Il messinese Giuseppe Bellingheri e Angelo Gangemi intercettati a trattare una grossa partita di cocaina in arrivo dalla Colombia mettono nei guai i presunti complici italiani. A Messina indagato anche un addetto del Tribunale. Tra i finanziatori del traffico anche i catanesi vicini a Santapaola.
Ci sono molti nomi noti tra le 15 persone per le quali la Guardia Di Finanza ha chiesto e ottenuto l'arresto e alcuni incensurati eccellenti tra gli indagati. Aveva la fedina penale immacolata, per esempio, Giovanni Lucchese. Per lui la Procura aveva chiesto l'arresto, negato dal Gip. I finanzieri ieri però hanno eseguito un accurato controllo nella sua abitazione, trovando 50 grammi di hashisc. Stamane perciò Lucchese comparirà davanti al giudice per il rito direttissimo. Forse gli sembrerà particolarmente anomalo, comparire in questa veste davanti ad un giudice, visto che l'uomo lavora al Tribunale del Lavoro. Il suo coinvolgimento nella rete di trafficanti internazionali, però, è poco più di una traccia.
Diversa la posizione di Morgante e La Torre, andati ieri ai domiciliari: le Forze dell'Ordine li conoscevano già per rapine – nel primo caso – e per spaccio , nel caso di La Torre. Ma c'è soprattutto Giuseppe Bellingheri, alias Pippo l'Americano. Messinese da tempo trapiantato a Milano,dove vive nel noto quartiere di via Ampere, il suo soprannome dice molto a proposito dei suoi rapporti con i paesi d'oltre oceano, dove secondo la Guardia di Finanza, anche attraverso Gangemi, tirava le fila di un ingente traffico di cocaina.
E' un nome molto noto, Pippo l'Americano, proprio nel 2013 coinvolto nel blitz ai danni delle cosche calabresi che stavano "mangiando" Milano, dove il messinese teneva i rapporti tra i Pelle, la potente cosca, e i fratelli Scipione. Nel 1998 viene coinvolto in un traffico di auto di grossa cilindrata. All’epoca la squadra Mobile di Milano annotava: “Giuseppe Bellinghieri, personaggio scaltro e intelligente, dalla spiccata proclività a delinquere, ritenuto appartenente ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso per i suoi assidui contatti con Angelo Epaminonda”. Ancora: “Il 27 giugno 1991 personale del I Commissariato di Roma lo sottopose a controllo di Polizia unitamente al pregiudicato Salvatore Contorno, noto esponente della mafia siciliana”.
La Guardia di Finanza di Messina arriva a lui dopo la scoperta di un laboratorio rudimentale del taglio della droga, nel 2013, e intercettando alcuni tra pusher e trafficanti segue in diretta l'acquisto dei sei chili di cocaina che attraverso una valigetta col doppio fondo doveva arrivare in Italia. Un traffico destinato a diverse parti del paese, e che aveva diversi finanziatori. Tra questi, anche Vincenzo Torrisi, di Giarre, uno dei nipoti di Nitto Santapaola
Ascoltando le conversazioni dei principali protagonisti di questa immensa rete di traffico internazionale, in particolare quelle di Gangemi e i riferimenti alle sue "vacanze" in Sud America, la Guardia di Finanza di Messina riesce a ricostruire buona parte della ragnatela, tutti i contatti dell'Americano insomma, almeno nel caso di questo acquisto. L'organizzazione, però, si muoverebbe su Milano. E' per questo che il Giudice per l indagini preliminari di Messina, Maria Teresa Arena, si è dichiarata incompetente, rimettendo gli atti alla Procura competente anche per altre ipotesi di reato. Poiché i reati si sarebbero verificati altrove, cioè, non è lei che può decidere se arrestare o no alcuni degli indagati per i fatti più gravi contestati, a cominciare dall'associazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Altre richieste della Procura, infine, sono state rigettate. C'é molta attesa perciò per gli interrogatori di garanzia dei messinesi arrestati, per capire meglio che ruolo avessero nella catena mossa da Gangemi e Bellingheri.