Da 13 a 2 anni le condanne emesse dal Gup Mastroeni alla fine del processo abbreviato scaturito dall'inchiesta sulla fornitura di droga che dai Nebrodi veniva smerciata a Barcellona, Terme e circondario, da tre organizzazioni diverse.
E' stato definito con 10 severe condanne il primo processo scaturito dall'operazione Triade, l'inchiesta antimafia della Dda di Messina su un vasto giro di hashish e marijuana, prodotti sui Nebrodi sotto l’egida delle famiglie mafiose di Tortorici e rivendute sulla costa tirrenica da un'altra rete di spacciatori, operanti tra Milazzo e Barcellona Pozzo. Agli atti dell'inchiesta anche diverse cessioni di cocaina.
Ieri il Gup Salvatore Mastroeni ha emesso il verdetto per i 10 imputati che hanno scelto di essere giudicati in abbreviato, ossia direttamente alla fine del vaglio preliminare, saltando il dibattimento, nel tentativo di ottenere uno sconto di pena.
Ecco le condanne: 13 anni per Filippo Biscari, 12 anni per Giuseppe Arigò e Carmelo Galati Massaro;
8 anni per Sebastiano Galati Massaro e Antonio Galati Pecorabianca; 6 anni e mezzo a Giuseppe Lo Presti, 6 anni a Giuseppe Cammisa; 3 anni per Francesco Salomone, consigliere comunale di Terme Vigliatore, 2 anni ad Antonio Costanzo Zammataro e Veronica Lombardo Pontillo.
Comincerà il 12 giugno prossimo davanti al Tribunale di Barcellona, invece, il processo per le 10 persone che hanno optato per il rito ordinario e il Gup Mastroeni aveva già rinviato a giudizio, ovvero Antonino Cardillo, Danny Cardillo, Marco Coniglio, Giuseppe Maurizio Costa, Roberto Greco, Luca Iannello, Salvatore Iannello, Nicolino Isgrò, Ignazio Lombardo e Salvatore Pantè.
Il blitz dei Carabinieri è scattato il 20 luglio scorso, due mesi dopo l'attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, e ha colpito uno dei settori di maggior interesse criminale per la mafia tortoriciana, cioè la produzione di stupefacenti. Le indagini, partite nel 2013, avevano infatti svelato i collegamenti dei produttori nebroidei con altri due gruppi di pusher, autonomi, operanti a Milazzo e Barcellona.
Il ruolo "cerniera" tra i fornitori e produttori tortorichiani e i pusher barcellonesi, secondo gli investigatori, era di Nicolino Isgrò, gazie ai rapporti con Carmelo Galati Massaro da un lato, e col "triunvirato" barcellonese composto da Iannello, Biscari e Aricò.
Gli accordi tra i vari esponenti delle organizzazioni avvenivano sempre all'interno di un parcheggio di un centro commerciale del messinese, dove venivano concordati prezzi, quantità e modalità di consegna della droga.Tra le attività in cui operavano le tre organizzazioni criminali c'era anche quella delle armi, destinate al doppio ruolo di "protezione" dalle bande rivali e "intimidazione" nel territorio controllato.
Alessandra Serio