Regge in appello l'inchiesta sulla droga dei pescaresi Spinelli che, attraverso Roma, arrivava a Messina e Catania
MESSINA- Regge anche al vaglio dei giudici di secondo grado l’operazione Red Drug, l’inchiesta della Guardia di Finanza di Messina su un giro di droga tra la città dello Stretto, Catania e Pescara che nel periodo del lockdown ha cercato di aggirare le restrizioni utilizzando in qualche caso anche le ambulanze per trasportare lo stupefacente.
Ecco il verdetto della corte d’Appello, che ha confermato 7 condanne e scagionato un solo imputato: 12 anni a Gianpaolo Scimone, 15 anni 4 mesi a Carmelo Sessa, 5 anni a Maurizio Azzarà (di Bronte), 7 anni e 4 mesi Gregorio Fiumara, 5 anni e 8 mesi Francesco Minissale (considerato il referente romano del gruppo), 6 anni e 4 mesi a Flaminio Fiorelli, 4 anni e 5 mesi a Mario Spinelli. Rispetto alla condanne emesse in primo grado (leggi qui IL VERDETTO), i giudici d’appello hanno “aggiustato il tiro” concedendo a tutti le attenuanti generiche e riducendo quindi il quantum delle condanne da scontare. I sette sono stati comunque ritenuti colpevoli di tutte le accuse contestate.
Assolto da tutte le accuse, invece, il catanese Piero Lombardo.
A tirare le fila del giro era, secondo l’Accusa, il pescarese Spinelli dell’omonima famiglia di etnia rom che secondo gli inquirenti rappresenta quel che sono i Casamonica a Roma. Considerato uno dei più potenti uomini d’Abruzzo e a capo di un fiorente giro di droga, invischiato in indagini per riciclaggio di denaro, si è sempre difeso dicendo di non essere un criminale di rango, ma di spacciare per sopravvivere. Una versione smentita da tutte le indagini delle forze di polizia sul clan Spinelli.
Secondo i finanzieri della Polizia Economica Finanziaria, a capo del giro insieme a “Gianpaolo”, soprannome di Florelli, c’era il catanese Sessa: erano loro a tenere la cassa, pagare i corrieri, dividersi il resto e organizzare i contatti con i pescaresi. Il blitz con 8 arresti è scattato nel giugno del 2021.