Chi ha parlato e chi ha tenuto la bocca chiusa agli interrogatori di garanzia dopo l'operazione Tysandros
Messina – Sono cominciati ieri gli interrogati di garanzia degli arrestati dell’operazione Tysandros, l’inchiesta anti droga condotta d’intesa tra le Direzioni distrettuali antimafia di Messina e Catania.
I faccia a faccia
La giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore, che ha firmato il provvedimento di arresto (leggi qui tutti i nomi e il video del blitz) in carcere per 16 indagati e ai domiciliari per altri 9, ha convocato per il faccia a faccia chi è stato recluso dietro le sbarre. Accompagnati dai difensori, molti di loro hanno deciso di rispondere alle domande della giudice, respingendo le accuse più gravi. Altri, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: da parte loro è stato opposto soltanto un muro di omertà alle richieste di chiarimento della magistratura. Gli interrogatori vanno avanti lunedì 17 marzo, quando compariranno davanti al giudice le 9 persone alle quali sono stati concessi i domiciliari.
L’inchiesta anti droga
Gli arrestati devono difendersi dalle accuse, contestate a vario titolo, di associazione finalizzata al narco traffico di droga con l’aggravante di aver favorito i clan, una lunga serie di episodi di spaccio a Giardini Naxos e dintorni di cocaina, marijuana e hashish, estorsione.
Gli affari dei catanesi nel messinese jonico
Sotto la lente degli investigatori, coordinati dalla Procura nazionale antimafia, sono finiti gli affari dei clan Brunetto, Cappello e Cinturino, nella fascia jonica del messinese e il territorio fino a Calatabiano, tra il 2020 e il 2021. In quegli anni, dopo l’operazione Isola Bella, si era infatti trasferito a Giardini Naxos Riccardo Pedicone, reggente in ascesa dei clan catanesi, secondo l’Accusa, che aveva preso in mano in particolare l’estorsione ai “barcaroli” di Taormina. Pedicone e i suoi gestivano anche un intenso traffico di droga che aveva la base in una officina di Giardini.
