Il percorso formativo, che avrà inizio nel mese di settembre, vedrà circa quaranta aspiranti operatrici approcciarsi alle difficili e delicate tematiche legate a fenomeni di violenza fisica e psicologica perpetrata ai danni di donne e minori. La presentazione del nuovo progetto targato CeDAV è stata anche l’occasione per tracciare il bilancio di un percorso caratterizzato da anni di lotte e rivendicazioni.
Ogni tre giorni, in Italia, una donna viene uccisa. Una violenza che spesso si consuma tra le mura domestiche, lontana da occhi ed orecchi indiscreti, e che rappresenta la prima causa di morte per donne di età ricompresa tra 15 e 45 anni. Carnefici, nella stragrande maggioranza dei casi, i compagni di una vita: mariti, fidanzati, padri, fratelli, familiari, uomini incapaci di accettare un rifiuto, il legittimo desiderio di emancipazione di donne capaci di scegliere per sé. Dati allarmanti, in crescita anche nella città dello Stretto dov’è, nel corso del pomeriggio di ieri, il CeDAV (Centro Donne AntiViolenza) ha presentato un nuovo corso per operatrici dell’ascolto, dell’accoglienza e dell’accompagnamento. Un percorso formativo, che avrà inizio nel mese di settembre, che vedrà circa quaranta aspiranti operatrici approcciarsi alle difficili e delicate tematiche legate a fenomeni di violenza fisica e psicologica perpetrata ai danni di donne e minori. La presentazione del nuovo progetto targato CeDAV è stata anche l’occasione per tracciare il bilancio di un percorso caratterizzato da anni di lotte e rivendicazioni. Carmen Currò, presidente del Centro AntiViolenza, ripercorrendo un passato da attivista fatto di impegno dentro e fuori il tribunale, ha ricordato così la nascita del primo centro di accoglienza sul territorio cittadino: “Eravamo un manipolo di donne che, ventiquattro anni fa, hanno iniziato combattere per richiamare l’attenzione di una città, spesso indifferente e negazionista, intorno ad un fenomeno ampiamente diffuso. Un percorso – ha sottolineato l’avvocato esperto in diritto di famiglia- che ha sancito come inviolabili diritti oggi largamente riconosciuti ed ha visto le attiviste etichettate come eccentriche, stravaganti e visionarie da un opinione pubblica arroccata su vecchi stereotipi borghesi”. Le riflessioni della giurista poi si soffermano sulle conseguenze della violenza: “Una donna che subisce violenza – ha spiegato la Currò – vede lesa la propria dignità, offesa la dimensione umana e calpestata la propria identità. Abbiamo lottato per avere una vera legge contro la violenza sessuale – ha ricordato la presidente del Cedav – una legge che fosse capace di restituire dignità alle donne: non più reato contro la morale, ma contro la persona. I primi centri antiviolenza sono nati come luogo all’interno del quale le donne, escluse dal circuito della comunicazione, potessero trovare quel sostegno e quella solidarietà assenti nella società e persino nel loro stesso contesto familiare. La violenza di un uomo nei confronti di una donna deve essere punita – ha apostrofato la giurista – si tratta di un atto di giustizia attraverso il quale si condanna parallelamente quel substrato socio-culturale all’interno del quale si annida e prolifera un silenzio che si tradurrà in violenza volontaria e consapevole”. In conclusione la presidente del CeDAV guarda pragmaticamente al futuro, perché il presente ha visto sino ad oggi il centro lavorare in solitudine, senza il sostegno delle istituzioni: “Abbiamo bisogno di risorse per andare avanti, il nostro non è un semplice lavoro informativo, attraverso le nostre operatrici garantiamo alle donne vittime di violenza un sostegno ed un percorso senza il quale difficilmente riuscirebbero a riprendere in mano la propria vita”. A margine dell’incontro Simona D’Angelo, da 13 anni operatrice del Cedav, condividendo la propria esperienza di volontaria ricorda: “Le donne vogliono essere aiutate. Sono circa 120 richieste di aiuto che riceviamo ogni anno”. In crescita anche il numero dei minori che, in seguito ad episodi di violenza, si rivolgono al centro: “Si tratta – ci spiega la volontaria – di casi di “violenza assistita” legata cioè a fenomeni di “maltrattamento continuato” nei quali i minori sono testimoni di violenze”. A completare il team del Cedav la dott.ssa Teresa Staropoli psicologa, la dott.ssa Maria Gianquinto avvocato e la dott.ssa Graziella Cannizzaro assistente sociale. “Nei prossimi giorni – assicura la Presidente Currò – chiederemo un incontro con il nuovo sindaco ed il nuovo assessore per le Politiche Sociali, per cercare di individuare insieme soluzioni condivise”. Emma De Maria