In una lettera ai lavoratori spiega le motivazioni della sua scelta
Dopo quasi 40 anni Clara Crocè lascia la Cgil e lo fa raccontando quanto accaduto negli ultimi tempi e cosa l’ha spinta a dire addio al sindacato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state quelle che definisce “Quattro epurazioni per avere difeso il diritto di scegliere per i lavoratori che si rappresentano”.
In una lettera ai lavoratori Clara Crocè spiega di aver rimesso l’incarico dopo aver riflettuto a lungo, sin da settembre in seguito ad uno scontro con la segreteria Cgil di Messina in merito alla vicenda dei servizi sociali, per la quale la sindacalista (segretaria regionale Cgil) aveva presentato una proposta per l’internalizzazione del settore.
“In quanto componente la segreteria provinciale della Camera del Lavoro messinese, vista la mia esperienza nel settore ho curato io questa richiesta, cosa della quale tutti gli altri segretari, compresa la FP CGIL locale, erano al corrente- spiega Clara Crocè- Inspiegabilmente, dopo che De Luca ha pubblicato un post di ringraziamento nei confronti della CGIL regionale per l’aiuto avuto per il progetto dell’agenzia Messina Social City, mi arriva dalla CGIL una richiesta di smentita immediata. Insomma, avrei dovuto non solo rinnegare il lavoro fatto (e del quale, ribadisco, la FP CGIL di Messina era a conoscenza) ma anche mentire. Fatto questo inaccettabile, perché ciò avrebbe significato tradire decenni di lavoro durante i quali abbiamo sempre chiesto l’internalizzazione dei servizi sociali”
Da quel momento i rapporti tra la Crocè e la segreteria provinciale vanno peggiorando e non c’è alcun incontro per chiarire le cose, nonostante le sue richieste. Col passare del tempo viene persino chiamata dalla Cgil nazionale che le chiede di rinnegare quanto fatto.
“Per molti mesi ho vissuto una situazione dolorosa e difficilissima da gestire. Da un lato, c’erano le pressioni dei lavoratori di Messina che mi chiedevano di intervenire come supporto nelle vertenze locali che si trascinavano senza risoluzione quale componente la segreteria regionale. Dall’altro, di fatto, mentre potevo essere presente in tutta la Sicilia, nella mia città mi si impediva di lavorare. A metà gennaio sono stata convocata a Roma dalla segreteria nazionale della FP CGIL e, ancora una volta, mi è stato chiesto di prendere le distanze dal Salva Messina. Richiesta che mi ha fatto comprendere fino in fondo perché questa non è più la mia CGIL. A differenza di altri, io ho un mio lavoro che mi ha sempre garantito un’assoluta libertà di pensiero e di azione. Per oltre 30 anni ho pensato solo al bene dei lavoratori che rappresentavo, anche quando ho commesso degli errori in buona fede, e ritengo quindi intollerabili le ingerenze degli ultimi mesi. Ingerenze, peraltro, che non potranno che danneggiare gli iscritti della CGIL. Oggi, con grande dolore, ho rassegnato le mie dimissioni. Una scelta difficile ma inevitabile, nonostante l’elezione di Maurizio Landini quale segretario generale nazionale, al quale vanno tutta la mia stima e il mio rispetto, apriranno sicuramente dei grandi scenari futuri per la contrattazione sindacale. Me ne vado dalla CGIL perché con i vertici locale e regionale non ho più nulla da fare o programmare. Me ne vado nonostante i grandi risultati raggiunti di recente a livello regionale sia per quanto riguarda i precari siciliani sia la preintesa del contratto dei regionali. Mi dispiace non poter portare a termine la piattaforma di stabilizzazione dei lavoratori ASU che ho scritto e condiviso con gli altri sindacati. Ma il mio non è un addio, perché il mio impegno politico e sociale a favore dei più deboli non verrà mai meno”.
Che bella critica, la condivido. Ma è giusto informare che lei, insieme al rappresentante della ex Provincia Regionale di Messina, qualche anno fa fece risultare (ormai una prassi consolidata dei sindacati venduti alla politica, altro che difesa dei lavoratori) che tutti i lavoratori presenti in sala votarono per il 1° documento che appoggiava la rielezione della Camusso e che lei presentò. Mentre il sottoscritto venne a sapere dell’esistenza di un secondo documento, molto più critico verso l’attuale sottomissione dei vertici CGIL alla politica europeista/liberista e che avrebbe portato all’elezione di un’altro candidato da opporre alla Camusso. Nonostante ciò dissi che sarei stato felice di presentarlo ai colleghi e che senz’altro avrebbero votato quel 2° documento e non il primo, se qualcuno lo avesse esposto. Ma ciò non mi fu consentito, anche grazie a lei. E risultò, grazie a lei e il rappresentante suddetto, che tutti votammo il primo documento, mentre ne io e nessuno degli altri colleghi votammo alcunchè. Questo fu uno dei motivi per cui mi cancellai schifato da questo sindacato. Che continua ad essere alleato delle elite nazionali ed europee e non fa più gli interessi dei lavoratori da tanto tempo. Lo stesso vale per gli altri grandi sindacati italiani CILS/UIL. Vergogna.
Tutti i sindacati dovrebbero tornare sul posto di lavoro ogni volta che modificano il contratto nazionale