Droga tra Messina e la Calabria, 112 arresti. Sequestrati beni per 4 milioni di euro VIDEO

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Marco Ipsale

Droga tra Messina e la Calabria, 112 arresti. Sequestrati beni per 4 milioni di euro VIDEO

martedì 25 Giugno 2024 - 06:47

In carcere anche un poliziotto e un infermiere, giro d'affari da 500mila euro al mese

112 arresti, di cui 85 in carcere (16 già detenuti) e 27 ai domiciliari. Tre indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, da gennaio 2021 ad oggi, una eseguita dai carabinieri di Messina Sud e due dai carabinieri di Barcellona.

Scoperte così quattro tra le principali organizzazioni criminali attive nel narcotraffico a Messina e nel Barcellonese, con collegamenti in Calabria, Campania, Lombardia e all’estero, che gestivano le piazze di spaccio nei quartieri messinesi di Giostra, Santa Lucia sopra Contesse, Cep e Aldisio.

I canali di approvvigionamento erano a Messina, San Luca e Rosarno per la cocaina, nelle province di Napoli e Milano e in Spagna per l’hashish, in Olanda per lo spice, cannabinoide sintetico molto dannoso per la salute.

Indagine Messina Sud

L’indagine dei carabinieri di Messina Sud ha portato all’arresto di 49 persone per “associazione finalizzata al narcotraffico”, “detenzione, coltivazione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “autoriciclaggio” e “porto e detenzione di armi clandestine”.

E’ il seguito dell’indagine Broken che il 19 luglio 2022 aveva portato all’arresto di 18 persone. La base operativa era a Giostra, la droga veniva stoccata e custodita nelle case di alcuni sodali, con videosorveglianza, inferriate e porte blindate, e poi venduta a Messina e Tortorici.

A gennaio 2021, un carabiniere aveva tentato di entrare in una casa da perquisire ed era rimasto ferito a un piede quando gli era stata chiusa addosso la porta blindata.

I guadagni sono stimati in circa 500mila euro al mese, che confluivano in una cassa comune, ed erano stati parzialmente investiti in un negozio di abbigliamento a Messina mentre un’altra parte andava alle famiglie dei detenuti.

Un secondo gruppo criminale si riforniva di droga dal primo e poi la rivendeva a Villaggio Aldisio.

Indagine Barcellona 1

La seconda indagine ha portato a 28 arresti, di cui 23 in carcere e 5 ai domiciliari, 24 operati dai carabinieri di Barcellona e 4 dalla Polizia Penitenziaria regionale per “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “associazione per delinquere finalizzata aII’indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”, “porto abusivo di armi” e “trasferimento fraudolento di valori”.

Un’organizzazione criminale attiva a Barcellona, nel narcotraffico di cocaina, marijuana e hashish, distribuite a Barcellona e nei paesi limitrofi, cedendola anche ad altri spacciatori della provincia di Catania. L’hashish arrivava dalla Spagna, la base operativa era un’autoconcessionaria di Barcellona Pozzo di Gotto, riconducibile a uno dei capi e intestata fittiziamente ad altri indagati, dove veniva indirizzata parte dei guadagni dello spaccio.

La droga entrava anche nel carcere di Barcellona, dove un detenuto dirigeva la distribuzione delle dosi e di telefoni cellulari ad altri reclusi.

Un altro gruppo collegato, composto da detenuti e una donna, faceva entrare in carcere i telefoni cellulari, nascosti nei pacchi destinati a loro.

Per questo in carcere sono finiti anche un agente della Polizia Penitenziaria e un infermiere dell’Asp (Azienda Sanitaria Provinciale) di Messina, all’epoca entrambi in servizio al carcere di Barcellona. Il primo avrebbe aiutato uno dei capi dell’organizzazione, detenuto, dandogli droga, poi distribuita in carcere; il secondo avrebbe portato la droga direttamente in carcere, ceduta poi ad alcuni reclusi.

Sequestrati il capitale e il compendio di cinque società di Barcellona, Milazzo e in Spagna, 7 tra fabbricati e terreni, auto, assicurazioni e conti correnti nella disponibilità degli indagati, del valore totale di circa 4 milioni di euro.

Indagine Barcellona 2

Il secondo filone dell’indagine barcellonese ha portato all’arresto di 35 persone, di cui 20 in carcere (ma 10 già detenute) e 15 ai domiciliari per “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “estorsione”, “detenzione e porto abusivo di armi” e “indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”.

Le basi operative erano a Barcellona e Milazzo per il traffico di spice, cocaina e marijuana. Lo spice era importato dall’Olanda tramite siti web apparentemente leciti, per un volume d’affari di circa 50mila euro al mese. Gli affiliati facevano forti pressioni ad alcuni spacciatori per costringerli ad onorare i debiti di droga. Anche quest’organizzazione disponeva di armi e poteva operare senza subire interferenze da concorrenti.

Pur essendo tre indagini diverse, sono emersi elementi di collegamento. Ad esempio lo spice, oltre che a spacciatori della zona, veniva venduto anche a spacciatori messinesi.

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