Bocche cucite davanti al giudice: ecco come sono andati i confronti con trafficanti di droga e pusher arrestati dalla Polizia
MESSINA – Non parlano gli arrestati dopo il blitz anti droga della Polizia, scattato venerdì scorso tra Camaro e Santa Lucia sopra Contesse. Le 11 persone andate in carcere, agli interrogatori di garanzia, hanno scelto di fare scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Saranno ora i loro difensori, gli avvocati Alessandro Trovato, Salvatore Silvestro e Antonello Scordo, a valutare adesso i prossimi passi da compiere. Intanto il giudice Claudia Misale, che ha firmato i provvedimenti d’arresto, ha convocato le persone alle quali ha concesso i domiciliari, che saranno interrogate già da oggi. Anche loro possono scegliere se rispondere, fornendo la loro versione dei fatti, o avvalersi e tacere.
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Quel trojan della Polizia
Ai faccia a faccia partecipa anche il procuratore aggiunto Liliana Todaro, titolare dell’inchiesta condotta da Squadra Mobile e Sisco della Polizia. Inchiesta scattata su input delle dichiarazioni di Gianfranco Bonanno, uno dei principali trafficanti di cocaina con la Calabria per conto di diversi gruppi di spacciatori cittadini. Tra questi Giovanni Cacopardo, ha svelato Bonanno. Controllandolo, i poliziotti hanno scoperto che suoi “soci” in questo traffico erano i fratelli Antonino e Paolo Settimo di Santa Lucia sopra Contesse, e che la base operativa era proprio la loro abitazione nel quartiere sud cittadino. E’ stato un trojan istallato sul cellulare di Cacopardo a portare gli investigatori al coinvolgimento dei Settimo negli affari. Affari che, scrivono gli investigatori, portavano i tre a maneggiare parecchio denaro e trattare forniture di cocaina per somme di centinaia di migliaia di euro.
Non è un muro, è la legge del codice penale. Facoltà di non rispondere. Molti vostri elettori devono capire il termine giuridico e non confondere con il termine giornalistico.