In una prima fase di diffusione del cioccolato, esso era molto amaro a tal punto da essere definito semplice “abbeveraggio per maiali” fino a quando non vi fu l’idea di aggiungere l’ingrediente prezioso: lo zucchero. Il libro di Elisa Mavilia
Ancora un altro interessante appuntamento alla Feltrinelli di Messina, ieri pomeriggio. Ospiti in sala sono stati Giovanni Criscione ,attualmente Direttore Responsabile di un Giornale radio, fondatore e coordinatore presso INpress , docente di Storia Contemporanea a Ragusa. Insieme a lui, la presentatrice del libro e freelance Elisa Mavilia. Ma vero protagonista di questo evento è il libro “La dolceria Bonajuto. Storia della cioccolateria più antica di Sicilia”.
Il saggio essenzialmente si presenta come la fusione di tre parti: una che racconta la storia della famiglia Bonajuto, che da semplici artigiani del cioccolato sono diventati grandi produttori a livello mondiale, simbolo dell’elevazione sociale della piccola borghesia; la seconda parte invece è una sorta di focus sul background storico/culturale della Sicilia di metà ‘800 con tutte le sue problematiche, divisa tra il grande passo avanti dell’Unità D’Italia e il passo incerto della tradizione; la terza parte è quella più golosa in cui si parla della storia del cioccolato di Modica, la sua nascita e produzione. Infatti la ricetta del cioccolato sarebbe stata diffusa dagli spagnoli, che a loro volta avevano preso spunto dalla cultura azteca, presso la quale dai semi di cacao veniva prodotta una bevanda considerata sacra. Addirittura in una prima fase di diffusione del cioccolato, esso era molto amaro a tal punto da essere definito semplice “abbeveraggio per maiali” fino a quando non vi fu l’idea di aggiungere l’ingrediente prezioso: lo zucchero. Da quel momento vi fu un vero e proprio boom tra le corti europee dell’alta nobiltà. Si racconta infatti che il granduca di Toscana, Cosimo III, avesse assunto l’esperto di corte Francesco Redi per creare nuove ricette e nuovi tipi di cioccolato. Tornando alla storia della Dolceria, secondo Criscione, essa rappresenta la prova tangibile di una forma di imprenditoria che riesce a superare molte tempeste di carattere sociale, economico ed anche naturale, perché sopravvive all’alluvione che colpì Modica negli anni ’30, al Fascismo nello stesso periodo, sebbene il suo proprietario Francesco Bonajuto fosse un socialista e per questo era stato segnalato dalla polizia fascista e il suo caffè letterario “Roma” fosse entrato nell’occhio del mirino oltre che al bando per le frequentazioni intellettuali e le ideologie alimentate. Fino alla grande ripresa negli anni ’90 del secolo scorso grazie alla forza di volontà e alla convinzione delle sue origini da parte della sesta generazione di questa grande famiglia. Infine la nota dell’autore mira a sottolineare il fatto che il libro si presenta per celebrare i centocinquant’anni dall’Unità e che quindi ha l’intento di spronare in un certo senso l’Italia e la Sicilia che ne è parte, ad andare avanti e non demordere davanti alle difficoltà, anzi queste possono essere intese come ottimo spunto per mettersi in gioco.
(Azzurra Papalia)