Droga, estorsioni e armi tra Siracusa, Messina e Milano. 8 arresti

Droga, estorsioni e armi tra Siracusa, Messina e Milano. 8 arresti

Redazione

Droga, estorsioni e armi tra Siracusa, Messina e Milano. 8 arresti

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venerdì 08 Febbraio 2019 - 12:30

Associazione siracusana si riforniva di droga da un'altra associazione marocchina, con base a Milano e ramificazione a Messina

SIRACUSA – Associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso; porto e detenzione illegale di armi; estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Trigila.

Sono i reati per i quali stamani la Squadra Mobile di Siracusa, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Messina, Milano e Novara, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Catania, ha portato in carcere otto persone:

  1. Hamid Aliani, nato in Marocco il 19 ottobre 1963;
  2. Nunziatina Bianca, nata a Noto il 10 ottobre 1957;
  3. Pietro Crescimone, nato a Lucca Sicula (AG) il 19 gennaio 1962;
  4. Elisabetta Di Mari, nata a Siracusa il 6 agosto 1964;
  5. Giuseppe Lao, nato a Rosolini il 14 febbraio 1971;
  6. Saib Lemaifi, nato in Marocco l’1 gennaio 1968, espulso dal territorio italiano il 4 dicembre 2018;
  7. Angelo Monaco, nato a Rosolini 26 gennaio 1955;
  8. Antonio Rubbino, nato a Rosolini il 25 marzo 1968.

Il gruppo era capeggiato da Angelo Monaco, già in passato esponente di vertice del clan mafioso dei Trigila di Noto, facente capo al boss detenuto Antonio Trigila, detto “Pinuccio Pinnintula”.

Tornato in libertà il 25 agosto 2016, subito Monaco ha ripreso il traffico di sostanze stupefacenti e le estorsioni. Una “vecchia maniera”, da qui il nome dell’operazione, che si basava sui pregressi legami instaurati nel corso della lunga carriera criminale con i trafficanti di stupefacenti e sull’intimidazione mafiosa, perpetrata a colpi di arma da fuoco e incendio dei mezzi d’opera ai danni delle ditte che non si piegavano alle richieste estorsive.

Accanto a Monaco, la moglie Elisabetta Di Mari ed il suo fiduciario, Pietro Crescimone. Facevano arrivare in provincia di Siracusa grandi quantità di droga da vendere sul mercato locale.

Il 28 febbraio 2017, ad esempio, la Polizia ha bloccato agli imbarcaderi di Messina il figlio di Elisabetta Di Mari con un chilo di cocaina in auto. Il 22 maggio 2017, invece, Monaco e Crescimone venivano arrestati a Villa San Giovanni perché, su un furgone, nascondevano 71 kg di hashish, appena presi a Milano.

C’era anche una seconda associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, composta da marocchini con base operativa a Milano e ramificazioni a Novara e Messina. Facevano arrivare dal Marocco grandi quantità di droga da vendere a vari acquirenti, tra cui il gruppo Monaco.

Monaco e Crescimone sono gravemente indiziati anche del tentativo di estorsione mafiosa verso l’impresa che stava realizzando lo svincolo di Noto sull’A 18 Messina – Catania – Siracusa – Rosolini. Monaco ha chiesto più volte di parlare coi responsabili dell’azienda e, all’ennesimo diniego, ha detto: “sono venuto tre volte… non vengo più“. Prima hanno tentato di incendiare gli escavatori della ditta all’opera, poi, non riuscendoci, il 20 maggio 2017, Monaco, Crescimone, Rubbino e Lao esplodono colpi d’arma da fuoco contro i mezzi.

Altra estorsione mafiosa, infine, ad un’azienda agricola di Rosolini, obbligata da Rubbino, da Nunziatina Bianca (moglie del capoclan Antonio Trigila) e da una terza persona ricercata, pedane in legno prodotte nella fabbrica della famiglia Trigila, gestita dal genero del boss.

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