Linea dura della Procura che non fa sconti e chiede la conferma integrale di tutte le condanne
MESSINA – Va al vaglio della Corte d’Appello la sentenza di primo grado del processo nato dall’operazione Broken, l’inchiesta anti droga dei Carabinieri sul traffico tra la ‘ndrangheta dei Nirta del reggino e gli spacciatori messinesi, in particolare i tortoriciani dei Nebrodi.
Il processo di secondo grado si è aperto ieri e la parola è andata alla Procura Generale, che ha chiesto la conferma integrale del verdetto emesso a marzo 2023 dalla Giudice per l’udienza preliminare Tiziana Leanza, che ha condannato tutti gli imputati che avevano scelto il processo abbreviato. Si torna in aula a maggio per dare la parola ai difensori, gli avvocati Gianmarco Silvestro, Salvatore Silvestro, Cinzia Panebianco, Giuseppe Ruggeri, Antonello Scordo, Giovanni Mannuccia, Antonio Sotira e Nunzio Rosso.
La sentenza
La condanne più alta è per la figura che secondo gli investigatori tirava le fila di tutto. Ovvero il messinese Giuseppe Mazzeo, condannato a 20 anni (in continuazione con una precedente condanna), che si riforniva in Calabra dal gruppo guidato da Paolo Nirta, condannato a 15 anni, considerato capo dell’omonima famiglia di San Luca. Di seguito tutte le altre condanne: 18 anni e 4 per Giuseppe Castorino, 17 anni e 8 mesi per Graziano Castorino e Maurizio Savoca; 10 anni e 8 mesi per Rosario Abate, 11 anni e 2 mesi per Carmelo Barile, 4 anni e mezzo per Cettina Mazzeo, 9 anni e 2 mesi per Maria Minutoli, 5 anni per Gregorio Lucio Vaianella, originario di Tortorici e residente a Roma. Le condanne che rischiano i calabresi: 5 anni per Francesco Leandro e Gregorio Tassone, entrambi di Serra San Bruno, 4 anni e mezzo per Francesco Nesci di Soriano Calabro. Tutti hanno incassato assoluzioni parziali, che hanno abbassato se pur di poco le condanne, rispetto a quelle sollecitate a gennaio scorso dall’Accusa.
Il concerto di Niko Pandetta e le estorsioni ai cantieri edili
Il blitz è scattato con 16 arresti a metà del luglio 2022. Al vaglio degli inquirenti anche le estorsioni alle ditte edili e anche al cantiere del porto di Tremestieri, praticate dal gruppo dei messinesi, oltre alla gran quantità di episodi di spaccio in tutta la zona sud. Nelle intercettazioni, invece, spunta fuori invece il nome del rapper catanese ormai stra noto per le vicissitudini giudiziarie Niko Pandetta (leggi qui i dettagli).