In uno scambio continuo di accuse reciproche, amministrazioni e associazioni spiegano, dal loro punto di vista, l'esito della consultazione; ma al centro dell'attenzione resta la maggioranza silenziosa dei filippesi, che si è astenuta
Prevedibili e puntuali, sono arrivate le polemiche dopo l’esito del referendum a San Filippo del Mela e Gualtieri Sicaminò; nonostante un esito plebiscitario – ma anch’esso prevedibile – nella cittadina filippese è mancato il quorum. E, in uno scambio di accuse che vede ormai tutti contro tutti, l’unico discrimine sembra essere quello tra chi ritiene la consultazione un successo nonostante tutto, e chi invece parla apertamente di un flop.
“Oggi, a San Filippo del Mela e Gualtieri Sicaminò, una straordinaria partecipazione popolare ha messo nero su bianco un grande e incontestabile NO all’inceneritore della Valle del Mela” – è il commento di Samadhi Lipari, che riassume il pensiero di chi ritiene un successo la consultazione. A prescindere dall’affluenza, è infatti chiara la volontà degli elettori. “In democrazia vince chi prende più voti, ed è stata una vittoria schiacciante” – insiste Davide Fidone – “il raggiungimento del quorum a San Filippo del Mela sarebbe servito solo a tradurre il risultato in delibera consiliare. Ma a San Filippo una delibera consiliare contro ogni tipo di impianto di incenerimento esiste già, essendo stata votata all’unanimità lo scorso aprile. Semmai sarebbe stato interesse dei “SI” vincere e raggiungere il quorum per capovolgere quella delibera”.
Altri, però, ritengono che non si possa far finta che sia andato tutto bene; perchè, se la stragrande maggioranza dei votanti ha scelto il No, non si capisce allora perchè la maggioranza silenziosa dei cittadini filippesi non abbia sentito l’esigenza di esprimersi su un tema così importante. “ll referendum a san Filippo s’è perso perché, anche con l’avallo di Beniamino Ginatempo (presidente di Zero Waste Sicilia, ndr), era finito in mano ai politicanti locali, che peraltro hanno tradito i loro impegni, visto che non hanno fatto propaganda per il No. La popolazione, che pochi mesi prima era pur scesa in piazza contro l’inceneritore, ha espresso la propria profonda sfiducia verso questi politicanti. Invece a Gualtieri s’è vinto, in loro assenza” – è il commento di Riccardo Orioles, noto giornalista milazzese, che aggiunge – “l’“Abbiamo vinto!” che gira in queste ore è semplicemente ridicolo, e serve solo a manifestare una (non giustificata) disperazione, oltre che a nascondere gli evidentissimi errori commessi”.
Le critiche di Orioles non riguardano esclusivamente l’amministrazione filippese, ma anche le associazioni ambientaliste che hanno sempre appoggiato il referendum – Zero Waste e No Inceneritore del Mela in particolare. Tuttavia, il sindaco Pasquale Aliprandi resta il principale “imputato”, secondo il giornalista, che riprende la tesi dei Comuni che hanno rinunciato alla consultazione: il referendum sarebbe servito a delegittimare la lotta contro l’inceneritore, proprio a causa di un prevedibile – sempre secondo alcune amministrazioni e associazioni – astensionismo. La profezia si è avverata, e l’amministrazione della cittadina sede della centrale dovrà adesso difendersi dall’accusa di aver ceduto al ricatto occupazionale.
A peggiorare il quadro si sono aggiunte le dichiarazioni del consigliere di maggioranza filippese Saverio Italiano; quest’ultimo aveva dichiarato, ieri sera, che a vincere il referendum era stato il Si, “votato” dalla ormai famigerata maggioranza silenziosa degli astenuti. Le dichiarazioni sono state molto contestate: “Ci stupiscono le parole di Italiano, secondo il quale avrebbero vinto i SI con neanche il 4% di voti. Si tratta di un’affermazione gravissima, un’interpretazione del risultato palesemente falsa e tendenziosa. Se tale dichiarazione venisse confermata, chiediamo al consigliere di fare marcia indietro o di dimettersi”.
In questo quadro convulso, è intervenuto con una nota anche il presidente del Consiglio Comunale di San Filippo, Gavino Paulesu: “Mi ritengo soddisfatto dell’esito del voto, visto che conferma la nostra interpretazione della volontà popolare, sancita in Consiglio il 2 aprile scorso. D’altra parte, mi rammarico per il mancato raggiungimento del quorum, che denota non solo un preoccupante disinteresse verso la politica, ma addirittura la volontà di rinunciare ad esprimere la propria opinione, libera e democratica, nel segreto dell’urna”.
Paulesu è intervenuto anche sulle polemiche che stanno coinvolgendo il consigliere Italiano: “Le dichiarazioni di Italiano sono giunte al termine di una giornata convulsa, resa ancora più faticosa dal mancato raggiungimento del quorum che, in effetti, ha lasciato in tutti un pizzico di delusione. É chiaro anche che le parole attribuite a Italiano sono frutto di un equivoco, giacché la lettura del risultato referendario mostra chiaramente la volontà popolare di esprimersi in massa per il NO, come ribadito dal Sindaco nell’intervista notturna di ieri sera. È questa la volontà che dovrà essere presa in considerazione, al di là del mancato raggiungimento del quorum”. Il presidente del Consiglio conclude con una provocazione: “Se si fosse votato in tutti i 7 Comuni dell’AERCA, anche col solo 40% di votanti avremmo raccolto l’opinione di circa 18-20 mila elettori, per cui appare oggi ancora più incomprensibile la scelta di chi non ha promosso il referendum nel proprio Comune, pur schierandosi pubblicamente a favore del NO”.
Dunque, chi crede alla buonafede dell’amministrazione filippese ritiene che il mancato quorum sia conseguenza di una scarsa sensibilità dei cittadini; gli altri accusano la giunta di ignavia, e rivendicano come positivo il risultato emerso dalle urne. I due fronti non sono però compatti, e nessuno è al riparo dalle critiche. A Milazzo non è ancora stata approvata alcuna delibera di giunta contro il CSS – nè la giunta Formica viene sollecitata a farlo -, mentre per la delibera di Consiglio ci sono volute quattro sedute; segno di una vicenda che è stata politicizzata. Resta poi la posizione paradossale dei Comuni che hanno rinunciato al referendum il giorno dopo aver sottoscritto un Patto referendario, e che, nonostante questo, hanno sostenuto – e a tratti condotto – la campagna per il No.
Qualcuno ritiene però di avere un asso nella manica. Dopo l’incontro tra i quattro sindaci dissenzienti e il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, sta emergendo un’altra via: quella del dialogo istituzionale. A questo fine Peppe Maimone, presidente Adasc, ha scritto al presidente Crocetta, chiedendo un incontro per discutere di inceneritori. I critici non credono nemmeno alle parole del ministro, ritenute uno scaricabarile; tuttavia, la strada istituzionale è stata accolta favorevolmente dai sostenitori della rete dei sindaci, un coordinamento tra le amministrazioni contrarie al progetto di riconversione. Per valutare la bontà dell’iniziativa bisognerà però attenderne i risultati concreti.
Giovanni Passalacqua