Limosani: "La sfida a Messina non è dar sfogo alla rabbia ma la capacità di dare risposte"

Limosani: “La sfida a Messina non è dar sfogo alla rabbia ma la capacità di dare risposte”

Limosani: “La sfida a Messina non è dar sfogo alla rabbia ma la capacità di dare risposte”

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martedì 06 Dicembre 2016 - 23:06

"Il dibattito politico non può ridursi a mero tatticismo o dare sfogo alla rabbia. La sfida deve giocarsi sula capacità di dare risposte concrete ai cittadini ed al territorio"

Il referendum sulla riforma costituzionale, secondo le analisi dell’Istituto Cattaneo, ha finito per essere una consultazione politica, un giudizio sulle politiche economiche e sociali condotte dal governo Renzi prima ancora che un voto sul testo e sui contenuti della riforma. Anche nella nostra città la sonora sconfitta dei sostenitori del Si è stata interpretata come il fallimento delle forze politiche e dei leaders che hanno sostenuto le ragioni del Si, a favore della variopinta costellazione del No che includeva la destra, gli accorintiani, i cinque stelle. Pentastellati che, a poche ore dal voto, si sono premurati di chiarire come il movimento non intenda “confondersi con le altre forze politiche che hanno sostenuto il No” e di riaffermare, senza mezzi termini, la candidatura solitaria del movimento alla prossima guida della Regione e della città metropolitana di Messina.

Ora, il dibattito politico sul futuro della città, della regione, del paese, al di là delle legittime interpretazioni del dato referendario, non può ridursi a mero tatticismo e limitarsi a dare libero sfogo ai disagi e alla rabbia che molti cittadini manifestano in questo momento nei confronti della politica e delle istituzioni. La sfida dovrà giocarsi, invece, sulla capacità di proporre soluzioni concrete ai problemi sociali ed economici delle famiglie e di elaborare politiche sostenibili per lo sviluppo dei territori.

L’esperienza suggerisce che i territori che hanno avuto successo sono quelli che hanno orientato l’azione politica locale per promuovere le relazioni tra istituzioni, tra cittadini e istituzioni e favorire una cultura di sistema, un contesto nel quale le diverse istituzioni pubbliche e private concorrono alla crescita sociale ed al benessere dei cittadini. I territori di successo, ancora, sono stati quelli che sono riusciti ad attrezzarsi; sono quelli, cioè, che hanno realizzato le infrastrutture materiali ed immateriali (mobilità, servizi sociali, spazi sicuri, qualità dell’ambiente, digitalizzazione) necessarie per rendere un territorio facilmente accessibile dall’esterno e in grado di favorire, al proprio interno, standard elevati di qualità di vita.

Come appare evidente non si tratta di un indirizzo politico che si afferma in modo spontaneo ma di scelte precise da parte di una classe dirigente che, sulla base di una visione politica, definisce obiettivi, priorità e interventi sul territorio. Passata la rabbia e il mal di pancia, quindi, abbiamo bisogno di pensare alle terapie in grado di prevenire l’insorgere di tali sintomatologie. Idee forti, politiche capaci di creare lavoro e benessere, di includere i territori e coinvolgere i diversi attori dello sviluppo. E tutto ciò ancora prima di pensare agli uomini in grado di realizzare tali progetti.

Michele Limosani

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