affinché un qualsiasi sconosciuto di altre parti cerchi Messina su GOOGLE per andarci in villeggiatura perché geograficamente è un posto incantevole;

    Tutto il resto sono chiacchiere e belle parole …
    …ah se volete lo firmo pure io il Manifesto ! visto i nomi illustri di chi lo ha firmato.. Ah ah ah ah

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  11. potrei condividere il PONTE ma non ho speranze…quindi pur avendo superato da tempo i 5 anni non voglio morire di sogni o di zone a protezione speciale e mi guardo intorno MA non vedo reggio nel mio futuro.

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  12. pietro anzalone 27 Dicembre 2013 14:23

    un’area metropolitana con meno di 1 milione di abitanti non e’ sostenibile e non lo e’ stata neanche in momenti di fiorente economia; a meno che non voglia fare la parassita ammesso che le altre aree ancora lo permettono.

    Esistono studi a livello nazionale che indiviuano in Sicilia solo 4 aree metropolitane. Sarebbe opportuno, prima di esprimere opinioni, di andare ad informarsi

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  13. pietro anzalone 27 Dicembre 2013 14:27

    Vorrei aggiungere che gli studi sono stati condotti da professionisti che hanno avuto riconoscimenti anche al di fuori dell’Italia.

    Sono, comunque, d’accordo con il documento anche se penso sia il caso di estendere l’area di influenza sul lato calabro

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  14. Capisco che ormai la mafia reggina faccia da padrona a Messina sia nella sanità che nelle università che nelle attività di pressione delle commerciale e che abbia influenze nel barcellonese ma non ritengo che “ufficialmente” possa entrare nell’area metropolitana di Messina, non me ne vogliano i reggini continuino a fare gli “imprenditori al buio”.
    Vi ricordo che il 9 ottobre 2012 il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, dispose all’unanimità lo scioglimento per CONTIGUITA’ MAFIOSE del consiglio comunale di Reggio Calabria. Contiguità mafiose vuol dire che erano più gli affari che si facevano con la mafia che quelli fatti con la gente onesta.
    Complimenti bella proposta, sti docenti dell’Università di Messina o sono complici o sono poco conoscenti (ignoranti) delle virtù politiche del Comune calabro in questione.

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  15. Progetto tipicamente messinese in cui la belle parole si spregano….se si pensa che fino ad oggi non è stato possibile realizzare neanche le piccole cose.

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  16. ma se non site in grado di pulire un’aiuola in una città abbastanza piccola?? Ma guardatevi allo specchio e verificate in quale posto vivete, da terzo mondo

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  17. A sentire i commenti…viene voglia di sbattersi la testa al muro. Messina vive come in un INCUBO. Indichi la luna e si ostinano a guardare il dito. Come si fa infatti ad immaginare un futuro produttivo senza ammettere che SOLO il Ponte potrebbe favorirlo? Studi poderosi, ancorché CENSURATI, o semplice intuito stanno lì a dimostrarlo SCIENTIFICAMENTE. Caro Bramieri, Lei fa delle osservazioni e delle analisi condivisibili. Ma temo che anche Lei sia vittima del Tabù Ponte. Da imprenditore, io la sfido a cimentarsi Lei, a LAVORARE nel concreto ed immaginare una attività produttiva COMPETITIVA senza la INCOMMENSURABILE forza di marketing territoriale derivante dalla realizzazione del Ponte sospeso più lungo del mondo…. Inno e celebrazione delle capacità progettuali ed innovative dell’ UOMO moderno. Sono Infine sicuro che anche Lei tragga sostentamento economico dalle risorse elargiteLe dal PUBBLICO. Se non vogliamo, anche se in buona fede, alimentare altre ” chiacchiere” sterili, ci spighi Lei cosa CONCRETAMENTE si possa fare per uscire dal tunnel CIECO nel quale siamo intrappolati. Si potrebbe a ragione sostenere che ” PER USCIRE DAL TUNNE CI VUOLE il …PONTE”. Fatevene una ragione. E’ così ! Parola di imprenditore..fottuto e senza speranze.

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  18. A sentire i commenti…viene voglia di sbattersi la testa al muro. Messina vive come in un INCUBO. Indichi la luna e si ostinano a guardare il dito. Come si fa infatti ad immaginare un futuro produttivo senza ammettere che SOLO il Ponte potrebbe favorirlo? Studi poderosi, ancorché CENSURATI, o semplice intuito stanno lì a dimostrarlo SCIENTIFICAMENTE. Caro Bramieri, Lei fa delle osservazioni e delle analisi condivisibili. Ma temo che anche Lei sia vittima del Tabù Ponte. Da imprenditore, io la sfido a cimentarsi Lei, a LAVORARE nel concreto ed immaginare una attività produttiva COMPETITIVA senza la INCOMMENSURABILE forza di marketing territoriale derivante dalla realizzazione del Ponte sospeso più lungo del mondo…. Inno e celebrazione delle capacità progettuali ed innovative dell’ UOMO moderno. Sono Infine sicuro che anche Lei tragga sostentamento economico dalle risorse elargiteLe dal PUBBLICO. Se non vogliamo, anche se in buona fede, alimentare altre ” chiacchiere” sterili, ci spighi Lei cosa CONCRETAMENTE si possa fare per uscire dal tunnel CIECO nel quale siamo intrappolati. Si potrebbe a ragione sostenere che ” PER USCIRE DAL TUNNE CI VUOLE il …PONTE”. Fatevene una ragione. E’ così ! Parola di imprenditore..fottuto e senza speranze.

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